L’Fmi spinge per una regolazione del bitcoin. Secondo il direttore generale Christine Lagarde “c’è spazio per sviluppare principi regolatori internazionali per i cripto-asset, incluse le initial coin offerings” (Ico). In un blog – scritto in vista del G20 in calendario a Buenos Aires (Argentina) il 19 e 20 marzo prossimi – la numero uno dell’istituto di Washington ha spiegato che l’obiettivo “dovrebbe essere quello di sfruttare il potenziale della tecnologia sottostante (come blockchain) e allo stesso tempo garantire la stabilità finanziaria e mitigare i rischi dati dal riciclaggio di denaro e dai finanziamenti al terrorismo”.
La Commissione europea nelle scorse settimane ha fatto sapere di voler valutare le conclusioni del G20 per capire come muoversi sul fronte regolatorio. La decisione è emersa dal primo tavolo tra la Commissione europea, i regolatori, i supervisori e gli esperti del settore. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha comunque assicurato che la Ue”continuerà a monitorare questi mercati con gli altri ‘stakeholder’ sia a livello europeo che a livello internazionale. Siamo pronti ad agire sulla base della valutazione dei rischi e delle opportunità”. Ma di norme vere e proprie non si parlerà fino al 2019.
Ieri su Coinbase, Bitcoin è arrivato a perdere il 13% sotto gli 8.000 dollari. Nel giorno in cui Google ha seguito le orme di Facebook vietando pubblicità legate alle criptovalute sulle sue piattaforme (YouTube incluso), gli investitori hanno reagito a indiscrezioni secondo cui in una bozza di comunicato del G20 si arriverà a dire che le criptovalute andranno monitorate per salvaguardare la stabilità finanziaria.
Sempre ieri la commissione dei Servizi finanziari alla Camera Usa ha tenuto la sua prima audizione sulle Ico; ne è emerso un bisogno crescente di chiarezza nel mondo delle criptovalute. Già la settimana scorsa Bitcoin aveva sofferto: la Securities and Exchange Commission americana aveva spiegato che gli exchange di criptovalute devono essere registrati per potere operare legalmente.
La nipponica Financial Services Agency aveva sospeso per un mese le attività di due exchange relativamente piccoli, Bit Station e Fsho. Ad altri cinque exchange era stato invece ordinato di fare migliorie; tra di loro c’era Coincheck, che a gennaio aveva visto andare in fumo 530 milioni di dollari di valute digitali per via di un attacco hacker.