Younited Credit sbarca in Italia. Gamaleri: “Oltre il social lending”

Lanciata la piattaforma online di credito al consumo già leader in Francia. L’Ad a CorCom: “Operiamo come banca e offriamo più garanzie, senza bisogno di andare in filiale. Nel 2017 scaleremo il mercato italiano”

Pubblicato il 29 Apr 2016

Andrea Frollà

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Un’evoluzione del social lending. Il ceo di Younited Credit, Tommaso Gamaleri, definisce così nell’intervista a CorCom il servizio online di credito al consumo lanciato dalla compagnia dopo il successo ottenuto in Francia. Nata nel 2011 con il brand Prêt d’Union per mano dei tre soci fondatori Charles Egly, Geoffroy Guigou e Thomas Beylot, la società si è distinta già nel primo anno di vita fra le startup fintech di successo, erogando 11 milioni di euro di prestiti alle famiglie francesi. Appena 1 in meno di quelli erogati nel solo mese di marzo 2016 che hanno portato il dato complessivo a 300 milioni prestati a oltre 33mila famiglie, consegnando a Younited Credit la leadership in terra transalpina. Proprio il successo francese ha spinto la società a sbarcare in Italia, che sarà il mercato pilota di un più grande processo di espansione che proseguirà nei prossimi mesi in Spagna.

Ci sono tanti tratti in comune fra Francia, Italia e Spagna. Soprattutto la clientela italiana da Roma in su è paragonabile a quella dell’asse Marsiglia-Parigi e della Spagna del Nord “, spiega l’amministratore delegato delineando le tappe di apertura della piattaforma online, i dettagli del suo funzionamento e gli obiettivi futuri della compagnia francese.

Perché dopo la Francia avete deciso di espandervi in Europa partendo dall’Italia?

L’obiettivo è quello di creare anche in Europa una piattaforma online su scala pan-europa. Ci sono tanti tratti in comune fra Francia, Italia e Spagna, soprattutto la clientela italiana da Roma in su è paragonabile a quella dell’asse Marsiglia-Parigi e della Spagna del Nord. L’Italia in particolare è il mercato pilota di questa nostra europeizzazione perché è il 4° mercato in Europa del credito al consumo con tassi attorno al 9%. È soprattutto un paese in cui la penetrazione dell’online è molto bassa e approfondendo questo dato abbiamo scoperto che il 70% degli italiani si informa online e poi è quasi obbligato ad andare in filiale.

In Francia Younited Credit ha erogato prestiti per 300 milioni a più di 33mila famiglie

Chi sono i vostri clienti?

Sul lato richiedente prestito, ci rivolgiamo alle famiglie italiane. Per quel che riguarda gli investitori, apriremo l’offerta in Italia alla fine del 2016. Quest’anno ci dedicheremo ai richiedenti mettendo a loro disposizione la piattaforma. Una volta rodata tutta la macchina, il sistema diventerà totalmente aperto con modalità di cui dobbiamo definire i dettagli. A differenza dalle altre piattaforme italiane, noi operiamo come una banca e questo offre agli investitori un fondo di investimento in credito al consumo che ha il vantaggio di dare la possibilità di diversificare l’investimento fra una molteplicità di consumatori.

La piattaforma è già accessibile ai richiedenti, mentre lo sarà agli investitori solo dal 2017. In questo arco di tempo è già possibile richiedere prestiti?

Assolutamente sì. Soddisferemo tutte le richieste da qui alla fine dell’anno con la liquidità messa a disposizione dagli investitori francesi e non ci sarà impegno del nostro capitale. La nostra offerta è remotizzata, ma non ancora integralmente digitale. Nei prossimi 8-12 mesi introdurremo la firma digitale. Nella seconda parte dell’anno rilasceremo una versione aggiornata del sito web ancor più user-friendly e responsive.

Oltre ad essere una banca e non un operatore di social lending vigilato da Banca d’Italia, ci sono altri fattori che vi differenziano ulteriormente dai competitor?

Siamo l’evoluzione del social lending (prestiti online fra privati, ndr). Ci definiamo un marketplace del credito perché soprattutto sul fronte investitore siamo aperti non solo ai privati ma anche agli investitori istituzionali, specialmente quelli che hanno una finalità sociale come i fondi pensione. Questo ci consentirà in Italia come già avviene per la Francia di avere anche un eccesso di offerte e soddisfare così più richieste a tassi più bassi.

Per quel che riguarda i prestiti, prevedete la possibilità di rimodularli in corso?

Al momento seguiamo il prodotto francese, quindi per ora no ma studieremo forme di flessibilità sulla base delle caratteristiche del mercato. La nostra offerta è chiara. Si tratta di prestiti a rata fissa, senza costi nascosti o clausole revolving. L’interesse va all’investitore e la piattaforma applica una fee a copertura dei costi di gestione.

Avete previsto un fondo di tutela per l’investitore in caso di insolvenza del richiedente?

Il fatto di avere dei fondi di investimento diversifica il rischio già all’interno del prodotto finanziario. Quindi non ce n’è bisogno.

L'Ad Gamaleri: "Stiamo studiando la possibilità di offrire una diversificazione degli investimenti su base geografica"

La piattaforma italiana opera in modo separato da quella francese? O l’investitore italiano può mettere i soldi anche sul mercato del credito francese e viceversa?

Questo lo definiremo ed è un ottimo punto. Probabilmente sì, l’idea è quella di fare in modo che l’investitore europeo possa investire su diversi mercati. Quindi una diversificazione non solo sugli asset class, ma anche su base geografica.

Per quel che riguarda l’autorizzazione, avete incontrato particolari problemi in Italia?

No, fortunatamente la licenza bancaria, una volta rilasciata da un paese europeo, può liberamente circolare in tutta l’Ue dopo un processo di passaportaggio. Abbiamo incontrato un terremo molto fluido con la Banca di Francia, con la Banca d’Italia e la Bce.

Vi siete posti degli obiettivi da centrare nei prossimi 2 anni?

Il 2016 sarà un anno di rodaggio e punteremo a soddisfare più richieste possibile. Nel 2017 cercheremo di scalare il mercato diffondendo la nostra modalità alternativa di offrire un prestito.

Come proseguirà l’espansione all’estero?

Dopo Francia, Italia e Spagna vogliamo svilupparci ulteriormente in Europa con l’obiettivo di creare un vero e proprio hub. L’Italia ad esempio è un polo che può servire facilmente i mercati dell’Est Europa, i Balcani e l’estremo Sud del Continente.

Non avete un’app. Arriverà?

È un’ottima idea, che potrebbe dare ancora più spinta a tutto il circuito. Penso ad esempio all’upload dei documenti. Ci stiamo pensando.

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