“Noi sosteniamo un AI act europeo ambizioso e lungimirante, che abbia come priorità lo sviluppo a vantaggio di cittadini, imprese e istituzioni e la minimizzazione dei rischi nel rispetto di un sistema di diritto”: la scelta “non deve essere se avviare questo grande motore, ma il come, il quando e soprattutto quanta forza dare per accelerare la trasformazione che l’intelligenza artificiale permette”. “Dobbiamo essere onesti. Rischiamo di essere in ritardo, sia in Europa che in Italia, ma non siamo drammaticamente in ritardo“.
Così il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, si è espresso in audizione nelle commissioni riunite Trasporti e Attività produttive della Camera (SCARICA QUI IL TESTO DELL’AUDIZIONE DEL MINISTRO), nell’ambito dell’esame della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce regole armonizzate sull’intelligenza artificiale.
“L’Intelligenza artificiale è un motore di applicazioni di avanguardia che semplificano la vita quotidiana, che consentono l’adozione di decisioni pubbliche migliori, più veloci, semplici e per questo forse anche più efficaci, che accelerano la crescita e lo sviluppo industriale e soprattutto la migliore allocazione delle risorse private e pubbliche – ha puntualizzato il Ministro -. Il nostro obiettivo come governo è massimizzare e raggiungere tutti questi obiettivi e rafforzare il settore italiano. Ovviamente senza andare a scapito dei diritti fondamentali che, come europei, vogliamo salvaguardare. Questo è il momento in cui l’Europa può adottare un insieme di legislazioni moderne e utili a sostenere lo sviluppo economico e noi come italiani possiamo trasformarli in programmi esecutivi che sostengano l’economia”.
“Tecnologie come mezzo e non come fine”
Nel 2021 la spesa globale per i sistemi di IA ha raggiunto gli 85 miliardi di dollari, mentre l’International data corporation prevede che nel 2025 questa spesa supererà i $200 miliardi. Fornendo questi numeri, Colao ha puntualizzato che, ad oggi, “la stima per il mercato italiano dell’IA è di appena 380 milioni di euro, un dato di partenza sul quale dobbiamo riflettere”. “In questo contesto positivo – ha quindi chiarito – Europa e Italia devono mantenere il passo con uno sviluppo molto rapido“, sempre però ricordando che “le tecnologie sono un mezzo e non un fine”, e rinforzando così “la visione umano centrica dell’Europa”.
La proposta di regolamento sull’AI è uno dei 7 grandi dossier legislativi che fondano la visione strategica dell’Unione Europea sulla trasformazione digitale e le nuove tecnologie. Questo corpo di legislazione comprende già il Data Governance Act e il Data Act, che realizzano la libertà della circolazione dei dati, quindi il Digital Service Act e il Digital Market Act, che creano le condizioni per mercati e servizi online affidabili, aperti alla concorrenza e sicuri e infine, la Nis2, che modernizza il quadro delle regole in tema di cyber security ed Eidas, che aggiorna le regole sull’identità digitale.
Proposta “migliorabile” sotto alcuni aspetti
La posizione italiana rispetto alla proposta europea “si può sintetizzare in una frase – ha commentato Colao in audizione -: le finalità sono abbastanza chiare, le intenzioni legislative sono meritevoli e condivisibili direi, come sempre, che la proposta è risultata migliorabile sotto alcuni aspetti”. “In particolare – ha spiegato – sono da subito risultati da migliorare alcuni punti”, a cominciare dalle definizioni, per cui “abbiamo richiesto una maggiore precisione per evitare applicazioni frammentate e indesiderate”.
“E’ lecito e doveroso identificare soluzioni che contengano i rischi – ha quindi aggiunto il Ministro -, però bisogna evitare atteggiamenti ultra difensivi perché se ben sfruttata l’intelligenza artificiale sarà un motore di trasformazione molto positivo per la società”. “E’ un contesto fondamentalmente positivo quello dell’intelligenza artificiale” e come tale “deve essere ovviamente incanalato nella maniera giusta”, ha concluso Colao.