LA MANOVRINA

Web tax, ecco cosa prevede l’emendamento votato alla Camera

Approvata dalla commissione Bilancio la proposta Boccia: le web company potranno optare per un confronto diretto con il Fisco chiedendo una valutazione dell’esistenza o meno dei requisiti che possano configurare una stabile organizzazione

Pubblicato il 23 Mag 2017

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Via libera bipartisan della Commissione Bilancio della Camera alla “web tax transitoria”, proposta dall’emendamento presentato dal presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia alla manovra-bis, sottoscritto tra gli altri da Ap, FdI, Sinistra Italiana, Mdp, FI, Cor, Possibile.

Senza andare a toccare il vero nodo della tassazione dei giganti del Web – l’esistenza o meno di una stabile organizzazione – l’emendamento prevede di partire da subito con una cooperazione rafforzata tra le imprese e le multinazionali del web che hanno ricavi consolidati superiori al miliardo di euro e che effettuano “cessioni di beni o prestazioni di servizi nello Stato italiano per un ammontare superiore a 50 milioni di euro”.

Le web company potranno optare per una confronto diretto con l’Agenzia delle Entrate chiedendo una valutazione dell’esistenza o meno dei requisiti che possano configurare una stabile organizzazione. Se il confronto dovesse far emergere la stabile organizzazione, il Fisco e l’azienda definiranno in contraddittorio i debiti tributari. Debiti che se estinti dal contribuente attraverso l’accertamento con adesione fanno decadere anche il reato di omessa dichiarazione. Le società potranno estinguere i debiti tributari versando le somme dovute e pagando la metà delle sanzioni amministrative.

Gli incassi della web tax saranno destinati al Fondo per la non autosufficienza e alla riduzione delle tasse. Per il Movimento 5 stelle, che si sono astenuta, la web tax “è un condono, come la voluntary disclosure, un condono al contrario. Si toglie il penale e si fa pagare la metà delle sanzioni”.

“L’approvazione in commissione Bilancio della ‘web tax transitoria’ rende non più rinviabile la discussione in sede Ue sulla stabile organizzazione, così definita da una normativa comunitaria, scelta figlia di un tempo in cui la diffusione di Internet era ancora agli albori – spiega Boccia – Con questa norma diciamo alle imprese multinazionali di credere nell’Italia, dichiarandosi stabile organizzazione, indipendentemente da cosa dicono i loro fiscalisti. Chi fa business in Italia è giusto che paghi le imposte come ogni altra impresa italiana”.

“Le risorse recuperate – conclude Boccia – saranno destinate al fondo per le non autosufficienze, fino ad un massimo di 100 mln, e al fondo per l’abbassamento della pressione fiscale. Le Ott che, invece, non certificheranno la stabile organizzazione andranno incontro alle inevitabili verifiche dell’amministrazione fiscale. Non si tratta di una minaccia, ma è solo un modo per ribadire come l’equità fiscale per il Parlamento italiano sia un valore”.

Resta aperta la questione sulla possibile modifica della cosiddetta norma Airbnb che disciplina la cedolare secca al 21% per le locazioni brevi e trasforma in sostituti d’imposta gli intermediari degli affitti lampo. Nel modificare l’articolo 4 del Dl 50 l’Esecutivo, oltre a chiarire i soggetti obbligati ad applicare la ritenuta, compresi quelli che non hanno la stabile organizzazione in Italia, propone di introdurre per tutti la tassa di soggiorno. Un’introduzione su cui Palazzo Chigi ha più di un dubbio perché rappresenterebbe un nuovo prelievo soprattutto nei comuni dove la tassa di soggiorno oggi non è applicata.

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