Yahoo! dice stop al telelavoro. Dal prossimo giugno i telelavoratori della web company non lavoreranno più da casa e dovranno presentarsi in ufficio. Lo sancisce una circolare interna all’azienda, voluta dal ceo Marissa Mayer. Per Yahoo! “lavorare in ufficio favorisce il brainstorming tra i colleghi – spiega la nota – Alcune delle migliori idee emergono chiacchierando nei corridoi o al bar, incontrando nuove persone e improvvisando meeting fra colleghi”.
Per i telelavoratori di Yahoo!, abituati a lavorare da casa senza doversi vestire in giacca e cravatta e affrontare ogni mattina il traffico o i mezzi pubblici affollati, c’è un risvolto positivo. Lavorare dalla propria abitazione infatti, secondo quanto emerso da uno studio pubblicato la scorsa settimana dai professori della Stanford University, riduce del 50% per cento la possibilità di una promozione e quindi rientrare in ufficio, se da un lato sarà più stressante, dall’altra potrà essere costruttivo per il futuro di molte persone.
Secondo quanto riportato da alcuni media americani, però, chi aveva optato per il telelavoro – permettendo di operare da casa oppure da uffici distaccati in città dove Yahoo! non ha una sede – dovrà decidere se accettare le nuove direttive oppure licenziarsi. Le centinaia di dipendenti “colpiti” dalla decisione di Mayer si sono detti “furiosi”, soprattutto poiché dicono di essere stati assunti proprio con il presupposto di poter lavorare in modo più flessibile.
La decisione della Mayer non convince gli analisti. Secondo Brad Harrington, direttore esecutivo del Boston College Center for Work & Family “le persone che lavorano da casa tendono ad avere meno stress e sono più produttivi, in parte perché non devono investire tempo e denaro in spostamenti, in parte perché riescono a conciliare il bisogno di lavorare con la cura della famiglia o di altre situazioni personali”.
Negli Usa la quota di dipendenti che lavora da casa almeno una volta alla settimana è aumentata del 9,5% nel 2010 dal 7% registrato nel lontano 1997, secondo l’Us Census Bureau. La stessa Mayer, diventata ceo di Yahoo! lo scorso anno, ha lavorato da casa per tutto il mese di ottobre dopo la nascita del suo primo figlio.
“La notizia della decisione della nuova ceo di Yahoo! di disinvestire sul telelavoro è un segnale importante, che merita un’analisi – sottolinea Cristiano Radaelli, presidente di Anitec – Come associazione sosteniamo da tempo forme di lavoro in mobilità per promuovere l’efficienza e ottimizzare i risultati, con un occhio importante sulla qualità della vita nel mondo del lavoro. Siamo però d’accordo sul fatto che sia necessario gestire queste forme di organizzazione alternativa del lavoro con saggezza ed equilibrio: l’esperienza maturata in molte nostre aziende mostra che il lavoro in mobilità dà grandi vantaggi, perché permette una gestione flessibile del proprio tempo, a patto che non venga perso il rapporto con l’azienda”.
“Se un collaboratore non viene mai in ufficio, rischia di perdere contatto con i valori aziendali e di non sentirsi più, né di essere sentito dai colleghi, come parte della squadra. Il lavoro in mobilità è un grande strumento per raggiungere un compresso positivo tra qualità della vita e impegno aziendale, ma non deve essere foriero di alienazione dal contesto sociale e umano del lavorare – conclude Radaelli – La chiave della sua applicazione con successo è riuscire a sviluppare motivazione e spirito di squadra, utilizzando le tecnologie digitali, senza rinunciare però al necessario rapporto interpersonale diretto”.