La spinta all’utilizzo dei pagamenti elettronici derivante dall’emergenza sanitaria ha accentuato la richiesta di servizi finanziari evoluti da parte della clientela, accelerando il processo di innovazione del mercato dei pagamenti nel quale si confrontano banche tradizionali incumbent e nuovi player di mercato, Fintech e Techfin, anche grazie al nuovo quadro regolatorio definito dalla Psd2.
Le banche italiane, seppur con modalità e tempi diversi, si stanno da tempo organizzando in questo nuovo scenario, anche attraverso l’inserimento di nuove risorse con competenze tecnologiche. Tale trend è dimostrato anche da una recente ricerca che vede nei piani industriali di dieci tra i maggiori Istituti di Credito l’assunzione entro il 2023 di oltre 10.000 risorse con una forte crescita (fino al 30%) dei laureati in discipline “Stem” (Sciences, Technology, Engineering, Mathematics).
Le banche hanno quindi iniziato a cambiare il proprio “mindset” considerando la digital transformation un’opportunità rilevante per chi vuole investire e giocare un ruolo attivo nell’innovazione finanziaria. Del resto, in questi mesi, anche a causa della pandemia, i clienti hanno ridotto l’utilizzo dei contanti, imparando a usare i pagamenti digitali, e hanno modificato i rapporti con le banche rivolgendosi a nuovi player del mercato, tanto che secondo un recente white paper, The future of European Payments, promosso dall’Euro Banking Association è probabile che i primi anni dopo il 2020 diventino un punto di svolta per i pagamenti.
In questo nuovo scenario, nel quale la competizione è estremamente aspra e il costo della compliance è estremamente impattante per i soggetti vigilati come le banche, è fondamentale il lavoro aggregativo di ecosistemi interbancari, svolto da oltre venti anni da soggetti come Cbi, per lo sviluppo di piattaforme collaborative, servizi condivisi in piena circolarità e standardizzazione. Ciò consente alle banche di abbattere i costi di sviluppo e compliance, potendo dedicare maggiormente le proprie risorse allo sviluppo di servizi innovativi per restare competitive sul mercato domestico e internazionale. Inoltre, l’ordine creato da infrastrutture informatiche aggregative, servizi condivisi, omogenea interpretazione semantica delle nuove regole europee, contribuisce a superare i rischi di frammentazione nel mercato europeo, anche verso i soggetti Fintech.
Perseguire sulla strada dell’investimento in innovazione tecnologica e competenze digitali potrebbe rappresentare la chiave di volta per competere nello scenario internazionale, soprattutto per quelle banche che saranno disposte a passare da un approccio passivo, in cui accontentarsi di soddisfare i requisiti di base della PSD2 ad un approccio attivo, con il quale le banche approntano ad una chiara visione di data monetization delle informazioni possedute, creando quindi i presupposti per ampliare i servizi informativi da fornire al mercato, previa remunerazione degli stessi, giungendo quindi ad una visione “open X”.
In tal senso si assisterà sempre più al disegno di servizi a valore aggiunto che andranno oltre quanto sviluppato nel perimetro Psd2 per concentrarsi maggiormente sul miglioramento dello stile di vita dei clienti puntando ad includere tutti i servizi finanziari e non quelli propriamente correlati all’ambito ai conti di pagamento.
Anche nella strutturazione di questi nuovi servizi che consentono la monetizzazione delle informazioni, nuovo “petrolio” del mercato dei pagamenti, gli ecosistemi finanziari, come Cbi, consentiranno di: rispondere con maggiore efficacia alle nuove sfide del mercato transazionale e di creare valore per la clientela, offrendo servizi e soluzioni tailor made e in linea con i più evoluti canoni di sicurezza e innovazione; supportare la creazione di infrastrutture open caratterizzate da interoperabilità tecnica e semantica a vantaggio di tutti i player di mercato, replicando l’esperienza di valore che anni fa ha caratterizzato e trasformato il mercato delle Telco.
Ciò consentirà alle banche di competere su un livello di gioco paritetico con gli operatori non bancari, soprattutto nell’offerta al mondo corporate, su cui le banche subiscono una competizione maggiore da parte degli over the top e dei grandi player dato che costituisce il segmento di mercato che tradizionalmente ha una maggiore redditività.
In particolare, Cbi, dopo aver consentito a oltre l’80% dell’industria finanziaria italiana di raggiungere la completa compliance con la Psd2 attraverso Cbi Globe, interagendo con oltre 150 Psp in qualità di terze parti con un totale di circa 130 milioni di invocazioni Api a dicembre 2020, si è concentrata sulle opportunità create dall’Open Finance con l’obiettivo di consentire agli intermediari di innovare ed ampliare sempre più la propria offerta rivolta a clientela Corporate e Retail.
Con lo sviluppo di servizi quali Check Iban, l’aggregazione di conti internazionali, il servizio “smart onboarding”, e molteplici altri servizi beyond banking (ad esempio la realizzazione di database centralizzato per fatture anticipate, instant insurance, ecc.), Cbi mette a disposizione dell’industria finanziaria un patrimonio esperienziale importante, basato sulla collaborazione per una migliore competizione, che consente la modellazione del “fare banca” altamente innovativo, caratterizzato da elevati livelli di customer experience.