LO STUDIO

Fintech, ecco cosa le banche possono imparare dalle startup

Secondo una ricerca Boston Consulting Group e Politecnico di Milano, gli istituti tradizionali possono trarre cinque lezioni dall’esperienza che stanno maturando i nuovi player del settore creditizio: in pole uso innovativo dei dati e riduzione delle attività manuali

Pubblicato il 20 Feb 2020

fintech

Quali sono le lezioni che oggi il FinTech può offrire al mondo bancario? Una domanda su cui Boston Consulting Group (Bcg) ha riflettuto nel suo ultimo studio realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano e presentato durante l’incontro “Il futuro del credito nell’era digitale”, che si è tenuto ieri nel capoluogo lombardo. Lo studio “The future of Sme lending: What banks can learn from FinTech” traccia una direttrice lungo cui i tradizionali operatori bancari possono muoversi.

In particolare con la prospettiva di scaricare a terra le opportunità fornite dal profondo cambiamento del settore finanziario globale, caratterizzato oggi da nuovi modelli di business, soluzioni intelligenti basate su data analytics e process automation e presenza di nuovi player come le FinTech e challenger bank. Bcg si è soffermata su come questi cambiamenti possano dare nuova fisionomia a una delle attività più tradizionali del mondo bancario: il credito. Nel farlo, si è concentrata sulle imprese, guardando alle piccole e medie (Pmi).

Le cinque lezioni che il mondo bancario può apprendere dal FinTech

Secondo l’analisi di Bcg, è innanzitutto tempo di diminuire la complessità. Si possono realizzare profitti con value proposition semplici, mirate a segmenti di clientela accuratamente selezionati. In secondo luogo, va ridotta la manualità al minimo: soluzioni Stp (Straight-Through Process) integrate rappresentano la nuova normalità per le FinTech e riducono drasticamente i tempi di approvazione. Bisogna mettere poi da parte lo scetticismo. Le FinTech stanno infatti dimostrando che l’uso innovativo dei dati – tradizionali e non – può accorciare il processo decisionale, migliorando al contempo l’accuratezza dei modelli di valutazione del rischio. Al tempo stesso, e questa è la quarta lezione, vanno sfruttate al massimo le nuove tecnologie, visto che oggi basta un click per ricavare insight creditizi. Infine, le infrastrutture It basate su moduli, Api e Cloud devono essere il futuro delle banche, essendo ormai il pane quotidiano delle FinTech

“Il mondo del prestito alle imprese è impattato da tecnologie che stanno aprendo nuove opportunità ma, di pari passo, crescono le sfide per gli operatori tradizionali”, commenta in una nota Matteo Coppola, Managing Director e Senior Partner di Bcg, tra gli autori dello studio. “Il mercato, infatti, è costellato da nuovi player – pensiamo alle FinTech e alle challenger bank – che sfruttano le opportunità offerte dalla tecnologia per guadagnare un vantaggio competitivo rispetto alle banche. Banche che possono, però, sia imparare molto dai nuovi attori che fare leva sulle loro competenze specifiche attraverso partnership e acquisizioni”.

Un modello operativo ad hoc per le banche

Chiaramente le banche tradizionali non possono adottare un modello operativo come quello delle FinTech, poiché operano con una legacy IT su una gamma più ampia di clienti con maggiori volumi e diversi prodotti. Inoltre sugli Istituti di credito, sottolineano gli autori Matteo Coppola, Gennaro Casale, James Mackintosh, Jörg Erlebach, Lucas Du Croo De Jongh e Filippo Fioravanti, potrebbe gravare uno svantaggio competitivo non imputabile esclusivamente alla legacy e a processi poco standardizzati, ma anche alla mancanza di talenti digitali che possono rallentare il percorso verso la digitalizzazione. Tuttavia, sono molti gli esempi di digital journey di successo presso le banche, realizzati grazie allo sviluppo interno di iniziative digitali o partnership mirate con FinTech selezionate, che spesso hanno bisogno di infrastrutture finanziarie per affrontare le loro sfide di scalabilità.

Bcg ha notato che i casi di successo si basano generalmente su una strategia digitale chiara e audace, fondata su una solida architettura dati, un’infrastruttura It più aperta (ovvero basata su Api) e una grande volontà di cambiare.

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