Con l’installazione sul proprio Pc il nuovo sistema operativo di Microsoft, Windows 10, i giochi “pirata” scaricati su Xbox saranno disabilitati. A tre settimane dal lancio del nuovo prodotto, insieme alla questione dei giochi al centro dell’attenzione c’è la “mancanza di trasparenza” sul fatto che il settaggio di default per scaricare il nuovo sistema prevede che vengano inviate alla casa le informazioni sui singoli utenti, e che Windows 10 preveda, attraverso la condivisione di banda, che scaricando il nuovo sistema si attivi una password wifi temporanea che faccia partire l’aggiornamento per altri 10 Pc.
Rispetto ai giochi pirata, Microsoft ha cambiato i termini del servizio, che devono essere accettati per utilizzare alcune applicazioni: la nuova formula protegge i servizi di Microsoft come Skype o Xbox Live, e recita: “Potremo automaticamente controllare la vostra versione del software e scaricare aggiornamenti o cambi di configurazione, inclusi quelli che prevengono l’accesso a servizi per l’uso di giochi contraffatti, o utilizzando periferiche non autorizzate”.
Una dicitura, sottolinea “the Verge”, che sembra implicare il fatto che Microsoft voglia monitorare costantemente i personal computer per assicurarsi che non si possiedano copie illegali di giochi sulla cresta dell’onda, a partire dal celeberrimo “call of duty”. Nella realtà però la prospettiva più probabile rimane che Microsoft possa applicare questo principio ai giochi per Xbox e Xbox Live e ai loro software di aggiornamento, ma non all’intero sistema del Pc e a eventuali atri software, più complicati da analizzare.
Quest’ultimo caso contribuisce a portare allo scoperto la natura molto complessa di Windows 10. Ad esempio sta facendo discutere il fatto che ci sia un meccanismo automatico che metta in “sharing” la propria connessione per veicolare gli aggiornamenti estendendoli automaticamente ad altri computer, in una sorta di sistema bit-torrent.
D’altra parte, Windows 10 contempla la possibilità si disabilitare alcuni di questi controlli ma, sottolinea Peter Bright di Ars Technica, “non sembrano essere sufficienti per impedire del tutto al sistema operativo di andare online e trasmettere informazioni ai server di Microsoft”.
Disabilitando l’assistenza del nuovo sistema “Cortana”, ad esempio, Microsoft continuerà in ogni caso a mandare richieste a bing.com, tramite un’identità del Pc generata a caso, per scaricare file con informazioni anonime trasmesse dal sistema di assistenza. In più, Windows 10 continuerà a trasmettere informazioni a un server connesso con OneDrive anche nel caso in cui l’opzione è disabilitata e si stia utilizzando un account locale non connesso con un account Microsoft.
Ma, sottolinea il quotidiano online, se Microsoft sta offrendo Windows 10 come un aggiornamento gratuito, questo significa che l’azienda dovrà trovare altri sistemi per ottenere ricavi dal proprio sistema operativo, e che possa dunque attirare i propri utenti su servizi e iscrizioni. Un po’ come succede per Google, dove in cambio di un servizio gratuito si devono fornire al motore di ricerca alcune informazioni personali.