RIFIUTI ELETTRONICI

Raee, Italia in mora e non passano gli emendamenti per sbloccare l’impasse



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Erion Weee denuncia il “paradosso” nazionale. Il nostro Paese con 350mila tonnellate di prodotti trattati è lontanissimo dalle 780mila necessarie a raggiungere l’obiettivo del 65%. Nonostante il ritardo la Commissione Attività Produttive della Camera ha bocciato le proposte al provvedimento sulle materie critiche che, senza alcun onere per le finanze pubbliche, avrebbero dato un significativo impulso alla raccolta

Pubblicato il 29 lug 2024



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Il settore dei rifiuti elettrici ed elettronici in Italia è inquesto momento al centro di un vero e proprio paradosso. Da una parte la Commissione Europea ha messo in mora il Paese per non aver raggiunto i risultati previsti nella raccolta dei Raee, mentre dall’altra in Parlamento, alla commissione Attività produttive di Montecitorio, sono stati ritirati due emendamenti che sarebbero stati utili a recuperare il gap accumulato finora. A lanciare l’allarme è Erion Weee, il Consorzio senza scopo di lucro che gestisce oltre due terzi del totale dei Raee intercettati dal sistema “formaleitaliano.

I numeri del paradosso

La richiesta della Commissione Europea al Governo italiano risale al 25 luglio 2024: si tratta di una lettera indirizzata al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale in cui Bruxelles dà due mesi di tempo all’Italia per fornire spiegazioni sul fatto che nel 2023 sono state ufficialmente trattate 350mila tonnellate di Raee domestici contro le 780mila dell’obiettivo, pari al 65% della media del peso delle nuove apparecchiature immesse sul mercato nell’ultimo triennio. Proprio lo stesso giorno, evidenzia Erion Weee, la commissione Attività produttive della Camera ha bocciato due emendamenti al decreto legge “Disposizioni urgenti sulle Materie Prime Critiche di interesse strategico” che avrebbero dato, “senza alcun onere aggiuntivo per le finanze pubbliche – sottolinea il consorzio – un significativo impulso alla raccolta dei Raee, semplificando le regole per i ritiri da parte dei negozianti e imponendo ai Consorzi che si occupano di Raee di finanziare campagne di informazione dei cittadini”.

Lo scarso conferimento ai consorzi

Alla base dei risultati delucdenti dell’Italia, secondo Erion Weee, c’è il fatto che l’attuale normativa italiana in materia di Raee prevede che le attività di raccolta siano effettuate dagli enti locali e dai negozianti, che però non sono obbligati a consegnare quanto raccolto ai consorzi istituiti dai produttori. “Enti Locali e negozianti sono liberi di cedere i RAEE raccolti a qualunque azienda in possesso di un’autorizzazione al trattamento di questi rifiuti – spiega Erion Weee – con una enorme “emorragia” di Raee”. La dimostrazione di questa dinamica è evidente se si prende in considerazione il raggruppamento R2, quello che comprende tra gli altri lavatrici, lavastoviglie e forni: “A fronte di 253.000 tonnellate di nuove apparecchiature immesse sul mercato nel 2023 – spiega il consorzio – sarebbe stato logico aspettarsi circa 227.000 tonnellate di Raee. Invece gli Enti Locali e i negozianti hanno consegnato ai Consorzi dei Produttori solo 121.000 tonnellate”.

La poca consapevolezza dei cittadini

Altra causa del problema è, secondo l’analisi di Erion Weee, la scarsa consapevolezza dei cittadini sull’importanza della raccolta differenziata dei Raee: 4 italiani su 10 – secondo una ricerca realizzata da Ipsos per Erion Weee – non conoscono il significato dell’acronimo Raee e 5 su 10 non conoscono l’esistenza del servizio di ritiro “uno contro zero”, portando alla conseguenza che “i piccoli Raee restano nei cassetti delle nostre case oppure vengono buttati nella spazzatura indifferenziata”.

Le tre azioni per dare sprint alla raccolta

Secondo la vision di Erion Weee lo stato a questo punto dovrebbe indirizzare su tra fronti la propria azione per invertire a tendenza: portare la raccolta più vicina ai cittadini, eliminando gli ostacoli burocratici, dare vita a campagne di informazione dei cittadini e potenziare i controlli sul campo.

“Da anni chiediamo allo Stato di semplificare le modalità di raccolta dei Raee, di informare i cittadini e di controllare cosa accade lungo la filiera – sottolinea Giorgio Arienti, direttore generale di Erion Weee – È davvero paradossale che proprio nel giorno in cui la Commissione Europea accende un faro sul gap che separa l’Italia dai target europei lo Stato italiano perda una straordinaria occasione per far crescere la raccolta dei Raee. Nell’audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera del 2 luglio scorso avevamo proposto di inserire nel Decreto Legge sulle Materie Prime Critiche alcune modifiche al D.Lgs. 49/2014 che avrebbero consentito di fare concreti e rapidi passi in avanti sulla semplificazione della raccolta e sull’informazione ai cittadini”.

Quanto successo è davvero inspiegabile – prosegue Arienti riferendosi al ritiro dei due emendamenti proposti da Erion Weee e che erano stati portati in Commissione – A maggior ragione se si pensa che le modifiche da noi proposte non avrebbero comportato alcun onere aggiuntivo per lo Stato. Ed è altrettanto inspiegabile che un Decreto Legge sulle materie prime critiche non contenga alcun riferimento ai Raee, vera e propria miniera urbana, il cui corretto riciclo potrebbe invece dare un concreto aiuto a ridurre la dipendenza dell’Italia da Paesi come la Cina e la Russia”.

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