INNOVAZIONE

Lavoro 4.0, Camusso: “Troppo potere a Google e Amazon: la sfida è contrattare l’algoritmo”

La segretaria della Cgil delinea la strategie del sindacato per governare la digital transformation: “La concentrazione di potere in mano a poche aziende non ha precedenti nella storia delle rivoluzioni industriali. Serve rivitalizzare il ruolo delle parti sociali per rimettere l’occupazione di qualità al centro. Formazione continua chiave di volta”. Investimenti pubblici volano di sviluppo

Pubblicato il 01 Feb 2018

camusso

“La tecnologia crea possibilità e potenziale, ma in fin dei conti il futuro che ci aspetta dipenderà dalle scelte che facciamo”. Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, cita Brynjoljosson e McAfee per delineare la strategia che, secondo il sindacato, va messa in campo per governare la digital transformation. Il tema è stato al centro della conferenza programmatica della Cgil, “Buon Lavoro. Governare l’innovazione, contrattare la digitalizzazione”.

“Governare chiede scelte anche progettuali della politica a tutti i livelli, ma altrettanto servono scelte del mondo del lavoro organizzato, nel Paese, in Europa, nel Mondo – evidenzia Camusso – Su questo terreno molto, moltissimo c’è ancora da fare. Per questo a partire da noi, serve determinare come il nostro strumento principe, la contrattazione, può e deve svilupparsi”.

Non è sufficiente celebrare il nuovo. “Dietro la modernità, l’innovazione del grande distributore, ci sono anche e soprattutto modi antichi di lavoro, niente affatto immateriali – avverte – La concentrazione di potere nelle mani di pochissime aziende, sono note da Google a Facebook, da Amazon a Microsoft, non ha precedenti nella storia delle rivoluzioni industriali. Propone questioni più radicali ancora di quelle sollevate dalla nascita della rete. Hanno un potere più forte degli Stati e la sola leva fiscale (che non li spaventa, anzi gli dà dimensione di beneficenza caritatevole) non affronta i nodi democratici né quelli delle diseguaglianze”.

Da questa descrizione dei mezzi, nuovi, di produzione, e della loro influenza sulla qualità della società ed ovviamente del lavoro, la segretaria della Cgil trae prima conseguenza. “Non si può star fuori dall’innovazione, anzi abbiamo bisogno di uscire dalla lentezza del nostro paese, dobbiamo accelerare gli investimenti in ricerca e in produzione di tecnologie”, dice.

Ma non solo incentivando gli investimenti privati: c’è un grande tema di investimento pubblico. “Servono investimenti in ricerca per definire un modello sociale e per riequilibrare anche il sistema produttivo privato, dove la prevalenza delle Pmi  solleva con forza il tema del trasferimento tecnologico – puntualizza – Sono questi i nodi ineludibili per un processo di diffusione ed accelerazione dell’innovazione”.

In questo contesto bisogna governare le scelte, orientare la tecnologia, se si vuole proporre una visione di paese: “Si delinea con qualche nettezza una prima funzione della contrattazione; della contrattazione tutta: di categoria, di settore, quella aziendale, quella sociale e quella territoriale.  Occorre ricominciare a contrattare gli investimenti ad ogni livello, contrattare lucidamente e senza farsi prendere dall’emozione del nuovo, non subire il fascino, ma avere lo sguardo lungo, comprendere gli effetti per costruire le risposte”. E questo richiede un ripensamento della contrattazione, perché la diminuzione, la perdita di lavoro c’è e potrebbe aumentare in un futuro non troppo remoto.

Ci si propone una sorta di rivoluzione culturale nell’approccio alla contrattazione, che ha bisogno di formazione, di uno sguardo sempre rivolto in avanti – sottolinea Camusso – Sulla qualità del lavoro, sull’organizzazione del lavoro e sui luoghi del lavoro, oltre che sul mercato del lavoro. Perché tra gli effetti che produce e produrrà l’innovazione, cambiano i luoghi dove si lavora. Cambiano le relazioni, si smaterializzano dei luoghi, se ne formano altri, cambia il peso delle lavorazioni nella catena della produzione, si amplia il servizio collegato al prodotto”.

Ma cosa contrattare? L’algoritmo prima di tutto. “L’algoritmo non è un’immagine, è sostanza, e non riguarda solo le piattaforme – spiega – L’algoritmo è la formula che elabora dati sulla base di input, determina orari, flussi di produzione, mobilità delle mansioni, punizioni se non reggi certi ritmi o usufruisci delle ferie maturate”.

Ma dentro questo processo cosa contrattare nello specifico? “La formazione – risponde Camusso – La formazione come un diritto individuale e collettivo al centro della contrattazione. Perché i lavoratori non debbano subire marginalizzazioni nel ciclo produttivo, per riconvertire, per sviluppare potenzialità e nuovo lavoro”. Contestualmente bisogna intervenite seriamente  sul potenziamento del sistema duale scuola-impresa. “L’alternanza scuola lavoro, percorso che deve essere a sua volta oggetto di contrattazione, deve divebtare un percorso didattico, non deve essere un periodo di prova non retribuito. Un percorso didattico in luoghi di lavoro ha proprio la funzione di confrontarsi con quelle trasversalità che la conoscenza in era digitale propone”.

Per la Cgil istruzione e formazione sono fondamentali anche per affrontare domande nuove di democrazia e libertà che l’innovazione tecnologica e l’uso dei dati propongono. “Servono competenze trasversali e specializzazione. Abbiamo probabilmente bisogno di una vera e propria nuova stagione di alfabetizzazione di massa – conclude Camusso – Maggior istruzione è una delle condizioni per un paese innovato. Abbiamo bisogno di innalzare il tempo di studio, l’obbligo, ma anche aumentare le iscrizioni all’università. Non c’è separazione possibile tra digitalizzazione e conoscenza. E senza istruzione e conoscenza diffusa saremo sempre più incapaci di affermare processi di innovazione”.

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