L'INIZIATIVA

Women e tech, in Italia solo il 22% di studentesse Stem. La ministra Messa: “Serve cambio di passo”

Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza: secondo Ipsos crescono del 15,74% nel 2021 le immatricolazioni delle italiane in informatica e Ict ma non basta. La ministra dell’Università: “Spinta dal Governo con l’aumento del 20% delle borse di studio”. Ancora troppi stereotipi di genere, a cominciare dalla famiglia. Raffaella Milano (Save the Children): “Uguaglianza di genere cruciale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030”

Pubblicato il 11 Feb 2022

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Non sono brillanti, i numeri con cui l’Italia si presenta alla Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza. Solo il 22% delle ragazze scelgono corsi universitari nelle materie Stem. E nonostante il 2021 abbia registrato un aumento del 15,74% delle immatricolazioni in informatica e tecnologie Ict, le materie scientifiche continuano ad essere percepite dalle ragazze come ”poco adatte”. Meglio, ma non troppo, nel resto dell’Europa dove, secondo il Women in Digital Scoreboard 2021 della Commissione Ue, le donne rappresentano solo un terzo dei laureati Stem e solo il 15,5% delle startup ha come fondatrici donne attive sulla scena delle nuove imprese.

Ma le basi per un rilancio ci sarebbero: secondo un sondaggio Microsoft su 11.500 giovani donne in 12 paesi europei, le ragazze di 11-12 anni sono interessate alle materie Stem tanto quanto i ragazzi. Tuttavia, appena compiono 15-16 anni il loro interesse crolla. A quell’età, secondo l’Ocse, solo il 5% delle ragazze dice di aspettarsi di far carriera in informatica o ingegneria, rispetto al 18% dei ragazzi.

Messa (Mur): “Più borse di studio alle ragazze Stem”

“C’è bisogno di una consapevolezza e di un cambio di passo che deve iniziare dalla famiglia e dalla scuola. Noi possiamo mettere in atto una serie di misure di incoraggiamento a iscriversi alle lauree Stem, e lo abbiamo fatto aumentando del 20% le borse di studio per le donne che si iscrivono a corsi di laurea Stem. Ma resta fondamentale un cambio culturale, bisogna togliere questi stereotipi di genere”. Lo dice la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa. “Lo stereotipo nasce dalla famiglia – ha aggiunto la ministra -. Un conto è vivere in una grande città, altro è vivere in un paese più piccolo, in cui la famiglia fa differenze tra maschi e femmina. Siamo molto impegnati per cercare di calmierare questo fenomeno, e spero che parte dei fondi che andranno al Sud saranno investiti per trattenere i giovani”. Grazie ai fondi del Pnrr, ricorda la ministra, verranno aumentate le borse di studio, soprattutto per i fuorisede.

Milano (Save the Children): “Abbattere gender gap”

Ma qualcosa si nuove, in Italia. Oltre all’aumento delle iscritte Stem, scienza e tecnologia sta appassionando e “incuriosendo” il 54% delle adolescenti a scuola (secondo Ipsos). ”Cresce tra le bambine e le ragazze, in Italia e nel mondo, la consapevolezza del loro valore e del contributo che possono dare in ambito scientifico – dice Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. L’acquisizione di una piena ‘cittadinanza scientifica’ è considerata oggi da molte come un diritto fondamentale per rispondere alle sfide ambientali e della salute. Tuttavia il divario di genere è molto presente e si radica, sin dai primi cicli di istruzione, negli stereotipi, ancora oggi diffusi, che vorrebbero le ragazze poco portate verso le materie scientifiche e che bloccano sul nascere i loro talenti”.

”Gli investimenti del Pnrr – dice Milano – rappresentano una occasione unica per fare un deciso cambio di marcia, l’occasione per sostenere e far fiorire i talenti scientifici delle ragazze che vivono in Italia: servono interventi mirati, come piani formativi e doti educative, per promuovere tra le bambine e le ragazze – a partire da quelle che vivono nei contesti più svantaggiati – l’acquisizione di fiducia nelle proprie capacità in tutti i settori: nella matematica, le scienze, l’ingegneria e le tecnologie digitali. Solo così sarà possibile ribaltare il paradigma che di fatto rappresenta il mondo scientifico come appannaggio solo degli uomini”.

Donne e tech, lo scenario italiano

Nonostante rappresentino oltre la metà dei laureati in Italia (58,7%), nel 2020 solo il 18,9%, si è laureata in una di queste materie contro il 39,2% dei ragazzi e, se si guarda alle lauree in informatica, il dato scende al 15%, secondo Almalaurea (XXIII Indagine sul Profilo dei Laureati, dati 2021). Lo evidenzia Valore D, la prima associazione di imprese in Italia che dal 2009 si impegna per l’equilibrio di genere nel nostro Paese. Nell’occasione della Giornata, Valore D lancia una campagna di sensibilizzazione, #ValoreD4STEM, a partire da un video emozionale che pone l’accento “sulla necessità di invertire la narrazione fin troppo consolidata che allontana donne e ragazze dai settori legati alla scienza e incoraggiarle nello studio delle materie Stem”.

Secondo l’Eige, l’Istituto Europeo per la parità di genere solo due impieghi su 10 nel settore Ict, tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono occupati dalle donne. “Il pregiudizio che vuole le ragazze non portate per le materie scientifiche – commenta Barbara Falcomer Direttrice Generale Valore D – è purtroppo ancora molto diffuso ed è necessario cambiare questa narrazione “.

Dello stesso avviso anche Amalia Ercoli Finzi, una delle maggiori esperte di Ingegneria Aerospaziale: “C’è bisogno di donne che operino nell’ingegneria, nella ricerca scientifica, esperte in matematica e soprattutto nelle tecnologie, perché le Stem, sono gli spazi in cui si articolerà il nostro futuro e esserne tagliate fuori vuol dire consegnare ad altri, gli uomini, il potere di costruirlo come vorranno”.

Secondo l’indagine #ValoreD4STEM promossa da Valore D tra 61 aziende del network, la scuola gioca un ruolo fondamentale dal momento che “oltre il 62% delle rispondenti aveva una predilezione per queste materie già sui banchi di scuola e il 20% ha incontrato sulla sua strada un/una docente che le ha fatte appassionare alle Stem”. Favorire la presenza femminile negli ambiti Stem, conclude Valore D, avrebbe effetti positivi per l’economia: sempre l’Eige stima che colmare il divario fra uomini e donne nelle professioni tecnico-scientifiche contribuirebbe a una crescita del Pil europeo pro- capite del 2,2-3% nei prossimi 30 anni.

Le sfide di fronte alla “generazione Stem” femminile

Tra le tre principali sfide individuate dalle ragazze, secondo il report Ipsos, la prima è quella dell’invecchiamento della popolazione (lo pensa il 34% delle adolescenti), seguita dalla produzione di energia sostenibile (31%) e infine la diminuzione delle emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto (27%). ”L’accesso delle bambine e delle ragazze a materie scientifiche e tecnologiche è fondamentale oggi per far progredire la nostra società: l’uguaglianza di genere, anche nella scienza, è cruciale per perseguire gli obiettivi dell’Agenda 2030 – dice Milano -, in particolare quelli che riguardano la salute e il benessere, l’energia pulita e accessibile, il consumo e produzione responsabili e la lotta alla crisi climatica”.

Meno startup femminili, ma più risultati

Ma i trend incoraggianti ci sono. Nonostante in Europa centrale e orientale solo l’1% del capitale disponibile vada a startup fondate da donne, i dati mostrano anche che le imprenditrici appartenenti a quest’area geografica realizzano di più con il denaro che ricevono, superando gli uomini in termini di produttività del capitale e generando il 96% di entrate in più ogni per 1 euro di finanziamento ricevuto rispetto alle start-up fondate da uomini.

Va meglio nel settore della sanità. Le donne costituiscono la grande maggioranza degli operatori sanitari in Europa (70-80%). E nell’Europa centrale, orientale e meridionale, la percentuale di donne medico è la più alta tra i paesi sviluppati. Nei paesi baltici, nei paesi di Visegrád, in Slovenia e in Portogallo, la maggioranza dei medici sono donne, superando la media Ocse del 49%.

Tuttavia, anche se le esperienze professionali delle donne medico avrebbero potuto innescare un cambiamento innovativo nel settore sanitario, il loro slancio imprenditoriale è stato meno evidente di quello dei loro colleghi uomini. Fortunatamente, questo si dimostra essere lo scenario di ieri, poiché l’andamento di oggi ha portato a un numero crescente di donne imprenditrici nella sanità.

Venture capitalist favorevoli a investire in startup di donne

“Ora osserviamo tre forti trends – dice Chiara Maiorino, Ecosystem Lead for Italy di Eit Health InnoStars -. In primo luogo, le donne che portano innovazione nella sanità provengono da settori più disparati. Naturalmente la scienza e la tecnologia sono predominanti, e molte donne vengono direttamente dai laboratori di ricerca, ma ci sono anche laureate in scienze sociali. Esistono molti ruoli diversi nell’innovazione sanitaria in cui le donne possono inserirsi rapidamente. In secondo luogo, osserviamo che sempre più startup sono co-fondate e/o guidate da donne. Infine, notiamo che c’è un’ondata di discussioni sulla creazione di pari opportunità per le start-up guidate da donne, e osserviamo una tendenza all’interno dell’ecosistema delle start-up in cui i Venture Capitalist si dimostrano più aperti a investire sulle nuove imprese guidate da donne”.

Fra i programmi di potenziamento di startup fondate da donne, l’Women Entrepreneurship Bootcamp di Eit Health, che prevede cinque settimane di formazione per connettere le imprese in campo sanitario appena nate, guidate o co-gestite da donne, a una rete di mentori che possano alimentare e supportare una loro rapida crescita.

Imprenditrici europee, ecco chi sono

Simona Rombo, docente di Informatica all’Università di Palermo, insieme ad altri scienziati italiani supportati dal Consorzio Arca e dalla rete InnoStars di Eit Health, ha sviluppato Kazaam eHealth, una piattaforma digitale che elabora miliardi di dati provenienti da studi clinici attraverso algoritmi di intelligenza artificiale con l’obiettivo di fornire suggerimenti automatici ai medici che devono decidere quali terapie possono essere più efficaci.

Monika Piergiovanni, bioingegnere, con il suo team femminile di bioingegneri e ricercatrici sul cancro, ha fondato Merylo’, una startup in grado di sviluppare un dispositivo innovativo per una chemioterapia più tollerabile.

Joana Melo, una giovane imprenditrice portoghese, ha partecipato a diversi programmi di accelerazione di Eit Health InnoStars. La sua azienda, la Nu-Rise, sta aiutando i medici a fornire un trattamento con radiazioni più sicuro e preciso, garantendo dosi di radiazioni adeguate dirette verso la sede interessata. La sua compatriota Joana Paiva è Cto e co-fondatrice di iLof. Sfruttando la biofotonica e l’intelligenza artificiale, l’azienda di Porto sta sviluppando una soluzione non invasiva per lo screening dei pazienti di Alzheimer per i test clinici. Nel 2020, Joana è stata inserita nella lista Forbes 30 Under 30 Europe nella categoria Science & Healthcare ed è stata nominata per il Premio Eit Woman.

In Polonia, la lista delle 100 donne più influenti stilata dalla rivista Forbes include Magdalena Jander, PhD, Ceo e co-fondatrice di UVera, vincitrice dei premi Eit Health Catapult e InnoStars, che sta sviluppando la prossima generazione di sostanze protettive sane ed ecologiche contro l’intero spettro delle radiazioni solari UV. Insieme al suo team mira a una produzione sostenibile, contribuendo anche all’economia circolare.

La start-up lituana CasZyme, fondata da donne, sta sviluppando strumenti che migliorano l’applicazione di Crispr (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) nella ricerca e nello sviluppo del gene editing. Lo strumento ha già riscosso successo nella sanità, combattendo le malattie genetiche e varie forme di cancro, oltre ad accelerare i test Covid-19.

Secondo Monika Paule, dottorato di ricerca in scienze sociali ed esperta nello sviluppo del business high-tech e nel trasferimento tecnologico nell’industria biotecnologica, “dobbiamo rimodellare l’industria biotecnologica in modo che siano favoriti entrambi i generi”. Infatti le donne nell’industria biotecnologica si dimostrano più sensibili all’utilizzo degli ultimi sviluppi nel campo ambientale. Secondo un’indagine dell’Ocse, le donne in tutto il mondo tendono ad essere più attente alle preoccupazioni ecologiche, sono più propense a riciclare, ad acquistare cibo biologico e prodotti con marchio ecologico, ad impegnarsi nel risparmio idrico ed energetico e ad usare forme di trasporto a basso consumo energetico. Questo può anche essere tradotto in idee di sostenibilità più vicine alle sensibilità femminili.

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