‘Business Development Manager – Alternative Payments’. Questo, secondo quanto riportato dal Financial Express, il titolo dell’annuncio di lavoro pubblicato martedì da Apple: un chiaro segnale della sua intenzione di esplorare il mondo cripto?
Il nome del colosso di Cupertino era stato già fatto quando, lo scorso febbraio, si apprese che Tesla aveva investito 1,5 miliardi di dollari nel bitcoin, la criptovaluta numero uno al mondo. Ora, con l’annuncio, la società ha reso noto che la propria divisione di pagamenti Apple Wallets, payments, and commerce (Wpc) sta cercando un profilo manageriale che gestisca la sua unità di “Collaborazioni nei pagamenti alternativi”: tra i requisiti, avere alle spalle più di cinque anni di esperienza nel settore dei pagamenti alternativi.
“Abbiamo bisogno del tuo aiuto per creare una rete di collaborazioni e di modelli commerciali, per definire paradigmi di esecuzione, per identificare players chiave e gestire relazioni con soci strategici nel mercato dei pagamenti alternativi”, si legge nell’annuncio, che sarà affisso nel quartiere generale del colosso, in California.
La notizia dell’annuncio va di pari passo con le altre indiscrezioni che diverse fonti hanno snocciolato sul possibile obiettivo di Apple di offrire un supporto ai pagamenti effettuati in bitcoin attraverso il suo Wallet. Secondo alcuni rumor recenti, Apple Pay starebbe già consentendo ai propri utenti di fare acquisti utilizzando come strumento di pagamento la moneta virtuale.
Un’occasione per guadagnare fette di mercato
E nel febbraio di quest’anno – e questo è un fatto e non un rumor – BitPay, società che offre servizi di pagamenti in criptovalute e in Bitcoin, ha reso noto che gli americani possessori della sua carta prepagata BitPay prepaid Mastercard possono aggiungere le loro carte ad Apple Wallet, per fare poi acquisti con Apple Pay.
Era stata la stessa divisione di ricerca della banca di investimenti Rbc Capital Markets a parlare, lo scorso febbraio, di una “chiara opportunità” per Apple di offrire un meccanismo di acquisto e di vendita delle criptovalute: una mossa, si leggeva nel report, che avrebbe permesso al gigante californiano di guadagnare immediatamente fette di mercato. Detto questo, gli addetti ai lavori ricordano anche le dichiarazioni che il ceo Tim Cook rilasciò a un quotidiano finanziario francese, nel 2019, quando disse di non guardare con favore a quelle società che puntano a creare criptovalute proprie.”No, credo davvero che le valute debbano essere gestite dai governi. Non appoggio l’idea di un gruppo privato che crei una moneta concorrente”.
La dichiarazione non esclude tuttavia l’interesse nei confronti delle monete digitali: interesse manifestato già da società di tutto rispetto come Tesla, per l’appunto, anche se non è certo passato inosservato il suo dietrofront, annunciato con un tweet da Elon Musk, proprio sul fronte dei pagamenti in Bitcoin, JPMorgan, PayPal, MicroStrategy, Goldman Sachs.
“Fenomeno inevitabile in direzione della decentralizzazione”
Intanto così ha commentato la notizia dell’annuncio di lavoro di Apple Pruthvi Rao, co-fondatore e ceo della società di blockchain Zebi, in un colloquio con il Financial Express Online: “E’ un grande segnale che dimostra che le grandi società stanno iniziando ad adottare le monete digitali. In quanto fermi sostenitori della decentralizzazione, abbiamo sempre visto questo fenomeno come inevitabile. E’ l’equivalente di ciò che accadde alle banche 20 anni fa, quando vennero computerizzate, ma probabilmente avrà un significato (rispetto a quel fenomeno) anche maggiore, vista la sua importanza globale. Oltre alla sola tecnologia, sarà interessante vedere come l’utilizzo di questa tecnologia permetterà alle società di interagire con i loro clienti”.
Così invece scriveva Mitch Steves di Rbc Capital markets in una nota successiva alla notizia dell’investimento di Tesla nel Bitcoin: “Se dovesse acquistare Bitcoin per un valore di $1 miliardo, ammontare equivalente a “4 giorni appena di flusso di cassa”, Apple potrebbe creare anche un “Apple Exchange”: una vera e propria piattaforma che farebbe concorrenza a quelle già attuali, come per esempio Coinbase”.