La commissione Affari legali del Parlamento europeo ha dato il suo assenso a regole più severe sulla protezione del copyright in Europa, spianando la strada all’approvazione formale della direttiva Ue sul diritto d’autore proposta due anni fa e che cerca di tenere conto dei profondi cambiamenti introdotti dall’avvento delle piattaforme Internet. Per l’agenzia di stampa Reuters, l’indicazione della commissione Affari legali diventerà probabilmente la posizione ufficiale del Parlamento nei prossimi negoziati con i paesi Ue sulla direttiva copyright: se passerà il pacchetto di misure più severe, per i colossi di Internet come Google e Facebook si prospetta un più ferreo controllo sul business e il potere di mercato. Le web companies saranno infatti costrette a dividere con gli editori i proventi della pubblicità e saranno ritenute responsabili per le violazioni sul diritto d’autore online.
“Ottimo il risultato del voto in Commissione JURI sull’importante direttiva copyright, oggetto di un grande lavoro anche in Commissione cultura. In particolare, sono state accolte le più rilevanti proposte della Commissione cultura sul diritto d’autore sui contenuti online affinché ci siano regole chiare, giuste e equilibrate”, ha commentato l’europarlamentare del PD Silvia Costa.
Non tutti gli europarlamentari sono sulla stessa linea: per la Verde tedesca Julia Reda misure troppo severe manderanno in crisi il sistema Internet: “Gli utenti avranno difficoltà a svolgere attività quotidiane come il dibattito sulle notizie di attualità o la libera espressione delle proprie opinioni. Limitare le libertà individuali per servire gli interessi specifici delle grandi aziende dei media è inaccettabile”, ha dichiarato la Reda. “Ho chiesto di tornare al voto con la Plenaria del Parlamento europeo del prossimo mese”.
Non così per l’italiana Costa della Commissione cultura: la direttiva non protegge solo gli editori ma tutti i creativi contro gli “abusi” dei colossi Internet. “In questi mesi abbiamo incontrato autori, artisti, editori per sentire le loro istanze e preoccupazioni. In particolare, ad aprile ho accolto a Strasburgo una delegazione di artisti europei che ci hanno consegnato una petizione firmata da ben oltre 25mila tra autori e associazioni del settore culturale, chiedendoci sostegno per il loro settore su cui, troppo spesso, i giganti del web lucrano senza corrispondere i dovuti compensi. E’ positivo che si sia trovata un’equa mediazione sul nuovo diritto per gli editori di esigere un compenso per l’uso digitale delle opere giornalistiche, a patto però che gli autori ne ricevano a loro volta una quota giusta e proporzionata”. Sulle eccezioni per gli istituti educativi e culturali “non possiamo ritenerci del tutto soddisfatti, ma spero ci sia margine in futuro per intervenire nuovamente. Adesso aspettiamo il voto in Plenaria e speriamo di confermare questa posizione in modo ancor più compatto. Il mondo della cultura ci guarda e dobbiamo mantenere alti i nostri obiettivi, specialmente durante questo anno in cui celebriamo l’anno europeo del patrimonio culturale”, ha concluso la Costa.
Il voto del prossimo mese sarà dunque cruciale: le web companies come Google, Facebook, eBay, Amazon e Netflix, rappresentate dalla CCIA, proveranno a far valere il loro punto di vista in particolare su due articoli della nuova legge, l’11 e il 13. Il primo potrebbe obbligare aziende come Google e Microsoft a pagare gli editori se mostrano anche solo estratti dei loro articoli; il secondo richiede a piattaforme come YouTube, GitHub, Instagram e eBay di installare filtri che impediscono agli utenti di caricare in Rete materale protetto da copyright ovvero a ottenere le licenze per mostrare quei contenuti.