Dopo il Digital Summit in Estonia, la web tax torna nell’agenda dell’Unione europea. Il tema della tassazione dei giganti della Rete, che fanno business in Europea, sarà sul tavolo del Consiglio europeo che si svolgerà a Bruxelles domani e dopodomani. “Al vertice Ue verranno fatti passi avanti nella richiesta italiana e francese sulla web tax, verrà formalmente dato incarico al Consiglio di esaminare le proposte della Commissione per prendere una decisione europea – ha detto questa mattina il premier Paolo Gentiloni alla Camera – Decisione che non esclude, ma in qualche modo costituisce un ombrello europeo, per valutazioni e discussioni e decisioni dei singoli Parlamenti nazionali”.
Come scritto nelle scorse settimane una decisione potrebbe arrivare con la manovra, al momento dll’esame parlamentare. Sul tavolo ci sono diverse ipotesi su come intervenire, la più probabile prevede un prelievo dell’8% sui ricavi. Misura perfettamente in linea con l’idea prevalente tra gli stati membri della Ue che è appunto quella di colpire i fatturati.
Due le ipotesi al vaglio: la prima prevede di imporre un’aliquota pari a circa l’8% a tutti i big della rete senza stabile organizzazione in Italia. L’obiettivo del governo non è quello di obbligare Booking o Facebook a pagare qualcosa, ma a far emergere i ricavi effettivamente prodotti in Italia. D’altra parte l’idea di tassare i fatturati prodotti a livello nazionale è quella avanzata dall’ultima riunione dei ministri finanziari europei.
La seconda opzione stabilisce che se l’azienda ammette volontariamente di avere una stabile organizzazione – e dunque un fatturato più alto di quello denunciato – il governo si limiterebbe a imporre il pagamento dell’Iva dovuta.
In vista dell’approvazione della manovra i tassisti alzano gli scudi. “Includere nella web tax anche le società digitali che offrono servizi di trasporto”, chiedono al governo Uri, l’organizzazione dei tassisti maggiormente rappresentativa in Italia e Tea, TaxiEurope Alliance, la prima associazione di categoria dei Taxi europei. Le due organizzazioni, si legge in una nota, si dicono “estremamente favorevoli” alla recente iniziativa del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire che ha proposto, insieme ai rispettivi ministri di Italia, Germania e Spagna di imporre una tassa per i giganti tecnologici del Web in tutto il mondo e chiedono che nella proposta di tassa equitativa da applicare alle imprese digitali, vengano incluse anche le piattaforme on line che offrono servizi di trasporto, affinché vengano tassate laddove avviene la fatturazione anziché dove si realizza l’utile, al fine di evitare pratiche di elusione fiscale e che l’imposizione fiscale sia applicata alla fatturazione anziché ai profitti”.
Tale proposta, difesa presso l’Eurogruppo e presso l’Ecofin dal ministro italiano dell’Economia Pier Carlo Padoan, sottolineano Uri e Tea, “sarebbe un tentativo di fare in modo che le imprese digitali paghino le tasse direttamente dove le loro attività generano reddito”.
Il presidente di Uri, Loreno Bittarelli, ha inviato oggi una lettera al ministro Padoan, per “congratularsi dell’iniziativa ed esprimere il sostegno delle associazioni dei tassisti alla sua messa in pratica, sia a livello nazionale che europeo, dal momento che dette società praticano sistematicamente una elusione fiscale, con effetti deleteri sulle casse pubbliche e tale pratica di dumping fiscale costituisce, di fatto, una forma di concorrenza sleale verso i più di 40.000 tassisti italiani ed oltre 400.000 di tutta Europa”. Pertanto, Bittarelli ha ribadito a Padoan “l’importanza di includere espressamente le piattaforme on line che offrono servizi di trasporto nell’elenco delle società digitali che sono oggetto della misura fiscale”. Inoltre il presidente di Uri si è dichiarato a disposizione del ministro per tenere una riunione, al fine di trasmettere informazioni precise sul modello di business di queste società e sugli effetti devastanti che stanno producendo sui tassisti italiani e sul servizio di mobilità pubblica.