Affondo Usa contro la web tax. Il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin non vede di buon occhio una tassazione speciale delle tech company. “Gli Usa – dice Mnuchin – si oppongono fermamente alla proposta di alcuni Paesi di colpire le compagnie digitali con una tassazione speciale”.
“Alcuni di questi gruppi – aggiunge Mnuchin – sono tra i maggiori contributori alla crescita economica e occupazionale Usa. Imporre altri fardelli fiscali può danneggiare la crescita e avere un impatto negativo sui lavoratori e sui consumatori”.
Le dichiarazioni di Mnuchin arrivano poco la chiusura del rapporto Ocse sul tema in vista del G20 in Argentina. I Paesi, scrive l’Ocse, che si sono “impegnati ad avanzare una proposta comune, evidenziano che sulla questione attualmente esistono dei punti di vista divergenti sul modo di affrontarla”. I 110 Paesi che fanno parte del gruppo pilota guidato dall’Ocse sull’erosione fiscale e i trasferimenti dei benefici non ha trovato una convergenza sulle misure da prendere a lungo termine e su quelle a breve in vista di un accordo globale”. le divergenze in particolare riguardano Bruxelles e Washington.
La Commissione europea che il 21 marzo avanzerà la sua proposta. Bruxelles intende presentare una serie di criteri con cui definire una presenza digitale standard, diversa dalla presenza fisica utilizzata finora per tassare i profitti. Nel frattempo, in via provvisoria, si proporrà un meccanismo di tassazione del fatturato a livello nazionale delle singole imprese digitali.
Secondo il Financial Times “è verosimile” che la Ue fissi un’aliquota del 3% sul fatturato – non sui profitti – dei giganti di internet. Aliquota che dovrebbe generare circa 5 miliardi di entrate l’anno a livello europeo. Nella bozza visonata dal quotidiano finanziario, l’imposta si dovrebbe applicare a società con un fatturato annuo di globale di oltre 750 milioni di euro ed entrate tassabili di 50 milioni generate nell’Ue. Il FT avverte però che le cifre sono ancora in discussione e “potrebbero cambiare”. La Commissione, nel testo, presenta anche i diversi scenari fiscali secondo il livello di aliquota, ipotizzando una forchetta dall’1% al 5%. In quest’ultimo caso potrebbe generare introiti per 7,8 miliardi l’anno a livello Ue, mentre nel caso del 3% le stime indicano 4,8 miliardi di euro.
Il colpo di acceleratore impresso da Bruxelles sulla web tax arriva poche settimane dopo la decisione dell’amministrazione Trump di imporre dazi su settori strategici. Una tempistica “sospetta” per i media Usa. Ma il commissario agli Affari monetari Pierre Moscovici ha smentito che la proposta fiscale sia una risposta alla minaccia di dazi commerciali americani su acciaio e alluminio: “Non considerateci aggressivi – ha detto al Wall Street Journal – Non è una misura anti-americana, anche se alcune società digitali sono americane. Non è una misura protezionistica, ma è tutta legata alla tassazione equa”.