“L’euro digitale, con la Bce, ci spingerà ad avere un limite sul contante“. Lo ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel corso di un seminario a Firenze. Proponendo una riflessione sul tema caldo del tetto al cash, Patuanelli ha domandato: “Perché deve esserci un dibattito di carattere nazionale su questo argomento? Abbiamo un mercato comune europeo, abbiamo libera circolazione di persone e merci, il passaggio di investimenti, e ci sono dei dibattiti nazionali su questa materia?”. Secondo il presidente Abi, semmai, “ci deve essere una spinta europea per una regola unica sul tetto al contante e le autorità europee devono operare con le autorità antiriciclaggio su questo fronte”.
Distributed ledger technology: la “prima scelta” dell’Abi
Approfondendo il tema della moneta digitale europea, Pierfrancesco Gaggi, vice direttore generale per l’innovazione e sistemi di pagamento dell’Abi, ha chiarito che “l’Abi ha dei principi condivisi che che costituiscono la posizione del settore bancario italiano in risposta alla consultazione Bce“: “Il primo è la necessità che l’euro digitale sia funzionalmente diverso da uno strumento di pagamento elettronico per integrare e non competere con la moneta di banca commerciale, le iniziative e gli investimenti delle banche – ha evidenziato -. Un secondo principio è l’importanza di salvaguardare il ruolo di intermediazione delle banche per il sistema economico, ed infine la preferenza per l’uso della Distributed ledger technology-Dlt per sfruttare le grandi potenzialità di questa nuova tecnologia e fornire funzionalità basate su tecnologie” distribuite.
Secondo l’Associazione bancaria italiana, un euro digitale costruito su Dlt, grazie alla programmabilità, “potrebbe infatti contemperare, da un lato, il pieno controllo e governo dell’emissione da parte delle Bce/Eurosistema e, dall’altro, consentire alle banche di fornire e proporre nuovi servizi, o servizi già offerti in modo molto più efficiente”. “La moneta pubblica deve mantenere il suo ruolo di ancora monetaria, anche nell’era digitale. Il presupposto base deve essere mantenere accesso del pubblico e piena utilizzabilità della moneta di banca centrale in un mondo sempre più digitalizzato”, ha fatto notare Gaggi.
Pagamenti digitali ancora in crescita: +22% nel primo semestre
Intanto i dati Abi, presentati proprio durante il seminario fiorentino, dicono che, anche dopo la fine della pandemia Covid prosegue, in Italia, la crescita dei pagamenti digitali sia online sia con carte con un balzo di quelle contactless: nel primo semestre l’incremento è stato infatti del 22%, dopo quello del 24% registrato nel 2021. Le carte contactless registrano un balzo del 49% e gli smartphone e i bracciali addirittura del 139%. Malgrado il nostro paese sia ancora nella fascia bassa a livello europeo nell’alternativa al contante, l’incremento degli ultimi due anni è superiore a quello della media Ue.
Il ritardo italiano dovuto ad “abitudini e cultura”
Nel 2021, sottolinea l’Abi, il nostro paese era terz’ultimo in Europa per numero di operazioni pro-capite con strumenti elettronici di pagamento prima di Bulgaria e Romania (168 operazioni contro la media di 333 dell’area euro). Un ritardo dovuto non solo ai temi fiscali ma anche ad “abitudini e aspetti culturali” dei clienti anche se appunto si nota una inversione di tendenza dovuta al Covid e alle misure come il cashback. Il minor utilizzo “non dipende dai divari della diffusione delle carte o del numero di pos” spiega l’Abi, secondo cui nel nostro paese vi sono 1,5 carte pro capite contro la media euro di 1,9 e 70 pos ogni mille abitanti contro una media di 39.
Il maggior ricorso ai pagamenti digitali e all’home banking, intanto, sta portando le banche a investire sempre più in sicurezza. La spesa del settore ha superato i 350 milioni di euro e il 91% degli istituti ne prevede un aumento. L’Abi sottolinea comunque come le transazioni anomale siano scese del 40% nel 2022 anche se il controvalore resta più alto rispetto al periodo pre-pandemia.
Regolamentare l’uso dell’AI: la proposta dell’Associazione
Regolamentare il comparto delle criptovalute, in ogni caso, pare ormai necessario. In termini di intelligenza artificiale, la proposta di Abi – illustrata da Gaggi – prevede di “favorire un approccio proporzionale al rischio, non compromettere gli investimenti fatti con l’introduzione di nuove regole, investire nella formazione per una cultura sull’intelligenza artificiale, promuovere definizioni che non siano troppo generiche, evitare che un sistema sanzionatorio troppo penalizzante inibisca l’innovazione e si garantiscano stesse condizioni tra soggetti che operano nell’ambito del mercato del credito”.
In termini di identità digitale, infine, Gaggi ha ricordato che “l’auspicio è che l’identità digitale europea possa non sostituire nulla ma abilitare tutto in maniera interoperabile”.