DIGITAL BANKING

Fintech al galoppo, Revolut pronta a 3.500 nuove assunzioni

Nuovo accordo con Visa per la financial technology company britannica. Espansione in 23 ulteriori mercati fra cui Usa, Giappone e Singapore

Pubblicato il 30 Set 2019

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Si rafforza Revolut, l’app per il digital banking con sede in Gran Bretagna, che si prepara ad assumere 3.500 dipendenti. Grazie a un accordo con il gigante dei pagamenti Visa, l’azienda è ora pronta a espandersi in 23 nuovi mercati. Dal momento del lancio, nel 2015, Revolut sta crescendo a un ritmo sostenuto: ora vanta oltre 7 milioni di clienti.

L’accordo con Visa estende un’alleanza già esistente e vedrà Revolut espandersi dai suoi attuali mercati di Europa e Australia a nuovi paesi tra cui Singapore, Giappone e Stati Uniti entro la fine di quest’anno per poi lanciarsi in America Latina e Asia il prossimo anno, ha annunciato a Reuters l’ad e fondatore Nikolay Storonsky: “Contiamo di passare entro l’estate prossima a 5mila persone dall’attuale organico di 1.500”.

Revolut, obiettivo triplicare i clienti

Quello con Visa non è un accordo in esclusiva. Il 75% delle carte Revolut fuori Europa avranno marchio Visa anziché quello di concorrenti come Mastercard. Si prevede che la strategia di espansione potrebbe vedere Revolut raddoppiare o triplicare i suoi clienti nel prossimo anno, secondo i vertici.

Il cliente medio Revolut detiene circa 1.000 euro sul conto. Il saldo dei depositi totali ammonta a circa 8 miliardi di euro attualmente, una percentuale di gran lunga inferiore rispetto alle quote detenute da giganti bancari globali come Hsbc e JPMorgan che contano su depositi di trilioni di dollari.

Ma insieme ad altre piattaforme Revolut ha dato una scossa al mondo del banking digitale grazie ad applicazioni veloci, strumenti di gestione del denaro e offerte sulla valuta estera.

Lo sviluppo della app non è stato privo di arresti. A settembre si sono registrate polemiche per le frodi subite da clienti e malfunzionamenti del sistema che offriva solo chat in-app. “Siamo un’azienda diversa rispetto a due o tre anni fa – dice però Storonsky -, abbiamo imparato la lezione”.

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