Il 2020 è stato un anno di svolta per il FinTech, l’anno in cui è entrato in maniera definitiva nella fase 2, quella della maturità. Ecco i cinque trend che secondo BorsadelCredito.it caratterizzeranno il settore nei prossimi mesi:
- Si apre l’era della Fintegration (che segnerà le collaborazioni tra nuovi player e banche). L’Italia è arrivata in ritardo rispetto al mondo anglosassone in cui vigono schemi di referral almeno dal 2017, ma la fine del 2019 ci aveva portato la netta sensazione, anche con l’avvio della PSD2 in Italia, che fosse arrivato il nostro turno. E il lockdown ha dato la spinta definitiva per la forma privilegiata che la collaborazione assumerà: la Fintegration. Lo ha scritto un report di agosto di Cb Insights: in quel caso il riferimento era al FinTech integrato come servizio nell’offerta di società non finanziarie, nel real estate, nelle risorse umane, nel commercio e può rappresentare un driver importante per la crescita dei ricavi. Questo varrà sempre più anche per le banche che integreranno le tecnologie FinTech in private label, per migliorare l’esperienza di uso dei propri clienti in base alla domanda emergente. Cioè, se non ingloberanno al loro interno una FinTech, compreranno da essa la tecnologia necessaria per offrire servizi più avanzati.
- La fine dello sportello. Le banche, dopo aver sperimentato la pandemia, non hanno altra scelta: devono virare al digitale per continuare a operare in qualsiasi condizione di emergenza. Era un trend già in atto prima, che la PSD2 recepita a settembre 2019 aveva innescato irrimediabilmente, ma il 2020 è stato l’anno in cui esso ha avuto una sensibile accelerazione. Il punto di non ritorno. Lo sportello bancario sparirà per come lo conosciamo. A parte la diminuzione in valore assoluto di punti fisici di accoglienza dei clienti, probabilmente la filiale non smetterà di esistere ma sarà completamente diversa da come la conosciamo e dovrà garantire al cliente un’esperienza d’uso senza soluzione di continuità e interruzioni, simile a quella che sperimenta in digitale.
- Lo strapotere della tecnologia. La pandemia ha fatto emergere il vero valore aggiunto del FinTech, che sta nel suo suffisso, tech: si tratta di tecnologia dirompente in grado di cambiare i business rendendoli più efficienti. Dai big data, che consentono, a partire da informazioni grezze – legate alle transazioni, ai comportamenti, alla vita social – di trarre idee per creare prodotti e servizi personalizzati. Gli stessi big data con il supporto di AI, sono alla base di chatbot sempre più sofisticati, in grado di interagire con i clienti in linguaggio naturale. E poi ci sono tecnologie emergenti, quali Robotic Process Automation (RPA) e Blockchain. L’automazione dei processi è probabilmente lo strumento chiave per migliorare la redditività delle banche, abbattendo i costi. La Blockchain ha grandi possibilità applicative in praticamente tutte le aree della finanza, dai pagamenti al credito, facilitando la collaborazione con l’ecosistema e la condivisione dei costi.
- Effetto e-commerce sul FinTech. Anche in Italia pandemia e lockdown hanno reso gli acquisti online un’abitudine. Secondo i dati dell’Osservatorio e-Commerce B2C del Politecnico di Milano, l’e-commerce crescerà del 26% quest’anno raggiungendo un valore di 22,7 miliardi di euro. Ovviamente questo è un vantaggio per chi offre soluzioni FinTech, perché rende necessari per chi vende online soluzioni sicure di pagamento elettronico e altri servizi (compresa la possibilità di offrire pagamenti rateali, per esempio, o di associare all’acquisto prodotti assicurativi e così via).
- L’anno della selezione: verso un FinTech a maggior valore aggiunto. In un mercato che si consolida e diventa più efficiente, non c’è più spazio per i tentativi. La pandemia ha reso evidente il potenziale del FinTech, facendo emergere anche eventuali criticità laddove fossero presenti. Il mercato si fa più selettivo e da questo momento in poi continueranno a competere solo le FinTech in grado di portare un’offerta di valore.