L’ok preliminare è arrivato dal consiglio dei ministri che si è svolto questa mattina, che ha approvato la cosiddetta “legge di delegazione europee 2019”. Si tratta delle delega al Governo per i recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea che contiene, tra le principali direttive da attuare, il cosiddetto codice europeo delle comunicazioni elettroniche, che – si legge in una nota di Palazzo Chigi – “stabilisce un quadro aggiornato ed armonizzato della disciplina delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica e delle risorse e dei servizi correlati”.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge su proposta del ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola. Tra le altre misure il pachetto comprende anche la cosiddetta “direttiva Smav” il rafforzamento della tutela dei minori e dei consumatori, la lotta contro l’incitamento all’odio in tutti i contenuti audiovisivi, lo sviluppo dell’alfabetizzazione mediatica, l’accessibilità ai contenuti digitali da parte delle persone con disabilità, la direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, la direttiva in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare, quella sulla capacità di assorbimento di perdite e di ricapitalizzazione degli enti creditizi e delle imprese di investimento e quella sul mercato interno dell’energia elettrica.
Ma cosa prevede in concreto il codice europeo sulle Tlc? Si tratta del pacchetto che rappresenta uno dei passi che completano la riforma delle tlc lanciata dalla Commissione europea nel 2015 e che porta il Vecchio Continente nell’era del 5G. A giugno era stato raggiunto un accordo tra Parlamento, Commissione e Consiglio e a luglio la commissione ha dato il via libera. Tra le novità un tetto massimo per le chiamate all’interno della Ue, lo sviluppo del 5G, il sostegno agli investimenti nella banda larga ultraveloce. Si prevede che gli Stati membri facilitino l’introduzione del 5G, mettendo a disposizione uno spettro adeguato entro il 2020 per raggiungere l’obiettivo della “Roadmap UE 5G“: una rete di quinta generazione mobile in almeno una delle principali città di ogni Paese dell’Ue entro due anni.
Tra i pilastri del Codice europeo per le comunicazioni elettroniche ci sono incentivi per gli investimenti in fibra per gli operatori wholesale only e facilitazioni per il co-investimento in reti. E ancora licenze d’uso ventennali per le frequenze. Arriveranno nuove regole per gli over the top ma è previsto anche un taglio dei costi delle chiamate internazionali all’interno della Ue: per la prima volta viene stabilito un tetto di 19 centesimi al minuto e di 6 centesimi per gli sms.
La normativa, inoltre, protegge meglio gli utenti di smartphone, compresi gli utenti di servizi basati sul web (Skype, WhatsApp, ecc.) e rafforza i requisiti di sicurezza, inclusa la crittografia. Introduce il diritto di conservare il proprio numero di telefono fino a un mese dalla rescissione del contratto e il diritto al rimborso del credito prepagato non utilizzato al momento della risoluzione del contratto, nonché un indennizzo in caso di ritardo o abuso nel passaggio a un altro operatore.
In caso di grave emergenza o catastrofe, i cittadini colpiti potranno essere avvisati tramite sms o applicazioni mobili. Gli Stati membri avranno 3 anni e mezzo di tempo per mettere in funzione il sistema dopo l’entrata in vigore della direttiva.
Nel dettaglio, per il mercato telecom le nuove norme hanno l’intenzione di stimolare gli investimenti di rete continuando a tutelare la concorrenza e gli interessi degli utenti finali. Il Codice prevede nuove opportunità per i regolatori nazionali di accedere alle infrastrutture civili e ad elementi essenziali della rete; agevolazioni per il co-investimento nelle reti in fibra; periodi più lunghi di market review per le decisioni regolatorie ex ante (cinque anni anziché tre) per offrire maggiori certezze agli operatori. Al tempo stesso, sarà possibile regolare due operatori di rete dominanti sullo stesso mercato e la Commissione Ue si riserva il diritto di fissare la stessa tariffa di terminazione voce per tutta l’Ue.