In Italia cambia il modo di pagare. E la ragione si chiama pandemia da Covid-19. L’emergenza sanitaria, con la conseguente crisi, ha infatti influenzato il modo in cui i consumatori e le imprese interagiscono, prospettando una crescita più lenta dei ricavi nel breve termine, ma favorendo il passaggio al cashless, una crescente adozione di digital wallet e l’uso più diffuso dell’automazione dei pagamenti business-to-business.
Secondo i risultati della diciottesima edizione del report Bcg “Global Payments 2020: Fast Forward into the Future”, che fotografa gli ultimi sviluppi del mercato dei pagamenti sia a livello globale che regionale, individuando le sfide del settore e il loro impatto sugli stakeholder, per l’Italia, entro il 2024, è prevista una crescita stabile sia nelle transazioni con carta, con un Cagr del 6,1% in uno scenario di quick rebound, che nel totale di transazioni cashless, con un 5,3%. Un impatto tutto da verificare, ma certamente interessante, sarà inoltre quello dell’atteso “Bonus cashback”, pensato per favorire il passaggio ai pagamenti elettronici e ridurre l’uso del contante (qui la guida di CorCom sul piano Cashback)
Nel 2019 il numero di transazioni con carta pro capite in Italia è arrivato a 57, mentre le transazioni cashless a 92, valori che si allineano a ciò che avviene in Paesi come Spagna, Malta e Grecia, dove avvengono rispettivamente 103, 96 e 72 transazioni con carta pro capite. Anche Germania e Austria, fedelissimi al contante, si allineano al trend italiano, dove si arriva rispettivamente alle 68 e 105 transazioni con carta pro capite. Nonostante ciò la media dell’Europa occidentale, dove si contano 172 transazioni con carta e 264 transazioni cashless pro capite, resta lontana. Sono i nord-europei a rimanere in testa ai trend di transazioni con carta, con una media di 389 transazioni pro capite.
Prospettive di mercato: tre scenari di crescita del fatturato
Data l’incertezza data dalla pandemia ancora in corso, Bcg ha delineato tre scenari di crescita del fatturato basati sull’andamento del Pil globale. Sempre in uno scenario di quick rebound, le prospettive di Bcg suggeriscono che il pool di entrate dei pagamenti a livello globale si espanderà da 1,5 trilioni di dollari del 2019 a 1,8 trilioni di dollari nel 2024, con un Cagr del 4,4%. Sebbene solido, è molto inferiore alla crescita annua del 7,3% di cui il settore ha beneficiato dal 2014 al 2019. In uno scenario di lenta ripresa, invece, il pool di entrate globali raggiungerebbe 1,7 trilioni di dollari entro il 2024, con un Cagr del 2,7%. In uno scenario più pessimistico, il pool di ricavi crescerebbe solo di un Cagr dell’1,1%.
L’obiettivo? Vincere il futuro con cinque imperativi
Il rapporto fa notare come quello dei pagamenti sia un mercato vibrante e popolato da player molto diversi: dalle big tech alle fintech, dagli emittenti ai processori, dai fornitori di servizi completi agli operatori di nicchia. Questo insieme di concorrenti in evoluzione resta accomunato da cinque imperativi generali: riequilibrare il portafoglio prodotti e clienti, ricercare e sfruttare opportunità di M&A strategiche e partnership; diventare un’organizzazione basata sui dati; rafforzare la gestione del rischio; accelerare la trasformazione digitale.
“L’Italia è rimasta indietro sui pagamenti digitali, ma è riuscita a reagire come gli altri – commenta Carlo Bravin, partner di Bcg -. Con il bonus si risponde al problema del Paese: non la diffusione delle carte, ma il loro uso. Ci attendiamo una spinta dalla Bce sul cashless, in continuità con gli ultimi anni. E che cambino le abitudini di consumatori, aziende, negozianti”.