Web tax, Sel ci riprova: “Aspettiamo giugno”

In sede di conversione alla Camera del dl contenente l’abrogazione della norma sulla pubblicità online, Sergio Boccadutri presenta un emendamento per il rinvio, “in attesa di verificare la compatibilità con il diritto Ue”. E Coppola (Pd), Palmieri e Capezzone (Fi-Pdl) vanno all’attacco della tracciabilità, chiedendo di cancellare l’obbligo di indicare la partita Iva in caso di transazioni online

Pubblicato il 29 Mar 2014

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Sel torna a difendere la cosiddetta web tax, la norma che prevede l’obbligo di aprire partita Iva italiana per chi vende pubblicità online in Italia, di cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato l’abrogazione lo scorso 28 febbraio. E nel frattempo alcuni parlamentari tra cui Paolo Coppola (Pd), Antonio Palmieri (Pdl) e Daniele Capezzone (Forza Italia-Pdl) propongono una raffica di emendamenti per abolire l’obbligo di indicare la partita Iva nel caso di transazioni online, nell’ambito del comma 178 che prevede appunto la tracciabilità delle transazioni per la compravendita sul web.

È una vicenda che sembra non avere mai fine e ogni volta si arricchisce di qualche colpo di scena. Promossa l’anno scorso da Francesco Boccia (Pd), la web tax (ma lui respinge questa definizione, sostenendo di aver “posto un problema di tassazione dell’attività di imprese digitali operanti in Italia”) è stata approvata, poi rinviata a luglio, quindi ne è stata annunciata l’abrogazione.

Ieri pomeriggio sono state rese pubbliche le proposte emendative presentate in sede referente nelle commissioni riunite V-VI della Camera, cioè la commissione Bilancio presieduta da Boccia e la commissione Finanze guidata da Capezzone. Tutti emendamenti riferiti al C. 2162, la conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante “disposizioni urgenti in materia di finanza locale”. In quel decreto, tra le altre cose, è prevista l’abrogazione del comma 33 della legge 27 dicembre 2013, abrogazione voluta da Renzi: in sostanza contiene il colpo di spugna sulla web tax.

Ma Sel (Sinistra ecologia e libertà) ci riprova e, attraverso un emendamento di cui primo firmatario è Sergio Boccadutri, propone di aggiungere al tanto discusso comma 33 la seguente dicitura: “L’entrata in vigore delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 è subordinata alla previa verifica di compatibilità con il diritto dell’Unione europea da compiersi, da parte del governo, entro e non oltre il 30 giugno 2014”. In sostanza chiede di prorogare la web tax fino a metà anno, come peraltro era stato stabilito già a fine 2013, e nel frattempo di fare un check (anche questo più volte auspicato da vari parlamentari) sull’effettivo allineamento della normativa con le direttive europee.

Se Sel in qualche modo cerca di prendere tempo sulla web tax, alcuni deputati di vari schieramenti partono all’attacco dell’altra normativa che prevede la tracciabilità dei pagamenti nella compravendita di pubblicità sul web (ruling), chiedendo l’abolizione dell’obbligo di indicare la partita Iva al momento di effettuare la transazione. In base all’attuale legge, infatti, chi acquista servizi tramite bonifico, carta di credito o bancomat è obbligato a indicare nei documenti di transazione il numero di partita Iva. Per la precisione si tratta del comma 178 contenuto nella legge 27 dicembre 2013, cioè quella stessa legge che contiene anche il comma 33 sulla cosiddetta web tax. Come ha più volte spiegato Boccia, comma 33 e comma 178 sono da considerarsi parte di un unico provvedimento pensato per regolare il mondo della fiscalità relativa in particolare all’advertising online.

Antonio Palmieri (Fi-Pdl) ha proposto due emendamenti in materia: uno per sopprimere l’obbligo di “veicolare la partita Iva del beneficiario” tout court e un altro per veicolare la partita Iva del beneficiario “qualora disponibile”.

Stessa cosa hanno fatto Paolo Coppola e il collega del Pd Marco di Maio: un emendamento per cancellare del tutto l’obbligo di indicare la partita Iva, un altro per prevederlo solo nel caso in questa sia disponibile.

Il concetto è ribadito da un ulteriore emendamento di cui primo firmatario è Capezzone, che si limita a chiedere la cancellazione tout court.

La presentazione degli emendamenti relativi alla questione Iva è scaturita anche dalla consultazione con Iwa Italy, associazione professionale di operatori del web presieduta da Roberto Scano che nei mesi scorsi ha dato battaglia contro la web tax.

Adesso bisognerà vedere se gli emendamenti presentati saranno ritenuti ammissibili, quindi dovranno essere votati in commissione e solo successivamente è previsto il passaggio in aula. Il cammino non è ancora terminato.

A favore della web tax si sono sempre dichiarati, oltre a Boccia, anche Sel e l’editore Carlo De Benedetti. A fine 2013 è emersa la contrarietà dell’ala renziana del Pd. Contrari anche i 5 Stelle e alcune organizzazioni, tra cui Confindustria Digitale.

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