“Penso che troveremo un accordo” all’Ecofin che nel 2018 si occuperà della web tax. Lo ha detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker durante la conferenza stampa conclusiva del digital summit di Tallinn, in Estonia, confidando nel fatto che una soluzione condivisa tra gli Stati membri sia a portata di mano, e annunciando che il prossimo anno la Commissione presenterà “nuove regole per una tassazione equa e un uguale terreno di gioco per tutti” nel digitale.
La giornata si era aperta con la presa di posizione dell’Italia, per bocca del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che aveva prospettato, in assenza di un accordo in tempi rapidi sulla questione, la possibilità di procedere insieme a un gruppo più ristretto di Paesi utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla cooperazione rafforzata. La base di questo lavoro comune, secondo quando annunciato dal premier, sarebbe il documento nato a Parigi dalla collaborazione tra Italia, Francia, Germania e Spagna. “I singoli paesi – aveva sottolineato Gentiloni – non solo possono, ma devono lavorare in coordinamento tra loro anche con le cooperazioni rafforzate, e in tempi rapidi”. “Noi non possiamo accettare – aveva detto – l’idea che il diritto di stabilimento delle imprese per quanto riguarda i giganti del web e le piattaforme sia concepito come nel passato, quando lo stabilimento significava pagare le tasse nel posto deve si aveva la fabbrica. Ci sono piattaforme che ci semplificano la vita e a cui non vogliamo rinunciare per niente al mondo, che tuttavia hanno volumi di affari strepitosi nei nostri Paesi e magari pochi dipendenti e nessuna ciminiera”. Sulla web tax, aveva aggiunto Gentiloni, “c’è una proposta della Commissione, dobbiamo andare avanti. Ma i singoli Paesi devono lavorare in coordinamento tra di loro anche con la cooperazione rafforzata. Siccome l’Ue ha a che fare con giganti che in gran parte non sono europei, deve porsi molto seriamente il problema di un’armonizzazione di una tassazione equa per questi giganti digitali”.
A favore della web tax si esprime anche il presidente francese Emmanuel Macron: “Sostengo la proposta della Commissione su una base imponibile unica e per questo è importante la proposta di Francia, Italia, Germania e Spagna di tassare le società digitale sul valore che producono nei paesi”, afferma.
A sostenere la causa dei contrari alla web tax l’Irlanda, con il premier Leo Varadkar che sottolinea come “se l’Europa vuole essere leader dell’economia digitale, la soluzione non è più tasse e più regole, ma è il contrario”. “Se vogliamo che società come Google, Facebook o Linkedin producano profitti in Europa non è attraverso le tasse e le regole rigide che lo otterremo. Ci sono alcuni paesi che sostengono la proposta di Francia, Italia, Spagna e Germania, ma ce ne sono altri che hanno un’idea diversa, come i paesi scandinavi e quelli baltici che sono molto aperti al mercato, già molto moderni e digitali”.
“Credo si debba andare avanti nella ricerca di norme comuni” a livello Ue, ma allo stesso tempo “non possiamo arrivare alle calende greche”. Questa la posizione di Antonio Tajani, presidente dell’Europarlamento. “Servono regole – sottolinea – lasciare immutata la situazione fiscale attuale per i giganti del web non mi sembra una cosa giusta né dal punto di vista giuridico né dal punto di vista morale. Credo si dovrà arrivare a una tassazione precisa delle piattaforme online, non per chiudere ma per aprire il mercato”.
Sul tema è intervenuta anche Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, che a margine di uno degli incontri del Prix Italia, a Milano ha sottolineato come “potrebbe essere uno strumento di giustizia fiscale: è inaccettabile – afferma – che questi giganti del web che fanno tantissimi soldi non paghino le tasse nel Paese in cui fanno business. Penso sia una questione di giustizia e mi auguro che si arrivi a trovare un accordo e che si vada fino in fondo su questo tema”.
Ma durante il summit non si è discusso soltanto di fisco, ma anche più in generale dello stato di salute del digital single market. “E’ il momento di passare dalle promesse alle azioni”, afferma Juncker auspicando che “tutto quanto è stato posto sul tavolo sia concluso entro il 2018: con la volontà politica è possibile raggiungere questo obiettivo”. “Non abbiamo ancora un mercato unico digitale – prosegue – Solo 6 delle 24 proposte legislative presentate dalla Commissione sono state adottate. E il rilascio delle bande per le Tlc continua ad essere poco coordinato fra gli Stati, con concessioni decise in momenti diversi e per periodi diversi. Come risultato, la copertura 4G nel nostro continente non è omogenea. Ancora, diverse regole di contratto per i commerci transfrontalieri di beni e di contenuti digitai stanno ancora creando ostacoli allo sviluppo del commercio elettronico attraverso l’Europa”.
“Sono due le sfide da vincere che abbiamo davanti – ha detto Gentiloni durante il suo intervento alla tavola rotonda del mattino – il lavoro, non un futuro diviso tra robot/nomadi digitali da un lato e ‘forgotten men’ dall’altro, e il territorio, dato che non esiste una cittadinanza digitale globale priva di radici. L’orizzonte per tutti deve essere quello della competitività che l’Europa è in grado di mettere in campo su questo tema, che è sempre più strategico anche per l’Italia, come dimostrano gli impegni presi e le prospettive aperte da Industria 4.0”.
Il “digital summit” di Tallinn, città in cui ha tra l’altro sede il quartier generale per la sicurezza informatica della Nato, riunisce i capi di stato e di governo dell’Unione europea, ed è nato sotto la presidenza estone del Consiglio per avviare discussioni ad alto livello sui progetti di innovazione digitale che consentano all’Europa di rimanere all’avanguardia tecnologica e di essere un leader mondiale in questo campo anche per il futuro. Tra i temi in discussione, con l’obiettivo di mettere le basi per un programma comune che abbia come orizzonte il 2025, le possibili applicazioni delle tecnologie digitali per la sicurezza, l’e-government, l’industria e più in generale la società e l’economia. Due le sessioni principali: quella del mattino dedicata alla sicurezza, e quella del pomeriggio incentrata sull’impatto del digitale sulla società e l’industria.