“Le tasse si pagano nel Paese dove si lavora. Pagare le tasse dove si opera non può certo passare come una vessazione delle aziende. Troppe multinazionali, infatti, con sede all’estero, poi finiscono per non pagare i contributi nel nostro Paese e questo è un male”. E’ la posizione di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che ha parlato di web tax oggi durante un’iniziativa del sindacato a Catanzaro.
Ma sul tema nelle ultime ore si sono registrate diverse “bocciature”, come quella che è arrivata dall’unione Europea, con la presa di posizione di Emer Traynor, portavoce del commissario per la fiscalità Algirdas Šemeta, che ha invitato il Governo italiano “ad assicurare che ogni nuova misura legislativa sia appieno compatibile con il diritto europeo”.
Anche Andrea Monti, avvocato esperto di diritto nelle tlc, ha parlato con il Corriere delle Comunicazioni di una “Chi metterà la faccia su questa legge vuole le chiavi di casa di Google. Il confornto si giocherà sui tavoli di mediazione non necessariamente in Italia, ma in Europa. La norma che contiene criticità. Bisogna comunicarla alla Commissione europea prima dell’emanazione, altrimenti scatta la multa”.
Di coinvolgimento dell’Europa aveva parlato anche Lorenza Bonaccorsi, parlamentare del Pd e componente della commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera, sollecitando Governo e Parlamento a richiedere una riflessione in sede comunitaria, come peraltro già auspicato dal neo segretario Pd, Matteo Renzi.
Proprio ieri sera l’ufficio studi della Camera aveva espresso il proprio parere negativo sulla norma, definendo il comma 17-bis “non (…) compatibile con la normativa comunitaria in materia di libertà di circolazione di beni e servizi”.