LA RELAZIONE

Fibra ottica e 5G, monito della Ue: “Troppi ritardi, più ambizione da parte degli Stati”



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La Commissione pubblica il secondo monitoraggio sugli obiettivi della Digital Decade: la banda ultralarga fissa raggiunge solo il 64 % delle famiglie e la quinta generazione mobile solo il 50%. Impatti negativi sull’adozione di tecnologie chiave per lo sviluppo come AI e big data. “Serve più collaborazione per promuovere il mercato unico digitale. A rischio i target al 2030”

Pubblicato il 2 lug 2024



italia, europa

Gli sforzi degli Stati europei per centrare i traguardi digitali fissati per il 2030 dal Digital Decade Policy Programme (Ddpp) sono inferiori al livello di ambizione dell’Ue. Lo chiarisce la seconda relazione della Commissione Ue sullo stato del Decennio digitale (SCARICA QUI IL DOCUMENTO ORIGINALE), secondo la quale sono necessari ulteriori investimenti, a livello europeo e nazionale, nei settori delle competenze digitali, della connettività di alta qualità, dell’adozione dell’intelligenza artificiale (IA) e dell’analisi dei dati da parte delle imprese, della produzione di semiconduttori e degli ecosistemi di start-up.

Necessario collaborare per un mercato unico digitale

Sul fronte connettività, in particolare, il report evidenzia che le reti in fibra, fondamentali per fornire connettività gigabit e consentire l’adozione di tecnologie all’avanguardia come l‘intelligenza artificiale, il cloud e l’Internet degli oggetti (IoT), raggiungono solo il 64% delle famiglie. Le reti 5G di alta qualità raggiungono oggi solo il 50% del territorio dell’Ue e le loro prestazioni sono ancora insufficienti per fornire servizi 5G avanzati. Per affrontare queste sfide, gli Stati membri e la Commissione devono collaborare per promuovere un mercato unico digitale veramente funzionale.

Incentivare l’uso di strumenti digitali innovativi

Nel 2023, inoltre, l’adozione dell’AI, del cloud e dei big data da parte delle aziende europee era al di sotto dell’obiettivo del Decennio digitale del 75%. Secondo le tendenze attuali, entro il 2030 solo il 64% delle imprese utilizzerà il cloud, il 50% i big data e solo il 17% l’AI. Per raggiungere la digitalizzazione del settore aziendale, è fondamentale incentivare l’adozione di strumenti digitali innovativi da parte delle pmi, in particolare il cloud e l’AI, nonché mobilitare ulteriori investimenti privati in startup a forte crescita. Questo – chiarisce la Commissione – è fondamentale per mantenere la competitività dell’Europa in termini di innovazione, efficienza e crescita basata sui dati.

Invito ad agire in modo più ambizioso

“Sia l’Ue sia gli Stati membri hanno un ruolo importante da svolgere nell’applicazione del nuovo quadro giuridico, nel promuovere la diffusione delle tecnologie digitali e nel garantire che i cittadini siano dotati di competenze digitali adeguate per beneficiare appieno della trasformazione digitale”, scrive la Commissione. Per questo motivo la relazione di quest’anno invita gli Stati membri ad agire in modo più ambizioso, poiché il raggiungimento degli obiettivi del Decennio digitale in materia di infrastrutture digitali, imprese, competenze e servizi pubblici è fondamentale per la futura prosperità economica e la coesione sociale dell’Ue.
In questo contesto, la Commissione ha anche aggiornato le raccomandazioni specifiche per Paese e trasversali per ogni Stato membro dell’UE al fine di colmare le lacune individuate.

Superare il divario digitale grazie alla cooperazione

Un’altra grande sfida affrontata nella trasformazione digitale dell’UE rimane la limitata diffusione delle tecnologie digitali al di fuori delle grandi città. Per affrontare questo divario digitale, è fondamentale promuovere la cooperazione tra gli attori europei a livello transfrontaliero e locale, ad esempio attraverso i progetti multinazionali, gli European Digital Innovation Hubs (Edihs) e i Consorzi europei per le infrastrutture digitali (Edics). Dall’anno scorso sono stati raggiunti una serie di successi in questo senso, con la creazione di tre Edic entro la fine di maggio 2024.

Competenze digitali e servizi pubblici

“Mettere le persone al centro della trasformazione digitale delle nostre società ed economie è il fulcro del Decennio digitale e il primo principio della Dichiarazione sui diritti e i principi digitali”, puntualizza la nota della Commissione.
Attualmente, gli obiettivi di competenze digitali fissati dal Decennio digitale sono ancora lontani dall’essere raggiunti: solo il 55,6% della popolazione dell’Ue possiede almeno competenze digitali di base. Secondo la tendenza attuale, il numero di specialisti Ict nell’Ue sarà di circa 12 milioni nel 2030, con un persistente squilibrio di genere. Per raggiungere gli obiettivi, gli Stati membri “dovrebbero seguire un approccio multiforme per promuovere le competenze digitali a tutti i livelli di istruzione e incentivare i giovani, in particolare le ragazze, a interessarsi alle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (Stem)”.

Servizi pubblici digitali: ancora una sfida

Gli Stati membri stanno progredendo verso l’obiettivo di rendere accessibili online ai cittadini e alle imprese tutti i servizi pubblici chiave e le cartelle cliniche elettroniche, oltre a fornire loro un’identificazione elettronica sicura (eID). Nonostante l’adozione non uniforme negli Stati membri, l’eID è attualmente disponibile per il 93% della popolazione dell’UE e si prevede che il portafoglio di identità digitale dell’Ue ne incentivi l’uso. Tuttavia, in uno scenario di business-as-usual, il raggiungimento del 100% dei servizi pubblici digitali per i cittadini e le imprese entro il 2030 rimane una sfida.

I prossimi passi: rivedere i programmi nazionali

Gli Stati membri dovranno ora rivedere e adeguare le loro tabelle di marcia nazionali per allinearsi alle ambizioni del Programma per il Decennio Digitale entro il 2 dicembre 2024. Come stabilito nel Ddpp, la Commissione monitorerà e valuterà l’attuazione di queste raccomandazioni e riferirà sui progressi compiuti nella prossima relazione sullo stato del Decennio digitale, nel 2025.

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