Incentivare l’uso della moneta “elettronica” prevedendo agevolazioni fiscali per chi usa carte di credito e bancomat. Questa una delle misure più importanti messe nero su bianco nel Documento di Economia e finanza presentato dal governo. Una misura – ancora da definire nei dettagli – che sta suscitando entusiasmi e allarmismi a seconda delle categorie di professionisti e fasce sociali di appartenenza.
Meno contante, meno evasione fiscale
Disincentivare l’uso del contante per abbattere l’evasione fiscale, nel nostro Paese è una sfida – diciamolo – titanica: ci hanno provato in molti nel corso delle legislature, ma nessuno finora è mai riuscito a stabilire un “tetto” che abbia davvero permesso di recuperare un gettito importante. Pesci piccoli, sostengono i fautori del “welfare state” basato sul “nero” – certamente sarebbero più incisive misure per colpire i pesci grossi – ma ragionando così e avallando di fatto il teorema della “guerra fra poveri”, non se ne verrà mai davvero a capo.
Non si capisce peraltro come il governo potrà fare extra-cassa attraverso un meccanismo incentivante che è premiante, di fatto, per chi già utilizza carte e bancomat e che realisticamente e concretamente rischia di impattare poco, e persino molto poco, sui quei “pesci piccoli” che si sta tentando di “agguantare” nella rete.
Paga in contante e ti faccio lo “sconto”
Gli esercenti già sono obbligati all’uso dei Pos, ma gli obblighi senza sanzioni non hanno innescato quella rivoluzione da molti sbandierata: sono migliaia i rivenditori di beni e servizi che non si sono ancora dotati degli strumenti, appellandosi perlopiù agli elevati costi delle commissioni. Per non parlare del meccanismo – consolidatissimo nel nostro Paese – dello “sconto” sulla prestazione a fronte del pagamento in contante. Inutile elencare le svariate categorie di piccoli, medi e grandi professionisti che appartengono al “sistema” della non-fattura, non-ricevuta, non-carta. La storia la conosciamo bene, noi italiani, evasori nel dna al punto da non rendercene quasi conto, da agire persino in “buona fede”. Così funziona, così si fa.
Conti correnti online, rincari da “patrimoniale”
Al netto delle disquisizioni semi-filosofiche c’è un aspetto della vicenda che in questi giorni di dibattito è stato poco considerato: quello dei costi dei conti correnti online, una vera e propria “patrimoniale”. I dati parlano chiaro: in appena 12 mesi le spese sono aumentate in media del 32,30%. A cui si aggiungeranno quelle per gli adeguamenti all’entrata in vigore della Psd2, dal 14 settembre, a carico degli istituti di credito e dei consumatori.
Da un lato, dunque, si vorrebbe favorire l’uso della moneta elettronica – che inevitabilmente fa il paio con la titolarità di un conto corrente – e dall’altro i correntisti vengono caricati con extra-costi che di certo non incoraggiano affatto la “migrazione” all’elettronica e al digitale e che “costringono” di fatto le categorie più deboli a preferire il “vecchio” sportello, che paradossalmente sta diventando più conveniente tenendo conto dei rincari sull’online.
Carte di credito e bancomat, spese al rialzo
Una vera e propria schizofrenia se è vero, quanto è vero, che il Paese ha bisogno di cavalcare l’onda digitale. L’attivazione del conto online – rinunciando alle operazioni allo sportello – è stata incoraggiata dalle banche, nel corso degli anni, con incentivi per i correntisti: costi zero per bonifici, pagamento di bollettini, prelievo con bancomat. E persino i costi delle carte sono stati “scontati” – in alcuni casi persino azzerati – pur di favorirne l’uso e limitare l’uso di assegni e pratiche cartacee. Provate ora a verificare il costo annuale del vostro bancomat-carta di credito.
Strategia win-win se si vuole l’Italia digitale
Una volta “conquistato” il popolo dei correntisti – che decisamente beneficia della velocità e dell’efficienza della modalità online – si è mal pensato ora di “punirlo” con balzelli sempre più onerosi. Tant’è che sta crescendo il partito de “il conto online non conviene”. Il tutto-gratis, è evidente, non è una strada perseguibile: la sostenibilità del business è imprescindibile, anche e soprattutto per colossi quali le banche, che tanto stanno investendo nell’innovazione tecnologica per offrire servizi evoluti e garantire la sicurezza di transazioni e dati degli utenti. Ma bisognerà comunque trovare un equilibrio se davvero si vorrà “iniettare” quella potente dose di digitale necessaria alla crescita del Paese. Incentivare da un lato (moneta elettronica) e disincentivare dall’altro (stangate sui conti correnti online) non può essere la strada. Altrimenti si rischia un pericoloso effetto-propaganda che non porta da nessuna parte.