Web tax già dal 2018 ed estesa anche all’e-commerce. L’ampliamento consentirebbe di ridurre il prelievo fissato al 6% (previsto dalla proposta Mucchetti) per chi opera oltre confine: secondo i calcoli della Ragioneria dello Stato un solo punto percentuale applicato a tutte le transazioni, e- commerce incluso, garantirebbe oltre 600 milioni su base annua. Con un’aliquota del 2% il gettito raddoppierebbe, di molto superiore ai 114 milioni con la cedolare del 6% sulle sole prestazioni di servizi. Sono queste le modifiche a cui sta lavorando la Camera in vista dell’approvazione della manovra. Ora, come stabilito dall’emendamento Mucchetti, la tassa verrebbe applicata solo alla prestazione dei servizi immateriali B2B e non al commercio elettronico.
Entrando nel dettaglio del lavoro della Camera, Boccia – risulta a CorCom – vorrebbe trasformare la tassa in una imposta sulle transazioni digitali, includendo anche il commercio elettronico, compreso quello B2C. In questo modo ci si attende un gettito tra i 600 e gli 800 milioni annui (fino a 4 volte superiore a quello atteso da Palazzo Madama).
Dalle regole rimarrebbero esonerate per start-up e micro-imprese e dunque resterebbe comunque l’esclusione per i soggetti minimi e quelli in regime forfettario o di vantaggio.
La Camera comunque lavora a una forte semplificazione: motivo per cui si punta a cancellare il ruolo attribuito alle banche di sostituti d’imposta e il credito d’imposta riconosciuto alle imprese italiane o con stabile organizzazione per evitare ulteriori tassazioni.