“In Europa, regolamentiamo la tecnologia perché vogliamo che persone e imprese la abbraccino. Dobbiamo abbattere il vecchio cliché secondo cui la regolamentazione va contro l’innovazione. Tutt’altro. Le leggi esistono per mitigare i rischi e aprire mercati che sono stati chiusi. Così possiamo usare appieno la tecnologia. Così le imprese possono innovare liberamente. E così possiamo mobilitare gli investimenti pubblici e privati necessari per essere all’avanguardia, sapendo di poter fidarci della tecnologia”
Lo ha affermato il Vicepresidente Esecutivo dell’Ue Margrethe Vestager nel suo discorso su tecnologia e politica (SCARICA QUI IL TESTO INTEGRALE) tenuto all’Università di Princeton negli Stati Uniti. L’intervento è stato l’occasione per fare il punto sullo scenario internazionale legato alle tecnologie digitali, che – ha detto Vestager – “non aggiungono solo nuovi modi per noi di imparare, acquistare, creare o tenersi in contatto. Le tecnologie digitali cambiano il mondo come lo conosciamo. E vedo tre modi in cui ciò sta accadendo”.
Europa in prima linea negli sforzi per governare la tecnologia
Il riferimento è, in primis, al “dominio delle grandi piattaforme digitali“, con cui “la tecnologia sta mettendo alla prova la democrazia”. Secondo: all’“ascesa della GenAI”, con cui “la tecnologia sta mettendo alla prova l’umanità”. E terzo, alla “corsa globale per le tecnologie di cui abbiamo più bisogno”, con cui “la tecnologia sta mettendo alla prova la nostra sicurezza economica”.
“L’Europa – ha chiarito Vestager – è sulla strada giusta per rispondere a tutte e tre queste sfide. Negli ultimi dieci anni, abbiamo plasmato il nostro modello di digitalizzazione. Un modello basato su un’idea semplice: la tecnologia al servizio degli esseri umani. Oggi, questo modello posiziona l’Europa in prima linea negli sforzi globali per governare la tecnologia. Ma abbiamo bisogno di una gamma molto più ampia di partner democratici per farlo”.
Regolamentazione delle piattaforme
Forte di un excursus che ha toccato il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, la Dichiarazione sui Diritti e Principi Digitali, il Digital Services Act e il Dma, Vestager ha ricordato che “oggi le regole sono in vigore. Ora dobbiamo applicarle. Perché con la legislazione si cambia la percezione, ma con l’attuazione si cambia il comportamento. L’Europa non è sola in questo sforzo. In tutto il mondo, le democrazie si sono svegliate al bisogno urgente che i molti riconquistino il controllo dai pochi. Anche in questo paese, in questa nazione, sento che la percezione è cambiata drasticamente”.
“Tre anni fa, prima che iniziassimo il Consiglio per il Commercio e la Tecnologia Ue-Usa, dovevo costantemente confrontarmi con critiche infondate secondo cui tutto questo era solo un attacco alle grandi aziende tecnologiche americane – ha aggiunto -. La settimana scorsa al Consiglio per il Commercio e la Tecnologia, abbiamo adottato una dichiarazione che mostra quanto profondamente Europa e Stati Uniti siano diventati allineati, nel riconoscere i danni delle piattaforme. E la loro responsabilità nel affrontarli“.
Intelligenza Artificiale: serve una governance universale
Prendere il controllo dei rischi legato all’AI “è una priorità per noi esseri umani. E l’unico modo per assicurarsi che questa tecnologia mantenga la sua enorme promessa”, ha puntualizzato Vestager. “Quindi dobbiamo muoverci rapidamente nello sviluppo degli standard, delle metodologie e dei benchmark, che ci permetteranno di assicurare che l’IA sia plasmata e usata in modo sicuro”, ma “abbiamo anche bisogno di un modello democratico condiviso di sviluppo dell’IA” e “dobbiamo investire nella governance universale dell’IA“.
Sicurezza economica: serve un approccio globale
“Gli investimenti che mettiamo nelle nostre catene di approvvigionamento, le indagini che conduciamo o i nuovi strumenti che abbiamo sviluppato, non sono destinati a limitare il successo della Cina. Sono destinati a ripristinare l’equità nelle nostre relazioni economiche. Tutti sono i benvenuti ad avere successo. Tutti sono i benvenuti a fare affari con l’Europa. Ma devono giocare secondo le regole”, ha chiarito Vestager.
“Credo che i partner con idee simili, a partire dai paesi del G7, dovrebbero sviluppare un elenco di criteri di affidabilità per le tecnologie pulite critiche. Questi possono includere impronta ambientale, diritti del lavoro, sicurezza informatica e sicurezza dei dati. Criteri che sono oggettivi e agnostici rispetto al paese. Questi criteri potrebbero essere impiegati in modi diversi. Come condizioni per determinati incentivi, quando si concede la certificazione prima che un prodotto venga utilizzato in determinate aree sensibili. O come criteri non-prezzo nelle aste di appalto pubblico, ad esempio. Quei criteri sarebbero sviluppati tra partner con idee simili. Ma si applicherebbero a tutti i produttori affidabili in tutto il mondo. In questo modo, possiamo raggiungere una massa critica e allineare la nostra competitività con i valori che condividiamo”.