WikiLeaks chiude i battenti per mancanza di fondi. Il sito fondato
da Julian Assange e diventato famoso a livello mondiale per la
diffusione di messaggi diplomatici statunitensi classificati top
secret, ha deciso di "sospendere temporaneamente le sue
pubblicazioni per dedicarsi in modo aggressivo alla ricerca di
fondi", dopo "l'embargo" dichiarato nei suoi
confronti da Visa, Mastercard e altre organizzazioni che
rifiutavano di effettuare le operazioni relative alle
donazioni.
"Dal 7 dicembre del 2010, un blocco finanziario arbitrario e
illegale è stato imposto da Bank of America, Visa, Mastercard,
Paypal e Western Union. Questo attacco ha distrutto il 95% dei
nostri finanziamenti", ha detto Assange in un comunicato.
"Negli ultimi undici mesi WikiLeaks ha potuto funzionare solo
grazie selle sue riserve di liquidità. L'organizzazione ha
perso decine di milioni di dollari di donazioni per colpa del
blocco".
Secondo Assange, l'embargo contro WikiLeaks è stato un
"attacco concertato, politico e su iniziativa degli Stati
Uniti".
La pubblicazione avvenuta lo scorso anno dei cablogrammi
diplomatici americani segreti sulla guerra in Iraq e Afghanistan
avevano messo in imbarazzo molti governi occidentali, Washington in
testa.
L'esistenza stessa di WikiLeaks è messa in pericolo a causa
dell'embargo finanziario imposto da Visa, Mastercard e PayPal
sin dal dicembre scorso, sostiene Assange. "Se non verrà
sospeso entro la fine dell'anno – dice Assange – non potremo
continuare il nostro lavoro e dovremo chiudere".
Per poter continuare ad operare agli stessi livelli degli scorsi 12
mesi, WikiLeaks ha bisogno di 3,5 milioni di dollari. Impresa ardua
con i canali di accesso di fatto chiusi alla maggior parte dei
donatori. L'embargo è stato definito da Assange "senza
precedenti", "illegale", "antidemocratico"
e un "attacco alla sovranità nazionale europea", visto
che le tre istituzioni controllano quasi il 100% dei passaggi di
denaro di piccola entità fra i "cittadini europei".
Il blocco delle donazioni avrebbe fatto perdere, dice il numero due
di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson, "40-50 milioni di euro".
Assange ha detto poi di avere "pendenti" 100mila
documenti da pubblicare, inclusi file su "banche di diverse
nazioni". Materiale che dovrà attendere l'arrivo di nuova
linfa vitale. Entro novembre, ha detto poi Hrafnsson, è attesa poi
la decisione della Commissione Europea in materia di antitrust
sollecitata da un esposto di WikiLeaks.
"Dobbiamo avere fede – ha sottolineato il numero due – Non
posso credere che la commissione Ue resterà con le mani in
mano".
In arrivo un nuovo sistema di consegna del materiale
sensibile
Il prossimo 28 novembre, a un anno dalla pubblicazione del
"Cablegate", WikiLeaks svelerà al pubblico un
"nuovo sistema di consegna elettronica" del materiale
sensibile, ha detto Assange.
Il sistema sarà "totalmente indipendente" e slegato dal
codice "https" oggi in uso per trattare le transazioni
sensibili. "Le agenzie di certificazione sono state infiltrate
dai vari servizi segreti – ha detto Assange – e non ci si può più
fidare di loro. Ecco perché sistemi analoghi a quello di WikiLeaks
varati da media tradizionali come Al Jazeera e il Wall Street
Journal non sono sicuri".
Il metodo messo a punto da WikiLeaks per gestire la consegna via
internet di materiale sensibile e riservato è quindi slegato dalle
agenzie di certificazione. Informazioni più dettagliate, ha fatto
sapere Assange, verranno date il giorno del lancio del nuovo
sistema informatico.