IL CASO

Web tax, gli Usa propongono una tregua. E in Italia cresce il “partito” dei contrari

Il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti blocca a tempo indeterminato l’azione di ritorsione commerciale contro la Francia che prevedeva un onere del 25% sulle importazioni di merci, primo segnale di distensione per ricominciare a negoziare con l’Europa. Intanto nel nostro Paese dopo i commercialisti anche gli agricoltori temono contraccolpi

Pubblicato il 08 Gen 2021

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Gli Usa fanno un piccolo passo indietro sul fronte europeo della Trade War incendiato dalla Web tax. L’ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti ha infatti dichiarato ieri che i dazi del 25% sulle importazioni di merci francesi, che sono valutati a circa 1,3 miliardi di dollari all’anno e che stavano per entrare in vigore, saranno sospesi a tempo indeterminato. Washington aveva annunciato l’atto di ritorsione a luglio, dopo che un’indagine interna aveva mostrato che la digital tax applicata localmente discriminava società statunitensi come Google, Facebook, Apple e Amazon.

Più nello specifico, secondo la stampa internazionale, lo United States Trade Rapresentative (Ustr) sostiene che sospendere l’azione contro la Francia consentirebbe a Washington di perseguire una risposta coordinata e basata su dieci indagini su tasse simili in India, Italia, Gran Bretagna e altri Paesi. Proprio ieri si sono concluse le indagini della sezione 301 su Italia, India e Turchia iniziate nello scorso giugno (assieme a quelle che riguardano Austria, Brasile, Repubblica ceca, Ue, Indonesia, Spagna e Regno Unito, i cui esiti saranno pubblicati prossimamente), che hanno portato alle medesime conclusioni del caso francese, con la minaccia velata di possibili azioni anche contro l’export italiano.

Le reazioni dei leader europei

I leader europei e i gruppi industriali hanno accolto con favore la notizia, affermando che lascerà più tempo per i colloqui su una soluzione fiscale globale per dare i suoi frutti. Il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha dichiarato che i dazi non sarebbero state “legittimi” in base alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio in ogni caso e ha rinnovato la sua richiesta di una soluzione globale. “Le controversie commerciali tra gli Stati Uniti e l’Europa … creeranno solo dei perdenti, in particolare durante questo periodo di crisi”, ha detto Le Maire.

“Prendiamo atto della decisione Usa di posticipare le misure commerciali unilaterali verso la Francia relative alla tassa sui servizi digitali”. Lo ha scritto su Twitter il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis, che aggiunge: “Siamo pronti a impegnarci con gli Usa per trovare una soluzione. Tuttavia, tutti questi problemi dovrebbero essere risolti in ambito Wto”. Dombrovskis, comunque, precisa che “l’Ue è pronta a esplorare tutte le opzioni qualora gli Stati Uniti dovessero applicare unilateralmente queste misure commerciali”.

La tregua dà al presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden e a Katherine Tai, la sua responsabile per il Commercio, il tempo di lavorare con la Francia e altri Paesi per trovare una soluzione multilaterale, ha commentato la Coalition of Services Industries (Csi), la cui presidente, Christine Bliss, ha anche esortato la Francia e gli altri Paesi citati nell’inchiesta dell’Ustr a sospendere l’imposizione delle tasse digitali e a continuare a lavorare per una soluzione condivisa.

L’appello di Confagricoltura sulla digital tax italiana

Dall’Italia arriva anche il monito di Confagricoltura: bisogna evitare un contenzioso diretto tra Italia e Stati Uniti sulla tassa sui servizi digitali, che andrebbe ad aggiungersi a quelli già in atto a livello europeo. Gli Usa, infatti, sono il primo mercato di sbocco fuori dalla Ue per il Made in Italy agroalimentare, con un fatturato annuale che sfiora i 5 miliardi di euro. La federazione ricorda che in attesa di una decisione condivisa in ambito Ocse, è stata disposta una tassa con un’aliquota del 3% sui ricavi dell’anno precedente sulle grandi imprese digitali con un fatturato di almeno 750 milioni e incassi on line in Italia di 5,5 milioni di euro.

“Al momento non è previsto il varo di misure di ritorsione”, sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, “ma nel comunicato dell’Ufficio del Rappresentante Usa per i negoziati commerciali diffuso il 6 gennaio scorso si precisa che tutte le possibili opzioni restano aperte, compresa l’imposizione di dazi aggiuntivi sulle esportazioni agroalimentari del nostro Paese”. Da ottobre 2019, ricorda Confagri, nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing, i i dazi aggiuntivi per l’Italia sull’agroalimentare pari al 25% del valore, colpiscono formaggi, agrumi, salumi e liquori per un controvalore di 500 milioni di euro. “Ci auguriamo che con l’insediamento di Joe Biden possa ripartire la collaborazione tra Stati Uniti e Unione europea per mettere fine ai contenziosi bilaterali e rilanciare il sistema multilaterale di gestione del commercio internazionale; le intese commerciali”, conclude Giansanti, “sono sempre la soluzione migliore rispetto ai dazi e alle misure di ritorsione”

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