CORPORATE TAX

Nuovo regime fiscale per Apple & Co, giro di vite Ue

Bruxelles pronta ad annunciare la prossima settimana la proposta che punta ad arginare l’elusione delle multinazionali con fatturato annuale superiore a 750 milioni di euro. Parametri unificati per tutti gli Stati. Obiettivo il pagamento di tasse proporzionali all’utile generato nei paesi in cui sono attivi

Pubblicato il 20 Ott 2016

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Si intensifica l’offensiva anti-elusione fiscale di Bruxelles: la Commissione europea si prepara a rilanciare la prossima settimana le sue proposte per l’attivazione di un regime fiscale unificato per tutti gli Stati membro volto a tassare i redditi corporate. Evitando quel “profit shifting”, elusione fiscale, che ha permesso a aziende come Apple, Starbuck, Amazon, di evitare il pagamento di tasse nel Paese dove hanno realizzato business. Nel mirino del Common Corporate Tax Base ci sono le grandi aziende, quelle multinazionali che in molti casi cercano di ridurre, anche in modo sostanzioso, il peso delle tasse con complessi sistemi di società offshore e accordi per ottenere agevolazioni in singoli paesi.

L’idea di Bruxelles è di imporre su scala Ue un solo regime fiscale coordinato. La normativa varrà per tutte le corporation con fatturato annuale superiore a 750 milioni di euro e sede fiscale in un paese Ue. La Commissione ripropone, se pur aggiornate, proposte che esistono dal 2011 ma che si sono scontrate con l’opposizione di Irlanda e Regno Unito; il primo ministro britannico di allora, David Cameron, aveva chiaramento detto che avrebbe bocciato il piano.

“Vogliamo assicurarci che gli utili aziendali siano tassati nelle giurisdizioni in cui il valore è effettivamente creato”, si legge nei documenti della Commissione europea. Trasferire beni immateriali come la proprietà intellettuale verso i paradisi fiscali sarà molto più difficile per le multinazionali: “Prepariamo uno strumento estremamente efficace per ottenere il target di un fisco più equo e efficiente”, afferma Bruxelles.

Tutti gli Stati membro dovranno firmare la proposta perché diventi legge. La legislazione contiene due norme specifiche. La prima (common corporate tax base) introdurrà un nuovo metodo di calcolo dell’utile relativamente alla giurisdizione in cui è realizzato basato su tre parametri: asset, forza lavoro e vendite. La seconda (common consolidated corporate tax base) permetterà di assegnare a un singolo paese Ue il compito di effettuare l’intero prelievo fiscale europeo da una data azienda; le tasse sarebbero poi divise con gli altri membri Ue in proporzione agli utili generati (il paese dove vengono generati più utili riceve più tasse).

Le grandi aziende con attività in più paesi rappresentano il 64% del fatturato aziendale prodotto in Ue: saranno queste multinazionali ad essere interessate dalle nuove norme. Ma le piccole imprese potranno aderire ugualmente, se ritengono che accorpare il prelievo fiscale in un solo paese sia vantaggioso in termini di riduzione dei passaggi burocratici e delle spese di contabilità. La Commmissione Ue stima infatti che, mentre le grandi aziende spendono circa il 2% del valore delle tasse in burocrazia, per le piccole la quota sale al 30%. Più sussidiarie e attività cross-border ha un’azienda più aumentano i suoi costi amministrativi: se tutte le multinazionali pagassero col metodo che verrà proposto del prelievo in un solo paese valido per tutta l’Ue, il risparmio complessivo ammonterebbe a 800 milioni di euro l’anno.

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