L'ANALISI

Fisco più leggero per le big del web, in 10 anni tasse diminuite del 13%

Il Financial Times punta il dito contro le multinazionali Usa attive in Uk. Il “differimento da tassazione immediata” e il trasferimento degli utili offshore ha consentito una diminuzione delle imposte. Particolarmente avvantaggiati Apple & Co.

Pubblicato il 12 Mar 2018

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Negli ultimi dieci anni le multinazionali attive in Gran Bretagna hanno beneficiato di una netta riduzione del prelievo fiscale sulla loro attività: il peso della corporate tax è diminuito in media del 9%. Particolarmente “fortunati” i colossi dell’hi-tech che hanno visto scendere la tassa sui profitti aziendali di circa il 13%, mentre altri settori – come la sanità – non hanno ricevuto sconti.

A dirlo è un’analisi del Financial Times condotta sulle 10 aziende maggiori per capitalizzazione di mercato (secondo la lista S&P Capital IQ) in 9 settori industriali, tra cui finanza, energia, sanità, telecomunicazioni e IT. Il quotidiano economico ha studiato i report finanziari degli ultimi 25 anni delle multinazionali in questione e osservato che dal 2008 il calo medio della corporate tax è dal 26% al 24%, ovvero due punti percentuali, ma con una riduzione del prelievo effettivo, scrive il FT, di 9 punti. Il trend di lungo periodo è ancora più marcato, con una riduzione della corporate tax per i colossi esaminati di quasi un terzo dal 2000, ovvero dal 34 al 24%.

Il FT ha anche effettuato un calcolo sule tasse effettivamente pagate indipendentemente dal livello della corporate tax; infatti, le aziende possono ricorrere al meccanismo cosiddetto del tax deferral che permette di sospendere il pagamento delle tasse sugli utili e portarlo ad anni successivi. Lo studio mette in evidenza che le multinazionali sono efficamente riuscite a pagare meno tasse grazie al “differimento da tassazione immediata”, che spesso si fonda sul “parcheggio” degli utili in sedi offshore; in particolare le aziende Usa avevano quasi 2.600 miliardi di dollari nel 2016 dirottati in paesi diversi da quelli in cui l’utile è generato.

Un modo nemmeno troppo velato con cui il quotidiano finanziario di Londra sottolinea che, mentre i consumatori sono colpiti dall’austerity (le tasse personali sono salite negli scorsi dieci anni), le multinazionali sembrano essere state esentate da tanto rigore. Nello scenario post-Brexit, tuttavia, il primo ministro Theresa May sembra intenzionata a continuare a dare qualche privilegio alle multinazionali in Uk con un regime fiscale amico, per continuare a garantire attrattività al paese al di fuori dell’Ue. E proprio mentre Bruxelles prepara la web tax: la proposta ufficiale sarà presentata il 21 marzo.

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