“Una regolamentazione europea sulla tassazione degli Over the Top di Internet è sempre più urgente”. Lo afferma Sergio Boccadutri (Pd), deputato della Commissione Bilancio. “Da mesi ho segnalato il problema del profit shifting, la pratica per cui i giganti del web incassano miliardi in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, e pagano le tasse nei Paesi in cui la legislazione è più favorevole – prosegue Boccadutri – Adesso in Spagna, nell’ambito della riforma della proprietà intellettuale, arriva una proposta che rischia di generare confusione senza risolvere il problema: i motori di ricerca dovranno pagare una tassa per indicizzare un sito con una descrizione ‘significativa’. È il segno tangibile che su questo tema, come più in generale sulla governance di Internet, non possiamo che muoverci in maniera coordinata a livello europeo”.
Risale al 22 luglio lapprovazione in spagna della legge chiamata “Canon Aede”, ribattezata dalla strampa spagnola come “Google Tax”, che dà agli editori il diritto di ricevere pagamenti da ogni sito che sia collegato con i loro contenuti e ne fornisca una descrizione “significativa”.
Il governo italiano intanto sta lavorando per mettere in pratica le norme rimaste in vita sulla tassazione della pubblicità online dopo l’accantonamento della web tax. Si tratta dei commi 177 e 178 dell’articolo unico della legge di stabilità per il 2014, che normano il “transfer pricing” per le società operanti nel settore.
L’obiettivo del Governo quindi è quello di non lasciarsi sfuggire, in termini fiscali, le tasse che dovrebbero entrare allo Stato italiano dalle transazioni realizzate in Italia dalle società che operano online e hanno sede all’estero, dove sono sottoposte a norme fiscali per loro più convenienti.
La commissione Finanze, intanto, ha dato il via libera nei giorni scorsi all’indagine conoscitiva “sulla fiscalità dell’economia digitale”, che in quattro mesi dovrà raccogliere in audizione le testimonianze e i suggerimenti del Mef, del Mise, dell’Agenzia delle entrate, di quella delle dogane e dei monopoli, della Commissione Ue, dell’Ocse, di Confindustria, delle associazioni di categoria e dei principali operatori ed esperti del campo.