Ore frenetiche alla Camera per le modifiche last minute all’articolo 10 del Decreto del Fare sul “wi-fi libero”, in vista del probabile voto di fiducia al Decreto atteso nelle prossime ore.
Contestato da più parti già nella formula originaria diffusa a fine giugno, l’articolo 10 è stato emendato venerdì scorso: ne è uscita una norma che appesantisce e complica le procedure di registrazione dei dati degli utenti per gli esercenti che offrono connessione wi-fi gratuita, “mossa” che non ha mancato di scatenare una nuova pioggia di critiche. Così, oggi che il testo è all’esame delle Commissioni di merito nell’ambito dell’iter del Dl in aula, è un gruppo di parlamentari del Pd a lanciarsi in quella che loro stessi definiscono “una battaglia” per dare una nuova veste al testo in nome della “liberalizzazione del wi-fi in Italia”. In gioco c’è la minore o maggiore facilità di gestire e fornire gratuitamente una rete wireless da parte degli esercenti e, di conseguenza, un minore o maggiore impulso alla diffusione del wi-fi nel nostro Paese.
Marco Meloni, Alessia Mosca, Paolo Coppola, Enza Bruno Bossio e Gianclaudio Bressa hanno sottoposto una nuova proposta ai relatori del provvedimento nelle Commissioni di merito a cui è stato assegnato (Affari Costituzionali e Bilancio) – ossia Francesco Boccia (Pd) e Francesco Paolo Sisto (Pdl) – affinché presentino un emendamento al testo per “affermare il principio della libertà di accesso in modo chiaro e inequivocabile”, sottolinea Meloni. In pratica si punterebbe a eliminare qualsiasi obbligo di registrazione dei dati degli utenti in capo agli esercenti che offrono questo servizio al pubblico: obblighi che invece erano apparsi nella prima versione del testo e si erano addirittura rafforzati e complicati nel testo emendato. Poi non è escluso che si arrivi a un compromesso, lasciano intendere i pidiellini, ma intanto mandano avanti con convinzione la loro proposta.
“Avevamo già richiesto un intervento di questo genere – spiega Meloni – ma l’emendamento che avevamo firmato tutti insieme non è stato approvato in Commissione a causa del parere negativo dei ministeri competenti e della contrarietà di altri gruppi parlamentari”.
“Il testo originario è stato riformulato e confidiamo nel recepimento della nostra proposta”, commenta Alessia Mosca. “Una volta presentato in Aula (relatori Francesco Boccia Pd e Francesco Paolo Sisto Pdl, ndr) toccherà al governo dare parere favorevole o meno”. Ma in caso nemmeno questa operazione vada in porto resta comunque da giocare la carta del Senato: la procedura è molto lunga ma la “battaglia” è iniziata.
Mentre il Pd auspica di piazzare il proprio testo, Stefano Quintarelli (Lista Civica) – ancora amareggiato perché gli emendamenti da lui proposti non sono passati – si appella direttamente all’esecutivo a cui chiede di proporre una nuova formulazione. “Così come usciti dalla Commissione – spiega – gli emendamenti al Decreto del Fare che avrebbero dovuto liberalizzare il wi-fi anziché essere un passo in avanti verso una maggiore semplificazione rappresentano un passo indietro che ci riavvicina ai tempi del decreto Pisanu, quando era necessaria la registrazione dei terminali che si intendeva collegare. A questo punto – prosegue il componente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni di Montecitorio – è urgente che esecutivo e relatori del provvedimento ci ripensino o, altrimenti, l’effetto sarà l’opposto a quello inizialmente pensato dal ministro Zanonato. L’obiettivo che si vuole raggiungere – conclude – è un’autentica liberalizzazione del wi-fi. Collegarsi liberamente non solo ci avvicinerebbe agli standard europei, ma sarebbe funzionale a settori fondamentali della nostra economia come il turismo che deve diventare uno dei traini della ripresa”.
E anche Dino Bortolotto, di Assoprovider, invoca modifiche al provvedimento e suggerisce una “forma di autenticazione per gli utenti ‘leggera’ e veloce, per esempio tornando all’autenticazione tramite sms”.