L'INTERVENTO

Web tax, la Francia sfida l’Ue: “Senza accordo avanti da soli”

La posizione del ministro delle Finanze Bruno Le Maire: “Tempo fino a marzo per un’intesa sulla tassa per i colossi del digitale. Se non funziona, lo farò a livello nazionale dal 2019”

Pubblicato il 06 Dic 2018

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La Francia introdurrà una legge per tassare i colossi del digitale nel 2019 se l’Unione europea non riuscirà ad accordarsi su una web tax su scala comunitaria: lo ha detto il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire.

Nei giorni scorsi i ministri Ue riuniti in ambito Ecofin non sono riusciti a raggiungere un’intesa sulla tassa per i proventi delle attività digitali nonostante la proposta tampone franco-tedesca di circoscrivere l’azione a imprese come Google e Facebook (cioè con fatturato globale superiore ai 750 milioni di euro). La discussione viene rimandata al 2019. Si punta a trovare un compromesso almeno entro le elezioni europee.

La battuta d’arresto europea rappresenta un colpo per il presidente francese Emmanuel Macron, che si era speso in particolar modo sulla tassa. La Francia è uno dei maggiori sostenitori della necessità di varare una digital tax comunitaria in attesa che si giunga a una soluzione condivisa su scala internazionale tramite l’Ocse.

Ieri il ministro Le Maire ha ribadito su France 2 che il governo Macron non intende fermarsi: “Mi do tempo fino a marzo per raggiungere un’intesa sulla tassa europea sui colossi del digitale”, ha affermato. “Se non funziona, lo farò a livello nazionale, dal 2019“.

Per l’esecutivo francese la questione della digital tax diventa ancora più cruciale in questa fase di proteste diffuse scatenata dal movimento spontaneo dei Gilet gialli, nati su Facebook per chiedere uno stop al caro-benzina ma in cui si è incanalato il malcontento delle classi meno abbienti contro il governo Macron e si sono infiltrati elementi dell’opposizione politica e frange violente.

Sulla web tax europea la Francia aveva spinto per un’aliquota del 3% su vendite e servizi online nella Ue da parte di aziende con un fatturato globale di almeno 750 milioni di euro più e vendite online di almeno 50 milioni. Il piano è stato revisionato al ribasso dopo la bocciatura dell’ultimo Ecofin (contrarie Irlanda, Danimarca, Finlandia e Svezia) anche alla luce di timori di eventuali ripercussioni nei rapporti Europa-Usa. La nuova proposta, più light, prevedeva una tassa del 3% sulle entrate derivanti dalle vendite online per un numero di aziende molto inferiore rispetto a quello iniziale, ma nemmeno così è arrivato il via libera. La tassa richiede il sostegno di tutti i 28 stati dell’Ue.

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