SCENARI

Copyright, il Parlamento europeo blocca la riforma. Il voto slitta a settembre

Con 318 eurodeputati contrari e 278 a favore l’avvio dei negoziati non incassa il sì di Strasburgo. Discussione rimandata alla prossima plenaria di settembre. Il vp al Digital Single Market Ansip: “Ora basta con gli slogan, cerchiamo soluzioni”

Pubblicato il 05 Lug 2018

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Il Parlamento europeo ha respinto la proposta di direttiva per la riforma Ue del diritto d’autore (copyright) votando contro l’avvio di negoziati fra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla proposta di direttiva. 318 eurodeputati hanno votato contro il testo alla base della trattativa, 278 si sono pronunciati a favore, 31 si sono astenuti. A questo punto il testo con gli emendamenti sarà discusso, emendato e e votato dal Parlamento in seduta plenaria a settembre.

“Mi dispiace che la maggioranza dei deputati non abbia sostenuto la posizione che io e la commissione giuridica abbiamo preparato – il commento del relatore del provvedimento Axel Voss (Ppe) -. Ma ciò fa parte del processo democratico. Torneremo sul tema a settembre con un ulteriore valutazione per cercare di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini, aggiornando nel contempo le norme sul diritto d’autore per il moderno ambiente digitale”.

“Ora finiamola con gli slogan delle lobby e cominciamo a cercare soluzioni” il commento del vp al Digital Single Market Andrus Ansip.  “Farò il massimo per sostenere il Parlamento europeo a trovare un compromesso lungo le linee degli scopi iniziali della riforma”. Tre gli obiettivi da mantenere: “equa remunerazione degli artisti e sostegno al settore culturale, salvaguardia di libero dibatto online e creazione, Terzo, “spazio d’innovazione per l’economia digitale”.

“E’ il segnale tangibile – commenta il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio – che finalmente qualcosa sta cambiando a livello europeo. Il governo continuerà ad essere parte attiva durante il prosieguo del dibattito sulla direttiva sul copyright al fine di rimuovere definitivamente gli articoli 11 e 13 che ritiene portatori di due concetti inaccettabili quali: il diritto per i grandi editori di autorizzare o bloccare l’utilizzo delle loro pubblicazioni, introducendo di fatto una “link tax”, e la possibilità concessa alle società che danno accesso a grandi quantità di dati di adottare misure per controllare ex ante tutti i contenuti caricati dagli utenti”.

Wikipedia Italia torna in chiaro dopo il rinvio: “Il vero risultato di questa votazione – dice il portavoce di Wikimedia Italia Maurizio Codogno – è avere riconosciuto che il tema del Copyright è così importante da meritare un esame attento da parte di tutto il Parlamento europeo. Sono certo che la discussione nei prossimi mesi porterà a una direttiva che abbia davvero a cuore la tutela dei diritti di tutti, dai piccoli produttori indipendenti di contenuti ai grandi editori, e soprattutto permetta a chiunque di avere un accesso libero e legale all’informazione e alla conoscenza”.

Di opposto avviso l’associazione italiana degli editori: “Grande occasione mancata – dice il presidente Aie Ricardo Franco Levi -. Il diritto d’autore è libertà. Con la votazione di oggi non si è affermata la sua funzione: da domani il web sarà meno libero, così come lo sarà anche la società europea. Si tratta di una sconfitta culturale, ancor prima che politica”. “Le multinazionali del web, che non vogliono assumere alcuna responsabilità, né sociale, né in difesa della libertà di espressione, né legale per le violazioni dei diritti degli autori europei, hanno voluto frenare un miglioramento che avrebbe aiutato tutta l’industria culturale – ha aggiunto Levi -. Paradossale che proprio queste grandi imprese si siano opposte alla modernizzazione del diritto d’autore. Hanno vinto le pressioni a difesa di un modello di rete costituito da poche imprese che, acquisita una posizione dominante, la sfruttano a danno delle imprese creative, degli operatori minori del mondo digitale e anche dei consumatori”.

Mentre la Siae si augura che “il Parlamento europeo possa riprendere serenamente il dibattito sulla direttiva sul copyright con l’obiettivo di garantire un’effettiva protezione al lavoro degli autori, senza dover subire pressioni dovute a posizioni demagogiche”.

“Un colpo durissimo da parte del Parlamento UE al mondo della creatività italiana e continentale – dice il presidente di Confindustria Cultura Italia, Marco Polillo -: dimostra la capacità di pressione degli Over the Top nei confronti delle Istituzioni democratiche: davvero una brutta giornata per la cultura europea”.

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