Le valute virtuali come Bitcoin “per ora pongono ben poche sfide all’ordine esistente di valute e alle banche centrali” ma “non è saggio” ignorarle. Lo ha detto Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale. Inserendosi nel dibattito su questo asset, l’ex ministro francese delle Finanze sembra essersi schierata dalla parte del Ceo di Morgan Stanley e non di quello di JP Morgan.
Secondo il primo, James Gorman, Bitcoin “è di sicuro più di una moda passeggera, il concetto di valuta anonima è interessante”. Per il secondo, Jamie Dimon, la valuta digitale è una “frode” che farà una “brutta fine”. Nel suo discorso preparato per la conferenza a Londra della Bank of England intitolata “Central Banking and Fintech – A Brave New World?”, Lagarde ha fatto capire che secondo lei le criptovalute non sostituiranno le valute tradizionali perché “sono troppo volatili, troppo rischiose e richiedono troppe energie. Molte sono troppo opache per i regolatori e alcune hanno subito attacchi hacker”. Ma molte delle criticità tecnologiche citate saranno superate.
Lagarde ha voluto ricordare che “non troppo tempo fa, alcuni esperti sostenevano che i pc non sarebbero mai stati adottati e che i tablet sarebbero stati usati solo come vassoi costosi per il caffè”. Il dg del Fondo ha invitato a pensare ai Paesi con valute instabili e con istituzioni deboli. “Invece che adottare la valuta di un’altra nazione, come il dollaro americano, alcune di queste economie potrebbero vedere un crescente uso delle valute virtuali. Chiamatela Dollarizzazione 2.0″, ha detto.
Secondo Lagarde, i cittadini “un giorno” potrebbero detenere valute virtuali al posto di dollari, euro e sterline “perché potrebbe essere più facile e più sicuro che ottenere banconote, specialmente nelle regioni remote. E perché le valute virtuali potrebbero diventare più stabili”. La loro emissione “potrebbe essere finalmente trasparente, governata da regole credibili e pre-definite e da un algoritmo che può essere monitorato”. Per il momento, ha concluso il numero uno del Fondo, “la risposta migliore da parte dei banchieri centrali è continuare ad attuare una politica monetaria efficace e allo stesso tempo essere aperti a nuove idee e nuove domande con l’evolversi delle economie”.
La dg del Fondo ha focalizzato l’attenzione anche sull’Intelligenza artificiale come abilitatore di nuovi modelli di intermediazione finanziaria. “Nella prossima generazione, le macchine giocheranno quasi certamente un ruolo maggiore, nell’assistere i legislatori e banchieri centrali, offrendo stime in tempo reale, individuando bolle e portando alla luce legami micro-finanziari complessi – ha spiegato – Tuttavia anche con i migliori algoritmi e con le migliori macchine, i target non verranno centrati, le crisi si verificheranno, errori verranno fatti”. Per questo lei sostiene di “non vedere le macchine prendere il controllo della politica monetaria”.
E in riferimento alla domanda da lei posta all’inizio della parte del discorso su questo argomento (“nel 2040 il governatore della Bank of England entrera’ nella sede dell’istituto per lucidare una macchina che determina la politica monetaria?”), Lagarde ha concluso: in quell’anno, il governatore sarà in carne e ossa e dietro la porta d’ingresso troverà persone, almeno alcune”.
Quanto all’intermediazione finanziaria, nuovi modelli risulteranno da una possibile frammentazione dei servizi bancari esistenti. “Questo significa che più gruppi dovranno essere regolati e che la regolamentazione in sé dovrà evolvere”, ha spiegato Lagarde secondo cui “l’indipendenza – almeno nel determinare la politica monetaria – avrà bisogno di ulteriori difese e richiederà una comunicazione ancora più chiara”. Lagarde ha concluso dicendo che “per molti questo nuovo mondo delle banche centrali è meno Mary Poppins e più Aldous Huxley: un’mondo nuovo, come quello descritto nel romanzo di fantascienza di genere distopico “Brave New World” del 1932 dello scrittore britannico. Per il numero uno del Fondo è meglio pensare a un altro “Brave New World” (espressione che richiama il titolo della conferenza odierna alla BoE), quello evocato da Shakespeare ne “La tempesta”. Lagarde crede che “in quanto individui e comunità, abbiamo la capacità di dare forma al futuro tecnologico ed economico in modo che funzioni per tutti. Abbiamo la responsabilità di farlo funzionare”.