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Web Tax, Parigi non si ferma: pronto un piano da mezzo miliardo

Il ministro delle Finanze Le Maire illustra l’imposta del 3% sulle vendite dei giganti hi-tech: “Serve un sistema di tassazione per il ventunesimo secolo”. Sarà applicata a società con fatturato globale di oltre 750 milioni, di cui almeno 25 in Francia

Pubblicato il 04 Mar 2019

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Tre punti percentuali di tassazione sulle vendite in Francia. Per un totale di mezzo miliardo di euro all’anno. L’Eliseo, per bocca del ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, è al lavoro per tassare le vendite d’Oltralpe dei big della tecnologia.

In una intervista al quotidiano francese Le Parisien, il ministro ha dichiarato che la tassa è destinata a società con entrate digitali mondiali di almeno 750 milioni ed entrate francesi superiori a 25 milioni di euro.

Il ministro ha detto che la tassa sarebbe indirizzata a circa 30 società, per la maggior parte americane, ma anche cinesi, tedesche, spagnole e britanniche, oltre a un’impresa francese e a diverse società nate in Francia successivamente ma acquistate da società straniere.

Il documento che il ministro ha dato a Le Parisien elenca i quattro big dell’hi-tech, le cosiddette Gafa: Google, Amazon, Facebook e Apple, ma anche Uber, Airbnb, Booking e Criteo, specialista della pubblicità online francese.

“Un sistema di tassazione per il XXI secolo – ha detto il ministro – deve essere costruito su ciò che ha valore oggi, e questo è il dato”. Le Maire ha aggiunto che è anche una questione di giustizia fiscale, dato che i giganti digitali pagano circa 14 punti percentuali di tasse in meno rispetto alle piccole e medie imprese europee.

Tasse più giuste è una delle richieste-chiave delle proteste dei gilè gialli che hanno messo a soqquadro la Francia negli ultimi tre mesi.

Le Maire ha anche affermato che la tassazione alla quale il governo sta pensando è destinata a colpire soprattutto un certo tipo di modello di business permesso da internet e dall’era digitale: le aziende che diventano piattaforme e che guadagnano una commissione per mettere in contatto le aziende tradizionali con i propri clienti.

Invece, ha dichiarato il ministro, le aziende che vendono i propri prodotti sui siti Web da loro stessi realizzati non saranno l’obiettivo di questo nuovo tipo di tassazione. Un esempio fatto è quello del rivenditore francese Darty, che vende televisori e lavatrici tramite il suo sito web. Invece le aziende come Amazon, che guadagnano denaro facendo da intermediario digitale tra produttore e cliente, dovranno pagare.

La tassa secondo il ministro avrà come obiettivo anche la parte di guadagni che deriva dalla vendita di dati personali a fini pubblicitari. Per evitare di penalizzare le società che già pagano le tasse in Francia, l’importo pagato sarà deducibile dal reddito anticipato, ha detto Le Maire.

Mercoledì prossimo il ministro presenterà il progetto di legge al consiglio dei ministri francese, prima di portarlo davanti al parlamento.

Il governo francese ha guidato un movimento all’interno dell’Unione europea affinché le imprese con entrate digitali significative all’interno dell’Ue debbano pagare più tasse alla fonte, ma in concreto poi ha fatto pochi passi avanti in questa direzione soprattutto perché la Germania è molto tiepida rispetto a questa idea. Invece, gli altri Stati membri della Ue con aliquote fiscali, basse come il Lussemburgo e l’Irlanda, si oppongono fermamente alla proposta.

In un’intervista con il settimanale Journal du Dimanche, l’amministratore delegato di Carrefour, Alexandre Bompard, ha affermato che è giunto il momento di porre fine allo squilibrio fiscale tra le aziende del settore e quelle statunitensi e cinesi. “Queste aziende – ha detto Bompard – invadono con i loro prodotti i nostri mercati senza nemmeno pagare l’imposta sul valore aggiunto, e quasi nessun’altra tassa: questo è intollerabile. Avendo lo stesso giro d’affari dovrebbero pagare lo stesso tipo di tasse”.

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