I conti di Xiaomi registrano una brusca battuta d’arresto nel secondo trimestre dell’anno, a causa di una importante flessione nelle vendite di smartphone. Le vendite sono complessivamente scese del 20% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, attestandosi sui 10,31 miliardi di dollari, deludendo le attese del mercato e le stime degli analisti, e accelerando il trend che si era già mostrato nel primo trimestre del 2022, quando il gigante cinese aveva registrato il suo primo calo di fatturato dai temi della quotazione.
I ricavi netti sono scesi del 67%, deludendo anche in questo caso le attese degli analisti.
“Nel mercato cinese – afferma il presidente della società, Wang Xiang – si stanno pagando le conseguenze di una recrudescenza della pandemia, la domanda è stata debole”. Quanto ai mercati esteri, Xiang ha spiegato i risultati al di sotto delle aspettative con l’aumento dei prezzi dei carburanti, i costi di produzione più alti e l’inflazione. Ma gli utili netti che sono scesi a causa anche di un aumento massiccio delle promozioni, finalizzato a esaurire le scorte di magazzino.
Il fenomeno del calo delle vendite sul mercato cinese è stato avvertito particolarmente a causa delle difficoltà che si sono registrate nel Paese per far ripartire una domanda già provata nella prima metà dell’anno – in tutte le grandi città – dagli impatti dei lockdown.
I problemi per il mercato degli smartphone hanno riguardato in generale tutta la Cina, dove le vendite sono diminuite, nel secondo trimestre dell’anno, del 10% rispetto all’anno precedente, come fotografato dai dati diffusi da Canalys. Nello spesso periodo le vendite di smartphone, da cui dipende più della metà del fatturato dell’azienda, sono diminuite per Xiaomi del 29%.
La battuta d’arresto arriva dopo un 2021 in cui Xiaomi aveva egistrato numeri da record, contando anche delle difficoltà che avevano afflitto Huawei a causa delle restrizioni decise dagli Stati Uniti. Ma le azioni della società hanno subito un calo del 40% dall’inizio del 2022 a causa del rallentamento dell’economia cinese e delle difficoltà che si sono iniziate a registrare anche sui mercati esteri.
In generale nel corso del trimestre Xiaomi ha registrato un calo dell’utile netto a 1,39 miliardi di yuan cinesi, parti a circa 200 milioni di euro, contro gli 8,27 miliardi di yuan di un anno prima. L’utile lordo nel comparto degli smartphone è sceso a 3,66 miliardi di yuan dai 6,99 miliardi di yuan dell’anno precedente, mentre le entrate in questo segmento sono scese a 42,27 miliardi di yuan da 59,09 miliardi.
Le cattive notizie per il produttore cinese di smartphone erano iniziate a cavallo di ferragosto, quando era stata resa pubblica la notizia dei problemi di sicurezza al Trusted Execution Environment (Tee) della società, l’ambiente responsabile della memorizzazione e della gestione di informazioni sensibili come chiavi e password. A lanciare l’allarme era stata un’analisi di Check Point Research (Cpr), la divisione Threat Intelligence di Check Point Software Technology, che aveva rilevato delle falle nel sistema di pagamento mobile del marchio cinese, in particolare su dispositivi dotati di chip MediaTek, per i quali l’azienda era immediatamente corsa ai ripari per evitare l’eventuale compromissione dei dispositivi di oltre un miliardo di utenti.