L’euro digitale, per il quale “andrebbe accelerato lo sviluppo, avrà corso legale, certezza giuridica e un valore stabile, regolato dalla quantità in circolazione. Per queste caratteristiche potrà far perdere ‘forza virale’ e attrattività alle cosiddette criptovalute“. Lo Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, in un intervento su LogIn del Corriere della Sera.
Il 29 giugno scorso è entrato in vigore il regolamento 1114 del Parlamento europeo relativo al mercato delle cripto-attività, ovvero il Mica (Market in cripto asset), che delinea le tappe di applicazione delle nuove disposizioni da qui al dicembre 2024. Scrive Gros-Pietro: “L’illusione di un mercato finanziario senza intermediari, che superasse le istituzioni tradizionali spesso considerate ‘matrigne’ e poco trasparenti, è durata poco”.
L’euro digitale tutela i risparmiatori
Il presidente di Intesa SanPaolo evidenzia come che l’euro digitale, ovvero la Central Bank digital currency, sia “uno dei grandi impegni che stanno affrontando le istituzioni finanziarie pubbliche e private, in primis, in Europa, la Bce”. L’emissione di una moneta digitale è dettata dal cambiamento nelle abitudini dei consumatori, “sempre più propensi ad effettuare le loro transazioni correnti tramite un portafoglio elettronico, dalla ‘paghetta’ ai figli al commercio online”.
Il regolamento Mica è un documento di 166 pagine dedicate alla disciplina di questo nuovo settore, “con disposizioni importanti per gli operatori, tra cui la sede stabile nell’Unione europea, l’assoggettamento ad autorizzazione e supervisione da parte delle autorità di vigilanza, la separazione tra patrimonio dei fornitori di servizi e asset dei clienti”, prosegue Gros-Pietro.
Bitcoin e criptovalute, rischio instabilità
Questo dà certezza a un settore che rischiava di diventare un far west: all’illusione di una finanza democratica senza potenti banche a fare da intermediari, “sono subentrati, infatti, altri intermediari, opachi negli obiettivi e nel modus operandi, inclini ad accogliere attività criminali, traffici illeciti, evasione fiscale grazie all’anonimato. Con il rischio concreto di vanificare gli investimenti dei piccoli risparmiatori, a volte ingenuamente inclini al guadagno facile e rapido”, scrive Gros-Pietro.
Aggiunge il presidente di Intesa SanPaolo: “Bitcoin, la più famosa delle criptovalute, è governata da un algoritmo che produce un effetto di rarità per cui si ha l’impressione che il valore non possa che crescere. Come alle altre criptovalute, alla sua base sono i bit, manca quindi un’infrastruttura di solidità economica, finanziaria e tecnologica che garantisca stabilità al sistema“.
Secondo Gros-Pietro, “Senza sottostare ad alcun soggetto regolatorio, queste sedicenti (seducenti) valute sono soggette a grande volatilità e, per gli ingenti capitali che muovono, rischiano di intaccare il sistema finanziario nel suo complesso. Le banche, invece, sono sottoposte a vigilanza stringente. In Intesa Sanpaolo, l’area di governo incaricata della Compliance è responsabile di assicurare che tutta la Banca e i suoi 94 mila dipendenti lavorino in stretta osservanza delle normative nazionali, europee e internazionali in ogni Paese in cui siamo presenti. Vi lavorano ben 1.400 persone che vigilano quotidianamente sull’applicazione da parte di tutte le strutture e di tutte le società della Banca della legge, così come dei codici di autoregolamentazione di Intesa Sanpaolo, spesso più stringenti, talvolta addirittura anticipatori, della normativa stessa”.
Come si configura la valuta digitale dell’Ue
Per “euro digitale” si intende una “valuta digitale della banca centrale” emessa dalla Banca centrale europea e disponibile al grande pubblico. Sarà esattamente come i contanti, solo in versione digitale, e come il contante, ogni euro digitale detenuto dai consumatori sarà garantito direttamente dalla Banca centrale europea. Verrà distribuito a cittadini e imprese da banche e altri prestatori di servizi di pagamento, che possono essere anche Poste o Comuni. E non sostituirà il contante.
A differenza delle criptovalute, l’euro digitale sarà moneta della Banca centrale. La Bce garantirà che sia sicuro, che mantenga un valore stabile e che possa essere scambiato al valore nominale con euro contante. Al contrario, i cripto-asset possono fluttuare in modo significativo nel valore e il loro scambio in contanti in euro o persino in denaro bancario commerciale non può essere garantito.
L’euro digitale ha diversi obiettivi: garantire che le persone, le imprese e gli enti pubblici continuino ad avere accesso a una forma pubblica di moneta digitale per i pagamenti, accessibile e accettata ovunque nell’area dell’euro, in qualsiasi momento (invece di affidarsi solo a soluzioni private); mettere a disposizione una forma di denaro digitale che garantisca lo stesso livello di privacy del contante (a differenza delle soluzioni di pagamento digitale esistenti) e che sia accessibile a tutti i cittadini, compresi quelli senza conto bancario; promuovere l’innovazione e la concorrenza nei pagamenti al dettaglio, anche consentendo alle banche e ad altri fornitori di servizi di pagamento di sviluppare nuove soluzioni per i propri clienti; sostenere l’autonomia strategica aperta dell’Europa e rafforzare il ruolo internazionale dell’euro.
Finanza digitale, il quadro normativo europeo
Lo scorso maggio il Consiglio dell’Ue ha dato l’ok definitivo sulle nuove norme in materia di trasparenza fiscale per tutti i prestatori di servizi che agevolano le transazioni in criptoattività per i clienti residenti nell’Ue. Basate su una proposta della Commissione, le nuove norme integrano il regolamento relativo ai mercati delle criptoattività (Mica) e il regolamento sui trasferimenti di fondi.
Il regolamento Mica – ricorda il Consiglio in una nota – “tutelerà gli investitori aumentando la trasparenza e istituendo un quadro globale per gli emittenti e i prestatori di servizi che comprende il rispetto delle norme antiriciclaggio”. Le nuove norme riguardano gli emittenti di utility token, token collegati ad attività e cosiddetti stablecoin, e si applicano anche ai fornitori di servizi come ad esempio le piattaforme di negoziazione e i portafogli in cui sono detenute le criptoattività.