“Il piano di incentivi per la diffusione della Banda Larga varato dai governi Renzi e Gentiloni può essere considerato un successo con il quale l’Italia potrà recuperare competitività e stimolare ulteriormente lo sviluppo industriale sul territorio, potendo contare su una infrastruttura di connettività moderna ed efficiente – spiega Pedro García Martín, amministratore delegato di Indra Italia – Adesso, avendo creato le condizioni per erogare servizi di connettività di ultima generazione, è necessario indirizzare i prossimi investimenti per stimolare la domanda di servizi evoluti che potranno beneficiare delle moderne infrastrutture, così da mettere in moto un circolo virtuoso di domanda e offerta che può solo far bene al nostro sistema paese ed alla sua trasformazione digitale”.
Le infrastrutture da sole non bastano, è necessario anche lo sviluppo dei servizi digitali. Concorda? Come la politica può favorire la digitalizzazione di imprese, pubblica amministrazione, cittadini?
Assolutamente sì. Il primo esempio deve venire dai servizi pubblici, con un modello di switch off verso il digitale, così come è stato fatto per la tv con il passaggio dall’analogico al digitale, incentivando la popolazione a usare solo il servizio digitale perché rende più semplice la vita al cittadino.
L’Italia ha detto di volere essere all’avanguardia in Europa sul 5G tanto da sperimentarne i servizi in 5 città. La convince tale enfasi?
Il futuro è nel 5G. Non è uno slogan, né una rincorsa all’ultima tecnologia wireless, ma una reale necessità dettata dai nuovi scenari di integrazione tra mondi sempre più convergenti ed inter-operanti. Non è solo l’uso crescente di dispositivi intelligenti che sta spingendo l’industria delle telecomunicazioni a accelerare la ricerca per la prossima generazione di tecnologia wireless: 5G è anche in fase di sviluppo per supportare un’ampia gamma di applicazioni M2M e IoT. Tra queste ci sono servizi e applicazioni che permetteranno auto e veicoli senza conducente veramente connessi. Il mondo automotive sarà quindi ancora una volta traino per l’innovazione. Il 5G con le sue caratteristiche di connessione ad alta velocità, grande disponibilità di banda, tempi ridotti di latenza e capillarità sul territorio, ha un ruolo chiave nel consentire veicoli senza conducente per supportare i nuovi modelli di V2V (vehicle to vehicle) e V2I (vehicle to infrastructure). Guardando al futuro, il nuovo ecosistema creerà sfide e opportunità che l’industria non ha mai dovuto affrontare prima; le imprese che sapranno sposare il modello collaborativo, troveranno terreno solido per il successo a lungo termine e la leadership del settore.
A quali condizioni l’Italia può effettivamente diventare leader nel 5G?
L’iniziativa del MISE per la sperimentazione del 5G, è secondo me la via giusta per privilegiare la creazione di ecosistemi basati sulla collaborazione tra pubblico e privato, e che potranno beneficiare delle nuove possibilità fornite dal 5G. Questi ecosistemi, alla base delle smart city e di industry 4.0, permetteranno all’Italia di essere leader nel 5G.
Siamo prossimi alle aste delle frequenze sul 5G. Quali sono gli obiettivi da privilegiare? La massimizzazione delle entrate pubbliche? L’ingresso di nuovi player? Gli investimenti nelle reti consentendo una rapida infrastrutturazione ne del 5G?
L’obiettivo principale deve essere la digitalizzazione, del pubblico e del privato, dai cittadini alle imprese, alla pubblica amministrazione. Stimolare la domanda è il modo migliore per accelerare l’adozione del 5G, e la priorità da perseguire con gli investimenti sostenibili con le aste sulle frequenze 5G.
Cosa dovrà fare il nuovo governo per favorire l’uso e i servizi delle reti 5G?
Stimolare la domanda oggi deve essere la priorità, per far si che gli investimenti fatti sulle infrastrutture producano i benefici attesi ed accelerino la digitalizzazione del sistema Italia, creando nuove opportunità di lavoro, di business e soprattutto migliorare l’esperienza quotidiana del cittadino. Questo significa investimenti nei servizi erogabili dalle infrastrutture pubbliche quali le Smart City, le Smart Community, e sostegno degli investimenti privati come già oggi il governo sta facendo con Industry 4.0. Alla fine l’obiettivo deve essere migliorare il nostro digital journey attraverso gli ecosistemi digitali.
Rete fissa e rete mobile vanno sempre più integrandosi. È immaginabile un modello di rete condiviso tra operatori? A che condizioni?
Garantire pari condizioni di accesso e di servizio. Il modello auspicato deve essere un modello “bilanciato”, in cui sia gli operatori che accedono alla rete per erogare i propri servizi che gli utenti finali che desiderano usufruire di questi servizi possano beneficiare tutti degli stessi livelli di qualità, disponibilità e prezzi, o viceversa prevedere costi diversi in funzione delle diverse condizioni disponibili: ad esempio pagare in funzione della reale banda disponibile, indipendentemente dalla infrastruttura di trasporto rame o fibra.