L’ANALISI

Web3, percorso a ostacoli, il modello è imperfetto

Troppa enfasi sulla versione finale e su applicazioni specifiche. Mentre il potenziale per risolvere i problemi quotidiani è enorme. L’analisi di Anantha Krishnan, ceo di Sarva Labs, azienda impegnata nella progettazione di un nuovo protocollo

Pubblicato il 10 Feb 2023

A. S.

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Una nuova generazione del World Wide Web, che si basi su tecnologie decentralizzate come la blockchain e i modelli economici basati sui token: è il Web3, un tema di cui si parla molto ma che ancora fatica a farsi strada per una serie di ostacoli, da quelli tecnologici a quelli che riguardano più da vicino il modello di servizi che si vorrà mettere in campo.

Sul tema interviene con la propria analisi Anantha Krishnan, fondatore e Ceo di Sarva Labs, impegnato a progettare un nuovo protocollo che sia in grado di dare un nuovo volto a Internet.

Troppa attenzione sulle tecnologie

“Si pone troppa enfasi sulla visione finale e su applicazioni specifiche e singolari come il Metaverse, invece di concentrarsi sulla gestione del cambiamento necessaria per una transizione adeguata del settore nel modo più confortevole possibile – spiega Krishnan – Forse l’aspetto più spiacevole è che l’analisi delle implicazioni umane è stata di gran lunga insufficiente. Il potenziale del Web3 per risolvere i problemi quotidiani del mondo reale per ogni singolo individuo è enorme“.

Un modello ancora imperfetto

“Il passaggio al Web3 è l’inesorabile risposta della tecnologia alle esigenze del futuro, con il passaggio a un modello interattivo digitale – spiega ancora Krishnan – Ma il modello computazionale alla base delle reti Web3 di oggi è imperfetto, in quanto crea un’esperienza d’uso complessa e non all’altezza delle aspettative”. La sfida, secondo l’esperto, e di consentire “un modello decentralizzato, l’identità digitale e lo scambio di valore personalizzato”, per arrivare in questo modo a “rivoluzionare il modo in cui facciamo affari e interagiamo gli uni con gli altri”.

L’obiettivo del Web3, secondo la vision di Krishnan, è di consentire alle persone di  controllare le proprie interazioni e i propri dati online, con nuovi protocolli Web3 peer-to-peer e applicazioni Web3 che però per il momento non sono ancora in grado di sostituire le infrastrutture di rete esistenti.

Una tecnologia trasformativa

“Sebbene il Web3 sia destinato a essere una tecnologia trasformativa, gran parte del clamore suscitato ha creato aspettative irrealistiche – argomenta Krishnan – Gran parte dei casi d’uso sono stati finora fuori bersaglio, e questo ha causato una scarsa comprensione del Web 3″. “Per creare una rete che imiti la complessità dell’interazione umana e che permetta di interagire meglio con il mondo digitale, le persone su Internet devono elevare il controllo dell’infrastruttura che utilizzano: il loro ID, i loro dati, la loro archiviazione e persino la loro concezione del valore, in modo da poter scegliere la propria strada – aggiunge l’esperto – L’attuale struttura di Internet consegna tutto il potere sulle imprese e sugli individui a una manciata di intermediari come Amazon e Facebook, che privano gli utenti di qualsiasi diritto o privacy sulla loro vita digitale“.

L’obiettivo del Web3

Per far fronte alle criticità che sono emerse in questa prima fase sperimentale, secondo Krishnan l’attenzione dovrebbe essere rivolta allo sviluppo di una rete globale che supporti la creatività e l’individualità di ogni partecipante, in cui i singoli hanno il controllo. Proprio per mettere a terra questi obiettivi Krishnan è impegnato a sviluppare un nuovo modello computazionale, la Interaction State Machine (Ism): un protocollo che si differenza dagli altri del Web 3 perché è in grado di tenere in considerazione le preferenze dei partecipanti, come la fiducia, nel modello computazionale. Questa ricerca ha consentito a Krishnan di ideare “My Open Internet”, il primo dei protocolli peer-to-peer basati sull’Ism, “che conta su una rete blockchain che consente agli utenti di controllare dinamicamente la propria identità – spiega – l’archiviazione e i beni digitali in base alle proprie esigenze“.

Web 3: la trasformazione in 5 punti

Al primo posto tra i vantaggi del web 3 c’è secondo Krishnan la possibilità di generare soddisfazione nelle interazioni digitali, senza sacrificare la sicurezza, grazie alle potenzialità della blockchain, restituendo ai singoli il controllo sui propri dati. In secondo luogo c’è la spinta alla personalizzazione by design dei servizi che si fruiscono online, consentendo agli utenti di esprimere i loro valori e le proprie preferenze personali senza moderazione e senza il filtro di piattaforme terze. I vantaggi si estendono poi anche alle esperienze di e-commerce e di shopping, dal momento che il web3 dovrà essere in grado di rivolgersi non a gruppi di persone, ma ai singoli, aprendo così per le aziende e per i loro clienti nuovi modelli di personalizzazione e fidelizzazione. La quarta caratteristica è il controllo completo, per gli utenti, della propria identità digitale, reso possibile dal modello decentralizzato. Collegato a questo è il quinto vantaggio, quello del possesso della propria impronta digitale.

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