Le tech company respingono la mano tesa di Assange che ha offerto il proprio aiuto per costruire “anticorpi” contro il cyberspionaggio della Cia rivelato dai file di Wikileaks. In un webcast dalla sua casa presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, Assange ha detto che alcune aziende tecnologiche avevano contattato WikiLeaks per chiedere maggiori informazioni così da poter “sviluppare contromisure ” grazie a patch sui sistemi dei loro prodotti.
“Abbiamo deciso di lavorare con loro – ha detto Assange – fornendo accesso esclusivo ad alcuni dettagli tecnici in nostro possesso in modo da poter sviluppare correzioni. Una volta rimosse le componenti critiche pubblicheremo dettagli aggiuntivi”.
Ma le aziende hi-tech sarebbero di altro avviso, stando al Financial Times. Quella di Assange è una figura altamente divisiva per la Silicon Valley: la natura riservata dei materiali rivelati rischia di rendere legalmente pericoloso anche solo prendere in considerazione elementi provenienti da Wikileaks senza il consenso del governo. Paradossalmente, scrive il FT, il riconoscimento da parte delle autorità Usa della validità di questi “suggerimenti” equivarrebbe ad ammettere il ruolo dell’hacking per i prodotti delle aziende americane.