Web tv, il rilancio di Calabrò: “Sburocratizzeremo il decreto Romani”

Dopo le proteste sul giro di vite per le tv su Internet il presidente Agcom contrattacca: regole troppo “puntute”, sbagliato usare una “mentalità del passato che manifesta solo un intento repressivo”. E l’approvazione delle nuove norme slitta al 25 novembre

Pubblicato il 16 Nov 2010

Le norme ipotizzate dal decreto Romani per la tv su Internet
"sono più puntute di quello che avevamo richiesto:
applicheremo la legge, ma la sburocratizzeremo al massimo". Lo
ha detto il presidente dell'Agcom, Corrado Calabrò,
intervenendo al Consumers' Forum. Secondo Calabrò "non si
può usare una mentalità del passato che manifesta solo un intento
repressivo. Certamente è necessario reprimere la pirateria e
tutelare il diritto d'autore, ma con mezzi moderni e
attestandosi sul futuro".

Alla luce delle dichiarazioni di Calabrò, il giro di vite sulle
norme che regolano la web tv dotrebbe essere meno stretto del
previsto. Dopo le dimissioni da relatore del consigliere Agcom
Nicola D’Angelo e le proteste che si sono levate dal Web e dal
mondo politico, la nuova disciplina attuativa del decreto Romani
sui servizi media audiovisivi non dovrebbe riguardare le piccole
realtà di Internet, ma solo le emittenti che svolgono
un’attività in qualche modo paragonabile con quella delle altre
piattaforme.

Intanto Agcom aggiorna al 25 novembre la discussione sulle regole e
gli obblighi “per ulteriori approfondimenti e riflessioni, anche
alla luce della delicatezza della questione”. I nuovi relatori
sono Sebastiano Sortino e Stefano Mannoni per il quale “non
c’é nessuna intenzione repressiva della libertà del web, ma
semplicemente la volontà di stabilire regole chiare e di
proteggere il diritto d’autore. Nessuno può pensare che anarchia
sia libertà, soprattutto quando passa attraverso lo sfruttamento
dei diritti altrui”.

In discussione, oltre al regolamento per le web tv e radio lineari,
cioé con palinsesto, sul quale sarebbe già stato trovato un
accordo, c’é il regolamento per le web tv e radio non lineari,
cioé basate sull’on demand. Su queste ultime sarebbe apparso
necessario un ulteriore approfondimento per individuare criteri in
grado di distinguere le attività di puro hosting dalle altre.
All’esame anche il lancio di una consultazione pubblica per il
presidio del diritto d’autore, al fine di individuare i
meccanismi che consentano di intervenire in via amministrativa
contro le violazioni.

Tra le norme allo studio dell’Agcom, che la prossima settimana
dovrebbe prendere una decisione, l’obbligo di una dichiarazione
di inizio attività con un costo di autorizzazione pari a 750 euro
per web radio e pari a 1.500 euro per le web tv lineari. Il
regolamento contiene anche misure a tutela dei minori e del diritto
d’autore, come previsto dalla normativa europea. Norme giudicate
"eccessivamente onerose e rigide" da D’Angelo: così si
rischia “di ostacolare il pluralismo sulla rete, nonché di
soffocare uno scenario ancora nascente, molto vivace e ricco di
progetti di comunicazione dal basso, spesso condotti con mezzi
ridotti ma con fini di effettiva utilità sociale”.

Se Antonio Di Pietro (Idv) dal proprio blog aveva annunciato che
avrebbe lanciato "la mobilitazione in rete, con le
associazioni dedicate al fenomeno web tv", dure critiche sono
arrivate anche dal segretario confederale della Cgil, Fulvio
Fammon: “Attendiamo il testo definitivo, ma intanto quel che
appare chiaro è che non solo era giusto l'allarme lanciato
dopo i provvedimenti del ministro Romani, ma che l'Autorità
sta varando un provvedimento restrittivo con effetti di grande
allarme. Servendosi di una immotivata lista di obblighi e regole si
arriva a limitare fortemente la libertà di espressione in rete e
in specifico per le piccole voci di informazione
territoriale''. Per Linda Lanzillotta, portavoce di
Alleanza per l'Italia "le regole sono necessarie anche per
la rete, a condizione che non si trasformino in vincoli burocratici
che possono uccidere libertà e creatività".

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