Arrivano le linee guida del G7 sull’emissione di criptovalute da parte delle banche centrali. I sette grandi dell’economia mondiale – Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – riunitisi a Washington hanno firmato un documento sui 13 principi di politica pubblica per le valute digitali delle banche centrali retail che sancisce l’impegno a emanare criptovalute che rispondano ai criteri di trasparenza, rispetto della normativa, sicurezza, privacy e solida governance economica.
“Un forte coordinamento e cooperazione internazionale su questi temi aiuta a garantire che l’innovazione del settore pubblico e privato generi benefici a livello nazionale e transnazionale e sia al tempo stesso sicura per gli utilizzatori e per l’intero sistema finanziario”, si legge nella nota congiunta del G7 (qui documento ufficiale Public policy principles for retail central bank digital currencies, Cbdc).
I 13 principi della criptovalute “pubbliche”
Qualunque valuta digitale emessa da una banca centrale deve “essere di supporto e non danneggiare” la capacità della banca di ottemperare ai suoi obblighi in merito alla stabilità monetaria e finanziaria. Inoltre, l’emissione di monete virtuali da parte delle banche centrali deve soddisfare standard rigorosi, si legge nel documento del G7.
Nel dettaglio, i 13 principi che il G7 sostiene sono:
stabilità monetaria e finanziaria; framework legale e di governance; data privacy; resilienza nel funzionamento e cybersecurity; concorrenza (coesistenza con altri mezzi di pagamento in un ambiente aperto); mitigazione del rischio di impiego per scopi illeciti; controllo del rischio di spillover (effetti negativi sul sistema finanziario e monetario internazionale); energia e ambiente (uso efficiente delle infrastrutture per generare le valute digitali in modo da nono rallentare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione); supporto dell’innovazione digitale responsabile; inclusione finanziaria (ampliamento dell’accesso ai servizi di pagamento); pagamenti da e per gli enti pubblici all’insegna di trasparenza, economicità e sicurezza; funzionalità cross-border (interoperabilità); sviluppo internazionale (supporto alla creazione di valute digitali di altri Paesi nel rispetto delle politiche pubbliche di tutte le parti).
Il G7 ha anche indicato che le valute digitali delle banche centrali sarebbero un complemento del cash e potranno servire come mezzo di pagamento indipendente, oltre che ancorare sistemi di pagamento esistenti.
Le stablecoin come Facebook Diem: solo se sicure
La posizione del G7 riflette quella assunta dai leader finanziari del G20, incontratisi sempre a Washington sotto la presidenza italiana. Nessun progetto di stablecoin nel mondo dovrebbe diventare operativo se non soddisfa i requisiti legali, regolatori e di vigilanza, ha affermato il gruppo. Le stablecoin sono le monete virtuali ancorate a una valuta fiat, come Diem, il progetto fintech di Facebook che ha preso il posto del precedente progetto Libra (accantonato dopo i tanti ostacoli regolatori).
La Federal reserve degli Stati Uniti è scettica sull’emissione di una valuta digitale, mentre l’Unione europea ha avallato il progetto dell’euro digitale, ma non prima del 2025. La Cina, che ha messo al bando le criptovalute come il bitcoin, sarebbe invece in fase avanzata nell’emissione del digital yuan da parte della banca centrale.
L’appello per una nuova governance economica globale
Il panel del G7 sulla resilienza economica ha anche fatto appello per un cambio nella governance economica globale in modo da aumentare la resilienza del sistema finanziario ed economico e fondare su basi solide la ripartenza dopo gli shock subiti per la pandemia da Coronavirus. Come riporta il quotidiano britannico The Independent, un gruppo di esperti del G7 ha sottoscritto un report intitolato “Global econonomic resilience. Building forward better”. Digitalizzazione e supply chain sono fra i temi chiave.
Il documento è una base preparatoria per le discussioni che si terranno ad ottobre 2021, durante il summit dei leader del G20 a Roma, e a novembre alla conferenza sui cambiamenti climatici (Cop26) a Glasgow.