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Web tax, Gentiloni: “In Europa servono procedure legislative più snelle”

Il commissario designato all’Economia: “Per accelerare si dovrebbe abbandonare l’unanimità degli Stati membri per passare alla codecisione con l’Europarlamento e al sistema di voto a maggioranza qualificata”. Il 17 ottobre la proposta Ocse sul tavolo del G20

Pubblicato il 27 Set 2019

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L’Unione Europea dovrebbe abbandonare l’unanimità degli Stati membri nelle decisioni nel settore della tassazione per passare alla codecisione con l’Europarlamento e al sistema di voto a maggioranza qualificata. E’ quanto afferma in sostanza il commissario designato all’Economia, Paolo Gentiloni, nelle risposte al questionario dell’Europarlamento in vista dell’audizione di conferma del 3 ottobre. “La tassazione è una delle ultime aree politiche dell’Ue in cui il processo decisionale si basa esclusivamente sull’unanimità – ricorda Gentiloni – Negli ultimi anni nuove sfide che sono emerse nell’Ue e a livello globale hanno esposto i limiti dell’unanimità nella tassazione e della nostra capacità di reagire rapidamente. nell’economia digitale e globale di oggi, l’Ue deve essere in grado di aggiustare più rapidamente e in modo più efficace la sua politica sulle tasse”.

“Un vero ruolo del Parlamento sulla base della procedura legislativa ordinaria renderebbe il processo decisionale nella tassazione più efficiente”, evidenzia il commissario dicendosi favorevole a una “transizione progressiva” verso il voto a maggioranza qualificata in questo settore.

La strategia di Bruxelles

La Ue non ammorbisce la sua linea. Nelle linee programmatiche della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen mostra determinazione anche sulla web tax, convinta che il prelievo fiscale deve avvenire laddove vengono generati i profitti, dando contributo allo stato sociale, ai sistemi scolastici e universitari, alle infrastrutture pubbliche. “Il sistema fiscale dell’Ue e quello internazionale hanno urgente bisogno di riforme. Non sono adatti alle realtà della moderna economia globale e non rispecchiano i nuovi modelli di business del mondo digitale”. Tra le priorità c’è dunque la tassazione delle grandi tech companies: sulla digital tax sono in corso le trattative in ambito Ocse, ma “se per la fine del 2020 non si arriverà a una soluzione globale per una tassazione digitale equa, l’Ue dovrebbe agire in via autonoma”.

Lo scatto in avanti della Francia

La Francia ha approvato la sua digital tax: le vendite dei gruppi del web saranno tassate al 3%, per un totale di mezzo miliardo di euro all’anno di gettito fiscale per lo Stato. Ribattezzata dai media come la “Taxe Gafa”, la tassa è destinata a società con entrate digitali mondiali di almeno 750 milioni ed entrate francesi superiori a 25 milioni di euro: colpisce dunque circa 30 imprese, per la maggior parte americane ma non solo, perché sono interessati anche big cinesi, tedeschi, spagnoli e britannici e francesi.

La proposta dell’Ocse

Modello di tassazione delle società digitali attualmente non tassate. E creazione di un’imposta minima sugli utili. Sono questi i due nodi web tax su cui l’Ocse è al lavoro: la proposta sarà presentata entro il 17 ottobre, quando a Washington si terrà il prossimo G20. Lo ha annunciato (a Afp) Pascal Saint-Amans, che guida i negoziati come direttore del Centre for Tax Policy and Administration Ocse, spiegando che si stanno compiendo progressi, ma è ancora necessario chiarire alcune questioni chiave. “Il processo multilaterale è in corso. Avevamo bisogno di una spinta politica e penso che ora che c’è stata rilancerà le discussioni”.

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