L’ACCORDO

Digital Markets Act, l’Europa mette le briglie alle big tech: multe fino al 20% del fatturato

Raggiunto l’accordo tra i negoziatori del Parlamento e del Consiglio sul nuovo pacchetto di norme per contrastare le pratiche sleali e l’abuso di posizione dominante delle grandi piattaforme online. Colao: “Si crea uno spazio economico più equo e competitivo per le imprese europee”

Pubblicato il 25 Mar 2022

italia, europa

E’ arrivato il primo via libera al “Digital Markets Act” dall’incontro tra i negoziatori del Parlamento europeo e quelli del Consiglio. L’annuncio nella tarda serata di ieri dal profilo Twitter della presidenza francese del Consiglio Europeo: “Un testo innovativo e tanto atteso per garantire una concorrenza leale nei mercati digitali – recità il tweet – Il testo sarà finalizzato prossimamente e sottoposto per approvazione al Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea”. Le nuove norme dovrebbero entrare in vigore, una volta terminato l’iter legislativo, dal 2023.

Tra i primi a commentare con soddisfazione il raggiungimento dell’accordo, che è tra le prime iniziative su scala globale a regolamentare in modo completo il potere di gatekeeper delle più grandi aziende digitali, è la vicepresidente esecutiva della Commissione Ue Margrethe Vestager: “Quello che vogliamo è semplice – afferma – mercati equi anche nel digitale. Ora stiamo facendo un enorme passo avanti per arrivarci: che i mercati siano equi, aperti e contestabili. Le grandi piattaforme gatekeeper hanno impedito alle aziende e ai consumatori di beneficiare dei vantaggi dei mercati digitali competitivi. I guardiani dovranno ora rispettare una serie ben definita di obblighi e divieti. Questo regolamento, insieme a una forte applicazione della legge sulla concorrenza, offrirà condizioni più eque a consumatori e imprese per molti servizi digitali in tutta l’Ue”.

“L’accordo sulla legge sui mercati digitali raggiunto oggi da Commissione e Parlamento europeo segna una pietra miliare – commenta Vittorio Colao, ministro per l’innovazione tecnologica e la traformazione digitale – Questa legge crea infatti uno spazio economico più equo e competitivo per le imprese europee, stimola l’innovazione e la contendibilità nei mercati digitali, favorisce la condivisione del valore tra i diversi soggetti che partecipano all’economia digitale e aumenta le possibilità di scelta dei consumatori e dei cittadini europei”. “L’Italia – prosegue Colao – si è battuta per l’introduzione di obblighi e divieti asimmetrici e abbiamo ottenuto che ad essere qualificati come gatekeeper siano le piattaforme che offrono uno o più servizi di intermediazione di base in almeno tre stati membri, come marketplace e app store, motori di ricerca, social network, servizi cloud e servizi pubblicitari”.

Per essere considerati “gatekeeper” ed entrare nell’ambito di applicazione della legge le aziende dovranno avere una capitalizzazione di mercato minima di 75 miliardi di euro o un fatturato annuale minimo di 7,5 miliardi di euro e fornire servizi e piattaforme “core” per il digitale come social network, motori di ricerca, browser, servizi di messaggistica o social media, con un minimo di 45 milioni di utenti mensili nell’Unione Europea e 10mila utenti business annuali.

Durante la riunione del trilogo, che si è conclusa in nottata e ha visto attorno allo stesso tavolo i negoziatori del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione Ue, si è raggiunto l’accordo sul fatto che i più importanti servizi di messaggistica, come Whatsapp, Facebook Messenger e iMessage, dovranno ‘aprirsi’ e interagire con altre piattaforme più piccole se queste ultime lo chiederanno. “Gli utenti di grandi o piccole piattaforme – si legge in una nota del Parlamento europeo – dovranno avere la possibilità di scambairsi messaggi, mandare file o fare videochiamate attraverso le app di messaggistica, avendo a disposizione tutte le scelte possibili”. Per quanto riguarda l’obbligo di interoperabilità tra i social network, i legislatori europei sis ono trovati d0accordo sul fatto che questo obiettivo potrà essere aggiunto in futuro”.

Quanto al’utilizzo dei dati personali degli utenti a fini si marketing, il Digital Markets Act dispone che questo possa avvenire soltanto con l’esplicito consenso degli interessati ai gatekeeper, e che gli utenti possano scegliere liberamente browser, assistenti virtuali e motori di ricerca. I gatekeeper che non rispetteranno queste norme potranno vedersi imporre dalla Commissione europea sanzioni fino al 10% del fatturato globale dell’anno precedente, che può arrivare fino al 20% in caso di reiterazione delle pratiche scorrette. Viene inoltre introdotta la possibilità di vietare le fusioni societarie in caso di “violazioni sistematiche” delle regole.

“L’accordo apre una nuova era per la regolazione nei confronti dei colossi della tecnologia su scala globale – afferma Andreas Schwab, relatore del provvedimento per la commissione Mercato Interno e protezione dei Consumatori del Parlamento Europeo – Il Digital Markets Act mette fine alle situazioni di posizione dominante delle big tech. Da ora in poi infatti dovranno dimostrare di essere aperte alla libera competizione su Internet, adeguandosi alle regole europee che mirano ad assicurare più competizione, più innovazione e più libertà di scelta per gli utenti”.

“L’Europa mette così a punto gli standard per il funzionamento dell’economia digitale del futuro – prosegue Schwab – Come Parlamento europeo abbiamo voluto assicurare che il Digital Markets Act possa portare a risultati tangibili già nell’immediato, dando ai consumatori l’opportunità i scegliere tra i servizi “core” delle big tech, senza mai perdere il controllo sui propri dati. Come risultato di queste nuove norme, gli sviluppatori potranno avere nuove opportunità, le aziende più piccole avranno più possibilità di accedere a informazioni rilevanti per le loro attività e l’online advertising diventerà più trasparente”.

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