Il roaming like home voluto dall’Europa? Rischia di diventare una bomba a orologeria sotto la sedia degli operatori mobili virtuali. Lo dice la società d’analisi Strand Consult, secondo cui Parlamento e Commissione Ue hanno varato la norma senza però effettuare analisi industriali abbastanza accurate. E oltretutto contraddicendo le proprie politiche di sostegno agli operatori virtuali per sostenere la concorrenza “Margrethe Vestager – scrive il sito John Strand – dovrebbe prepararsi meglio sul mercato delle Tlc”. Nonostante il modello del roaming like home sia duro per tutta l’industria che ha registrato negli anni un forte declino dell’Arpu, per gli Mvno la situazione è ancora meno rosea perché meno equipaggiati a reagire alle nuove regole.
Non si tiene conto inoltre delle enormi differenze di costo nei 28 stati membro per lo spettro radio, la realizzazione di reti e l’acquisizione dei clienti. Inoltre ogni nazione europea ha un diverso insieme di requisiti contrattuali. I clienti devono abbonarsi per 24 mesi in alcuni paesi, in altri per 6 mesi. Eppure l’Europa ritiene che le nuove regole debbano andare bene per tutti, al di là delle differenze nei costi di base.
L’effetto prevedibile del roaming è che gli europei avranno prezzi più bassi quando “roam”, ma più alti quando sono a casa. In altre parole, l’Unione europea sta barattando prezzi più convenienti per 12 giorni l’anno (quando si è in vacanza all’estero), con prezzi più alti per 353 giorni all’anno nel paese in cui si vive e lavora. “La mente di questa idea – scrive Strand – è il parlamentare UE Jens Rohde”.
Già ora Irlanda, Danimarca e Norvegia stanno assistendo a un rialzo dei prezzi su alcune offerte via via che si accingono a eliminare il roaming. Ma ulteriori aumenti sono vicini in attesa dell’entrata in vigore del regolamento.
Come scriveva già prima del varo delle nuove norme “la maggior parte degli europei garantisce agli operatori un Arpu mensile che vale meno del prezzo di tre cappuccini allo Starbucks”. La posizione di Strand Consult è che esiste ampio spazio per abusi e arbitrarierà nei contratti mobili in Ue. La Commissione riconosce questo problema ma non ha la soluzione – che sarebbe, secondo Strand, creare reti pan-europee: secondo l’Ue, invece, ogni Stato si deve occupare di vigilare sui contratti mobili. Il roaming si potrebbe eliminare se le telco europee potessero avere le dimensioni di quelle in Usa o Cina, con reti che coprono l’intera unione. E’ di questo che l’Europa ha bisogno, secondo Strand: reti su tutto il continente, economie di scala e dunque consolidamento. “Non ci sorprende che più della metà di tutte le Sim Usa sia su 4G/Lte, mentre in Ue sono meno di un terzo. La Commissione europea sogna il Digital Single Market ma la realtà è che si sono ancora 27 mercati, tutti diversi per lingua, presenza di incumbent e nuovi entranti, norme su spettro, tasse e contratti, e con costi diversi per gli operatori per portare il traffico mobile agli utenti. L’Ue vuole che i prezzi mobili siano uguali nei 27 Paesi? Allora dovrebbe permettere ai prezzi di evolvere con le forze di mercato che spingono al consolidamento e non usare una pianificazione centrale di stile sovietico”.