“Nel 2009 a seguire le attività di Veeam per l’Italia c’era una sola persona, e lavorava da remoto. Nel 2010 l’azienda si è insediata in Italia in modo più strutturato. E’ indicativo il fatto che nell’anno appena trascorso abbiamo impiegato un giorno a realizzare il fatturato dell’intero 2009, e 15 giorni per ottenere quello del 2010”.
A parlare è Albert Zammar, country manager per l’Italia di Veeam, multinazionale con sede in Svizzera specializzata nel data protection e data management per le infrastrutture IT di ultima generazione, che vive da 5 anni un periodo di crescita ininterrotta.
Zammar, qual è l’importanza della trasformazione digitale per l’Italia, e quale ruolo può svolgere Veeam in questo processo?
L’Italia, con gli sforzi del Governo concentrati sull’Agenda digitale e sulla riforma della pubblica amministrazione, sta affrontando la sfida della semplificazione del rapporto tra Stato e cittadini: l’obiettivo di arrivare a fare a meno della carta e di offrire servizi paperless, consentendo l’accesso in tempo reale a qualsiasi tipo di informazione è uno dei grandi scenari di modernizzazione per il Paese. Si tratta di arrivare al potenziamento e alla semplificazione delle infrastrutture, che passa obbligatoriamente dall’ammodernamento delle infrastrutture stesse, dei sistemi di storage, e delle soluzioni per poter analizzare i dati e trarne indicazioni preziose. E’ un percorso difficile, soprattutto se si considerano i budget che la PA ha a disposizione, e i tempi di cui ha per forza di cose bisogno.
Veeam è al quinto anno di attività in Italia. Cosa è cambiato dal vostro arrivo?
Questa azienda è nata su un principio: la discontinuità rispetto alle soluzioni di data management e data protection, che fino a pochi anni fa erano principalmente basate su infrastrutture fisiche. Proprio nel 2006, quando l’azienda è stata fondata, si iniziava a parlare di virtualizzazione, di nuovi data center con soluzioni automatizzate e di cloud. Le aziende iniziavano a trovarsi di fronte alla scelta se “fare tutto in casa” o avvalersi di infrastrutture e applicativi forniti da terzi. In questo contesto abbiamo trovato il favore del mercato costituendo una nuova piattaforma nativamente pensata per le infrastrutture virtuali. Il timing è stato il primo mattone del successo. In più, le caratteristiche della nostra suite di avalaibilitty consentono di fare una serie di operazioni che prima non erano previste, a partire dall’instant recovery, la possibilità cioè di riavviare i sistemi e avere a disposizione tutte le informazioni in tempi rapidissimi in caso di incidenti o guasti: avere sempre la certezza che anche in caso di guasti la mia soluzione di protezione sia sempre funzionante. In più, chi si rivolge a Veeam ha la possibilità di testare le soluzioni in ambienti di prova, e dispone di strumenti per la definizione dei modelli di capacity planning: in questo modo si possono definire gli scenari evolutivi, allocare in modo opportuno le risorse per le esigenze future, anche disinvestendo nei settori in cui i dati dimostrano che ci sarà meno necessità.
Siete impegnati nella sicurezza e nel garantire l’always on business. Quali sono le soluzioni più significative in questo campo?
Permettere alle aziende di essere operative senza interruzione di servizio, senza discontinuità, e avendo la certezza di non perdere dati, è un requisito fondamentale, soprattutto oggi, quando tutti hanno l’obiettivo di competere sui mercati internazionali grazie alle possibilità offerte dal digitale. Questo rende necessario per un’azienda l’essere sempre operativa, 24 ore su 24 e sette giorni su sette. Quanto alla sicurezza, abbiamo sviluppato soluzioni di encription studiate sulle esigenze dei nostri clienti, che garantiscono la protezione dei dati secondo gli standard più avanzati per gli ambienti virtuali.
Che risposte avete riscontrato alle vostre soluzioni nella PA e tra le aziende?
Gli 8mila clienti attuali dimostrano che c’è stata attenzione e gradimento, la risposta è positiva. Tante pubbliche amministrazioni locali sono già nostre clienti: Asl, piccoli comuni, Regioni. Uno dei motivi è il rapporto costi-benefici, la possibilità di implementare soluzioni anche in tempi brevi, il fatto che forniamo assistenza tecnica di alto livello. E poi il fatto che per la vendita ci avvaliamo di partner certificati e riconosciuti, in un ecosistema forte e coeso.
Negli ultimi mesi avete commissionato una survey sulle esigenze dei cio a livello internazionale. Come ne è emersa l’Italia?
Il mercato italiano è in linea con il resto d’Europa centro-meridionale, mentre i paesi del Nord sono generalmente più evoluti. Il sondaggio che abbiamo commissionato a Vanson Bourne inoltre dimostra c’è un Gap tra ciò che i Cio si aspettano e quello che hanno: avrebbero bisogno di ripristinare il servizio, in caso di guasti, nel giro di 15 minuti, ma nella maggior parte dei casi ancora oggi si può attendere più di un’ora per riportare i sistemi alla completa operatività.