Web tv, Pd e Udc all’attacco: “Agcom ci ripensi”

Nota congiunta di Gentiloni e Rao: “No a provvedimenti punitivi”. Venerdì la decisione dell’Autorità sul nuovo regolamento per le emittenti della Rete

Pubblicato il 23 Nov 2010

"Sulla scia del decreto Romani si continuano a produrre danni,
applicando a Internet le regole dei vecchi media". Lo
dichiarano i parlamentari Paolo Gentiloni del Pd e Roberto Rao
dell'Udc. "Ci riferiamo – aggiungono – ai regolamenti che
Agcom sta per varare su web tv e diritto d’autore". Intanto
domani si terrà la discussione dell'Agcom sulle regole e gli
obblighi per le web tv e le radio online. Fra le ipotesi che
circolano c'è l'introduzione di una tassa che varia fra
750 euro e 1.500 euro per avviare trasmissioni online.

"Colpisce che l'Autorità che aveva criticato il decreto
Romani perché incoerente con il quadro comunitario e per il
rischio di 'interventi limitativi' sulla rete, oggi si
muova in quella scia. Non è giusto imporre alle web tv una
'tassa' che denuncia un intento assurdamente punitivo. Non
è accettabile – proseguono i due parlamentari – che il diritto
d'autore nell'era di Internet sia demandato a un semplice
regolamento amministrativo, al di fuori di un confronto pubblico e
di un coinvolgimento parlamentare, per di più ispirato a una
logica restrittiva".

"Ci auguriamo – concludono Gentiloni e Rao – che Agcom
consideri con maggiore attenzione i regolamenti in discussione,
evitando di appesantire la rete con regole limitative e
velleitarie".

Le norme ipotizzate dal decreto Romani per la tv su Internet
"sono più puntute di quello che avevamo richiesto:
applicheremo la legge, ma la sburocratizzeremo al massimo". Lo
ha detto qualche giorno fa il presidente dell'Agcom, Corrado
Calabrò. Secondo Calabrò "non si può usare una mentalità
del passato che manifesta solo un intento repressivo. Certamente è
necessario reprimere la pirateria e tutelare il diritto
d'autore, ma con mezzi moderni e attestandosi sul
futuro".

Alla luce delle dichiarazioni di Calabrò, il giro di vite sulle
norme che regolano la web tv dotrebbe essere meno stretto del
previsto. Dopo le dimissioni da relatore del consigliere Agcom
Nicola D’Angelo e le proteste che si sono levate dal Web e dal
mondo politico, la nuova disciplina attuativa del decreto Romani
sui servizi media audiovisivi non dovrebbe riguardare le piccole
realtà di Internet, ma solo le emittenti che svolgono
un’attività in qualche modo paragonabile con quella delle altre
piattaforme.

Intanto Agcom aggiorna al 25 novembre la discussione sulle regole e
gli obblighi “per ulteriori approfondimenti e riflessioni, anche
alla luce della delicatezza della questione”. I nuovi relatori
sono Sebastiano Sortino e Stefano Mannoni per il quale “non
c’é nessuna intenzione repressiva della libertà del web, ma
semplicemente la volontà di stabilire regole chiare e di
proteggere il diritto d’autore. Nessuno può pensare che anarchia
sia libertà, soprattutto quando passa attraverso lo sfruttamento
dei diritti altrui”.

In discussione, oltre al regolamento per le web tv e radio lineari,
cioé con palinsesto, sul quale sarebbe già stato trovato un
accordo, c’é il regolamento per le web tv e radio non lineari,
cioé basate sull’on demand. Su queste ultime sarebbe apparso
necessario un ulteriore approfondimento per individuare criteri in
grado di distinguere le attività di puro hosting dalle altre.
All’esame anche il lancio di una consultazione pubblica per il
presidio del diritto d’autore, al fine di individuare i
meccanismi che consentano di intervenire in via amministrativa
contro le violazioni.

Tra le norme allo studio dell’Agcom, l’obbligo di una
dichiarazione di inizio attività con un costo di autorizzazione
pari a 750 euro per web radio e pari a 1.500 euro per le web tv
lineari. Il regolamento contiene anche misure a tutela dei minori e
del diritto d’autore, come previsto dalla normativa europea.
Norme giudicate "eccessivamente onerose e rigide" da
D’Angelo: così si rischia “di ostacolare il pluralismo sulla
rete, nonché di soffocare uno scenario ancora nascente, molto
vivace e ricco di progetti di comunicazione dal basso, spesso
condotti con mezzi ridotti ma con fini di effettiva utilità
sociale”.

Se Antonio Di Pietro (Idv) dal proprio blog aveva annunciato che
avrebbe lanciato "la mobilitazione in rete, con le
associazioni dedicate al fenomeno web tv", dure critiche sono
arrivate anche dal segretario confederale della Cgil, Fulvio
Fammon: “Attendiamo il testo definitivo, ma intanto quel che
appare chiaro è che non solo era giusto l'allarme lanciato
dopo i provvedimenti del ministro Romani, ma che l'Autorità
sta varando un provvedimento restrittivo con effetti di grande
allarme. Servendosi di una immotivata lista di obblighi e regole si
arriva a limitare fortemente la libertà di espressione in rete e
in specifico per le piccole voci di informazione
territoriale''. Per Linda Lanzillotta, portavoce di
Alleanza per l'Italia "le regole sono necessarie anche per
la rete, a condizione che non si trasformino in vincoli burocratici
che possono uccidere libertà e creatività".

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