IL TAKEOVER

Yahoo-Verizon prepara la nuova squadra: si punta su McInerney

Il consigliere d’amministrazione si occuperà della filiale Japan e della quota in Alibaba che non passeranno al gigante Usa delle Tlc a seguito della cessione. Marissa Mayer resterà in carica fino al closing

Pubblicato il 13 Mar 2017

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Sarà Thomas McInerney a guidare ciò che rimarrà di Yahoo dopo la cessione a Verizon communications delle attività “core”. McInerney, 52 anni, ex direttore finanziario di Iac/InterActive e membro del Cda di Yahoo dal 2012, sarà alla guida di Yahoo Japan e si occuperà della quota in Alibaba Group. Intanto l’attuale amministratore delegato, Marissa Mayer, resterà in carica fino al closing, poi lascerà anche il Cda. Poco chiaro il suo futuro una volta che Yahoo diventerà parte di Verizon, sebbene lei abbia detto di “avere in programma di restare”.

La scelta, riporta il Wall street journal, è stata comunicata insieme a una nota preliminare in cui si chiede agli azionisti di votare a favore dell’accordo rivisto a 4,48 miliardi di dollari per cedere le attività “core”, quelle legate a internet, a Verizon. Dopo la vendita Yahoo cambierà nome in Altbaba e s’incentrerà sulla partecipazione nella cinese Alibaba, la quale da sala vele più di tutte le atre attività di Yahoo.
Il gigante Usa delle telecomunicazioni aveva annunciato a fine febbraio di aver abbassato l’offerta iniziale per il takeover sulla Internet company, a causa dei giganteschi attacchi hacker subiti fra il 2013 e il 2014. La cifra inizialmente pattuita, pari a 4,83 miliardi di dollari, è scesa a quota 4,48 miliardi con uno “sconto” di 350 milioni, superiore alle indiscrezioni circolate. Il nuovo capitolo dell’affaire Verizon-Yahoo era in parte atteso, visti gli ingenti furti di dati subiti da Yahoo e resi pubblici solo a distanza di 2-3 anni.

Poche settimane dopo l’annuncio dell’accordo M&A, nel settembre del 2016 Yahoo aveva dovuto ammettere di essere stata vittima di un cyberattacco che ha provocato il furto dei dati di circa 500 milioni di persone. Poi, a dicembre, la nuova rivelazione: il gruppo californiano era stato attaccato anche nel 2013. In quell’occasione erano stati colpiti oltre 150 mila tra funzionari della Casa Bianca, membri del Congresso, militari, uomini dell’Fbi, agenti della Cia e della Nsa oltre che responsabili dell’ufficio del Director of National Intelligence.

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